«A Napoli un turismo troppo povero». Confcommercio propone il ticket d’ingresso per la città

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di
Claudio Mazzone

Pasquale Russo, presidente regionale della sigla dei commercianti:«La città si riempie di visitatori, non di persone che ci restano. I saldi? Le file davanti ai negozi sono ormai solo un ricordo»

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Dal «turismo povero» ai saldi. Pasquale Russo, presidente di Confcommercio Campania e vicepresidente nazionale dell’associazione che riunisce le imprese del commercio, disegna un quadro dell’economia regionale con gli occhi di chi vive nella realtà le trasformazioni del territorio.

Domani iniziano i saldi, cosa ci dobbiamo aspettare?
«Sono lontani i tempi delle file davanti ai negozi il primo giorno di saldi». 

Come mai?
«Con le iniziative che ci sono durante l’anno come il Black Friday non c’è più l’attesa di questo momento. Quindi ci aspettiamo un aumento delle vendite ma nulla di particolarmente eclatante». 

Quanto pesa l’aumento dello shopping online?
«L’online non è un problema da affrontare ma una realtà da gestire». 

Come?
«Bisogna adeguarsi ai nuovi modelli di consumo. La tendenza dei consumatori è quella di fare acquisti su internet e questo rappresenta un’opportunità per espandere la propria attività. Sono tanti gli imprenditori campani che hanno sfruttato l’online come una vetrina sul mondo, riuscendo ad arrivare, grazie ai tanti servizi della logistica offerti, in ogni angolo del mondo abbattendo i limiti delle economie di scala». 

Anche Napoli gode di questa vetrina a dirlo sono i numeri in crescita del turismo. Quanto è quantificabile nell’economia reale questo boom?
«Napoli purtroppo vive ancora di un turismo povero». 

In che senso?
«La nostra città si riempie di visitatori e non di turisti». 

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Che differenza c’è?
«Il turista pernotta mentre il visitatore viene qui per un solo giorno, spesso da regioni limitrofe e lascia poco in città. Napoli è economicamente accessibile, questo garantisce quantità di visitatori maggiori ma attira pochi turisti. Ci vorrebbero scelte politiche per intercettare un turismo altospendente». 

Che tipo di interventi?
«Altre città stanno sperimentando il ticket d’ingresso, che serve a limitare i flussi ma anche ad intercettare chi non vuole solo passeggiare in città ma ha anche la possibilità di spendere». 

Quindi il boom turistico lascia poco in termini economici?
«In realtà a dicembre non abbiamo registrato il tutto esaurito negli alberghi. La crescita in termini di prenotazione c’è stata ma è marginale e la folla che vediamo nelle strade di Napoli non genera flussi di affari importanti. Detto questo, l’aumento del turismo è un dato di fatto importante di cui la città ha di certo beneficiato. Però la maggior parte dell’area metropolitana il fenomeno turistico non lo vede neanche e continua ad avere i problemi di sempre». 

Quali?
«Su alcuni aspetti cruciali siamo indietro di decenni. La nostra città ha grandi difficoltà per quel che riguarda la mobilità, su cui pesa anche l’aumento dei flussi turistici. Abbiamo una metropolitana bellissima ma non performante e un tpl fermo agli anni ’80. In più Napoli è ancora percepita come insicura». 

Dunque una Napoli da cartolina per i turisti e una ancora dimenticata?
«Il turismo è un fenomeno di mercato e si crea dove esiste l’offerta che è data dalla bellezza e dalla presenza di attrazioni, quindi è difficile trasformare tutti i quartieri in luoghi turistici». 

Ci sono però i casi dei Quartieri Spagnoli o della Sanità?
«Sono esempi perfetti. Fino a 10 anni fa si sconsigliava ai turisti di andare alla Sanità o ai Quartieri Spagnoli. Questi luoghi, negli anni, si sono valorizzati a tal punto che oggi sono il centro del turismo cittadino; uno sviluppo turistico che è stato in gran parte spontaneo». 

Non c’è stato un progetto politico?
«È mancata una politica pubblica del turismo capace di determinare, indirizzare e gestire una crescita che è stata più dovuta al fatto che Napoli è diventata, negli ultimi 15 anni, un grande set cinematografico che ha garantito visibilità a alcuni quartieri e li ha trasformati nell’immaginario collettivo. Il Cristo Velato, ad esempio, sembra che lo abbiamo scoperto da poco eppure è lì da sempre ma è diventato un’attrazione solo grazie alla tv. Purtroppo si investe ancora poco in questo senso». 

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Manca il coinvolgimento delle parti attive della città?
«Assolutamente sì. Si potrebbe ragionare insieme sulla necessità di aumentare il target di turismo da intercettare, guardando a regioni all’avanguardia che potrebbero essere un modello per noi».

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