i sindacati avvertono di uno sciopero se non si troverà un accordo prima di dicembre

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Volkswagen e i sindacati tedeschi riprendono i negoziati il ​​30 ottobre sui tagli alle fabbriche. I lavoratori minacciano di scioperare se non ci sarà un accordo.

Le tensioni in Volkswagen, il colosso automobilistico tedesco, hanno raggiunto il culmine durante i negoziati con il sindacato IG Metall. Al centro del contendere i tagli proposti dall’azienda per le sue attività in Germania, ciò potrebbe includere la chiusura degli stabilimenti, una misura senza precedenti per l’azienda nel suo paese d’origine. La Volkswagen ha chiarito che, a causa del calo della domanda e della forte concorrenza dei produttori di veicoli elettrici, deve approfondire la sua strategia di riduzione dei costi. Secondo l’azienda, l’unico modo per garantire gli investimenti nelle nuove tecnologie è attraverso risparmi sostenibili che consentano di mantenere l’occupazione a lungo termine. Queste dichiarazioni hanno infiammato gli animi tra i rappresentanti dei lavoratori.

Volkswagen e sindacati in uno scontro frontale

Il primo ciclo di colloqui di settembre si è concluso senza accordi. La Volkswagen ha respinto le richieste dell’IG Metall, che includevano il ripristino di una garanzia di posti di lavoro oltre il 2030, mantenimento dell’operatività di tutti gli stabilimenti tedeschi e aumento salariale del 7%.. Questa percentuale è coerente con le richieste del sindacato per l’intera industria automobilistica tedesca, in un momento in cui prezzi e inflazione esercitano una forte pressione sul potere d’acquisto dei lavoratori. Per IG Metall la chiave della sostenibilità non risiede solo nell’innovazione tecnologica, ma nel garantire che posti di lavoro e produzione rimangano nel paese, garantendo il sostentamento di migliaia di famiglie.

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Un conflitto di lunga data

La radice del conflitto tra Volkswagen e sindacati non è nuova, ma è diventata più rilevante negli ultimi mesi. La società aveva già firmato un accordo nel 2016 ha garantito la continuità occupazionale in sei dei suoi stabilimenti tedeschi fino al 2029. Questo patto, considerato uno dei pilastri per la stabilità del lavoro all’interno della casa automobilistica, è stato recentemente smantellato dal consiglio, il che ha aggravato le preoccupazioni sul futuro dei lavoratori. Per l’azienda il cambiamento è necessario a causa del minor utilizzo della capacità installata nei suoi stabilimenti, molti dei quali non operano a pieno regime. A ciò si aggiunge la crescente concorrenza da parte dei produttori di veicoli elettrici come Tesla e altri marchi emergenti., che minacciano la quota di mercato di Volkswagen in questo settore in espansione.

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Il capo negoziatore della Volkswagen, Arne Meiswinkel, ha indicato che, sebbene l’azienda comprenda le preoccupazioni dei dipendenti, la sua priorità deve essere quella di adattarsi alla nuova realtà del mercato automobilistico. Ciò significa, tra le altre cose, una significativa riduzione dei costi operativi, cosa che non può essere raggiunta senza apportare modifiche alla propria struttura produttiva in Germania. Tuttavia, i sindacati vedono questi aggiustamenti come un attacco diretto ai diritti dei lavoratori e alla stabilità economica del Paese, dove la Volkswagen è un attore chiave non solo in termini di occupazione, ma anche come simbolo dell’industria manifatturiera tedesca.

Colpo all’orizzonte

Con l’avvicinarsi della scadenza del 1° dicembre, la minaccia di uno sciopero di massa diventa sempre più forte. IG metallo, il più grande sindacato in Germania e uno dei più influenti in Europa, ha chiarito che non si accontenterà di soluzioni parziali. Nelle parole di Thorsten Groeger, principale negoziatore del sindacato, “l’azienda ha avuto abbastanza tempo per presentare un piano chiaro e concreto che garantisca sia la capacità produttiva delle fabbriche che il benessere dei dipendenti”. Per il sindacato, l’unico modo per evitare uno sciopero sarebbe che la Volkswagen invertisse la sua rotta decisione di chiudere le fabbriche e accettare le rivendicazioni salariali, qualcosa che l’azienda considera insostenibile senza incidere sulla sua competitività.

Lo sfondo di questa disputa è il processo di trasformazione che sta attraversando l’industria automobilistica. La transizione ai veicoli elettrici ha creato nuove sfide per le aziende tradizionali come Volkswagen, che ora devono competere con i produttori che producono esclusivamente veicoli elettrici. Tesla, ad esempio, ha superato Volkswagen nelle vendite di veicoli elettrici in Europa nella prima metà del 2024, esercitando ulteriore pressione sull’azienda tedesca.

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In questo contesto, Volkswagen ha intensificato la sua strategia di elettrificazione, annunciando massicci investimenti nella tecnologia delle batterie e negli stabilimenti di assemblaggio dedicati esclusivamente ai veicoli elettrici. Tuttavia, i costi associati a questa transizione hanno costretto l’azienda a ripensare la propria struttura operativa, il che potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro in Germania.

Un modello insostenibile?

La situazione evidenzia anche una domanda fondamentale: il modello di produzione automobilistica tedesca è sostenibile in un mondo che si sta muovendo verso l’energia pulita e le fabbriche automatizzate? IG Metall sostiene che, con il giusto investimento, Le fabbriche tedesche possono rimanere competitive a livello globale, ma questa posizione si scontra con le preoccupazioni dei dirigenti Volkswagen, che vedono nell’elevata struttura dei costi tedesca un ostacolo al mantenimento della loro competitività sul mercato internazionale.

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Alcune voci nel settore automobilistico suggeriscono che, invece di concentrarsi sul mantenimento di tutte le fabbriche operative, la priorità dovrebbe essere quella di accelerare la riconversione tecnologica. Il recente annuncio della Volkswagen sul suo nuovo stabilimento di batterie in Germania potrebbe essere un’indicazione che l’azienda è alla ricerca di alternative utile per compensare le perdite in altri settori. Tuttavia, senza una soluzione immediata alle rivendicazioni dei lavoratori, la minaccia di uno sciopero resta latente, e uno sciopero prolungato potrebbe avere gravi conseguenze per l’azienda, colpendo non solo la sua produzione, ma anche la sua reputazione globale.



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