La mamma di Cecilia Sala ricevuta da Meloni: ‘Scelte importanti per il suo rientro’ – Notizie

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Il destino di Cecilia Sala è sempre più legato a quello di Mohammad Abedini.

L’Iran lo ha messo in chiaro con il suo ambasciatore a Roma, Mohammad Reza Sabouri, convocato dal segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia alla luce della seconda, e per ora ultima, telefonata della giornalista ai parenti. Ha raccontato come le sue condizioni nella prigione di Evil, dove è rinchiusa dal 19 dicembre, non siano in alcun modo migliorate: due coperte come giaciglio, niente materasso né maschera per gli occhi nella cella illuminata 24 ore.

In serata il ministro degli esteri Tajani  ha dichiarato a ‘Zona Bianca’ su Rete 4: “Mi auguro che i tempi” per il rilascio di Cecilia Sala “non siano lunghi. Spero siano i più brevi possibili, ma non dipende da noi. Stiamo facendo tutto ciò che è nostro possesso con la presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri, l’Intelligence, stiamo lavorando 24 ore su 24 per cercare di risolvere il problema e riportare Cecilia a casa al più presto”, ha aggiunto. – “Abbiamo chiesto ancora una volta la liberazione di Cecilia Sala perché detenuta senza alcun motivo. Nell’attesa della sua liberazione abbiamo chiesto che venga trattata come devono essere trattati i detenuti. Lei ancora non ha le condizioni di detenzione che ci erano state assicurate”. “Domani mattina è stata convocata al ministero degli Esteri a Teheran la nostra ambasciatrice, vedremo cosa diranno gli iraniani”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Zona Bianca su Rete 4. “Non possiamo accettare che ci sia una condizione di detenzione che non sia rispettosa dei diritti della persona e per questo continuiamo a chiedere l’immediata liberazione di Cecilia”, ha aggiunto.

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Video Caso Cecilia Sala, la madre: ‘Da premier rassicurazioni puntuali e precise’

 

Una novità allarmante, per i familiari e l’esecutivo, che ha portato le opposizioni a chiedere condivisione sulle iniziative, e subito dopo il governo ad accelerare: prima la convocazione dell’ambasciatore iraniano, poi un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi, dove al termine Giorgia Meloni ha telefonato al padre della ventinovenne e ricevuto la madre.

La prima preoccupazione di Elisabetta Vernoni è che le condizioni carcerarie “non segnino per la vita” la figlia. L’auspicio sono “decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia”. Il suo rimpatrio è una questione di interesse nazionale, rimarcano fonti dell’esecutivo al termine di una giornata ad alta tensione. Il modo in cui sarà gestita la vicenda, è un altro dei ragionamenti, segnerà la temperatura dei futuri rapporti con Teheran. Intanto sarà mantenuto un confronto alto con la Repubblica islamica, a cui dopo il vertice di Palazzo Chigi si pretende per Sala “un trattamento rispettoso della dignità umana”, in attesa della sua “immediata liberazione”.

 

Poco prima che la premier riunisse al tavolo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, quello della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, l’ambasciata di Teheran ha diffuso la sua ricostruzione dell’incontro alla Farnesina. Una nota in cui si afferma che Abedini (arrestato a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Usa), è “detenuto con false accuse”, e si chiede all’Italia un trattamento reciproco rispetto a quello di Sala. Che, afferma l’Iran, è in cella per “violazione delle leggi della Repubblica islamica” e “secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano” le sono state fornite “tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”.

 

Dal vertice di Palazzo Chigi arriva la risposta formale anche su Abedini: “A tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”. Il lavoro diplomatico, politico e di intelligence proseguirà intrecciato, in un delicato gioco di equilibri anche con l’alleato americano. La giustizia Usa chiede che Abedini, accusato di cospirazione e supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, resti in carcere, mentre il suo legale insiste per i domiciliari. Quest’ultima soluzione, è uno dei ragionamenti che si fanno in ambienti politici, senz’altro faciliterebbe la liberazione della giornalista del Foglio e di Chora Media. In questa fase è considerato cruciale anche il ruolo del ministero della Giustizia. Anche l’Ue è intervenuta con l’Alta rappresentante per la politica estera Kaja Kallas che ha chiesto “l’immediata liberazione” della reporter italiana. Intanto la risposta del governo alle opposizioni – che a più voci chiedono di capire la strategia italiana – arriva con la “disponibilità immediata” di Mantovano a riferire al Copasir, udienza fissata per lunedì prossimo, 6 gennaio, alle ore 14. Il sottosegretario era disponibile a riferire oggi stesso sulla vicenda ma non ci sarebbe stato un numero sufficiente di componenti dell’organismo parlamentare a Roma per tenere l’audizione in giornata.

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