Il quadro di inadempienze «molteplici e rilevanti» nell’ordinanza del Collegio regionale di garanzia elettorale. La presidente della Sardegna farà ricorso
È un vero e proprio terremoto politico quello che scuote da ieri la Regione Sardegna, la cui presidente Alessandra Todde, in carica da meno di un anno, è stata dichiarata decaduta dalla carica dal Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari a causa di irregolarità nella gestione e rendicontazione della campagna elettorale. L’atto del Collegio di garanzia, in realtà, è stato emanato lo scorso 20 dicembre, ma solo ieri, 3 gennaio, è stato depositato e notificato all’ex viceministra del Movimento 5 Stelle. Se confermata, la decisione comporterà la decadenza di Todde dalla carica di presidente oltre che di consigliera regionale e aprirà la strada al ritorno al voto in Sardegna. Todde, per parte sua, ha definito la notifica della Corte d’appello «un atto amministrativo, che impugnerò nelle sedi opportune», aggiungendo di avere «piena fiducia nella magistratura». Ma le inadempienze e i reati che il Collegio di garanzia elettorale contesta alla presidente nell’ordinanza, che Open ha visionato, sono molteplici e pesanti.
Cosa viene contestato a Todde
Il collegio, guidato dalla presidente della Corte d’Appello Gemma Cucca e composto da cinque componenti effettivi, si è riunito più volte «tenuto conto della molteplicità e della rilevanza delle irregolarità riscontrate». Eccole in sintesi:
1. Nel rendiconto delle spese per la campagna presentato dai 5 stelle, a firma del senatore Ettore Licheri, si leggono i 90.570 euro di finanziamento, a fronte di spese per 90.629 euro. Gran parte donazioni dal M5s nazionale, 55mila euro, e 18mila euro dal Pd. il resto sono donazioni singole di parlamentari come Licheri o Chiara Appendino. Ma non è chiaro se le cifre indicate nei documenti depositati «afferiscano alle spese della singola candidata alla carica di Presidente o alla campagna elettorale dei candidati alla carica di consigliere sostenuti dal Movimento», considerato che spese ed entrate sono tutte in capo al comitato elettorale del M5S.
2. Non è stato nominato il cosiddetto mandatario, ovvero il garante che a norma di legge si fa carico di tutti gli atti legati alla campagna. Il rendiconto non è stato dunque asseverato e sottoscritto prima dell’invio alla Corte dei Conti, e pertanto è da considerarsi non valido.
3. Non risulta essere stato aperto un conto corrente ad hoc per la raccolta fondi per la campagna. Todde ha utilizzato invece il suo conto aperto presso la filiale di Montecitorio di Intesa Sanpaolo. Non si capisce inoltre «su quale conto siano confluite le somme indicate nell’elenco delle operazioni Paypal prodotto dalla candidata».
4. Nell’invio degli atti non è stato incluso l’estratto del conto corrente, come prevede la legge, ma solo una “lista dei movimenti bancari”. E da questa non è possibile risalire ai nomi dei soggetti che hanno sostenuto la campagna di Todde con versamenti fino a 30mila euro.
5. La posizione della Todde risulta altresì aggravata dall’omesso deposito di una fattura nel cassetto fiscale, per uso di corrente elettrica e della sede per la campagna elettorale.
La memoria difensiva fatta a pezzi e i 40mila euro di multa
Il Collegio aveva già indicato nelle scorse settimane le inadempienze in oggetto alla presidente Todde, la quale ha risposto presentando una memoria difensiva. Che però nell’ordinanza emessa il 20 dicembre dal Collegio viene fatta a pezzi punto per punto. Nel complesso, l’ex sottosegretaria e beniamina di Giuseppe Conte, insieme a chi l’ha affiancata nella conduzione e gestione della campagna elettorale, si è macchiata di «totale inosservanza della normativa che disciplina la rendicontazione delle spese elettorali». Per questo, in attesa della decadenza ordinata, viene condannata a versare di propria tasca una sanzione da 40mila euro, da corrispondere entro 30 giorni all’Agenzia delle entrate. Fermo restando anche su questo il diritto a presentare ricorso.
Cosa succede ora: l’impugnazione e l’attesa per il secondo grado
Il Consiglio regionale dovrà provvedere alla decadenza della presidente. E con questo l’assemblea verrebbe automaticamente sciolta. Ma prima di farlo c’è l’impugnazione di Todde che comporterebbe qualsiasi rinvio in attesa del pronunciamento del giudice di secondo grado. La decisione potrebbe spettare al Tar di Sardegna. E se venisse confermata allora sì la decadenza di tutti sarà davvero inevitabile. L’opposizione è già sul piede di guerra, e si prepara già alla possibile nuova campagna elettorale. Pietro Pittalis, per Forza Italia, ha detto a La Stampa: «Non esprimiamo giudizi perché non si conoscono i fatti nel dettaglio, ma è giusto approfondire la vicenda nel rispetto che si deve al popolo sardo. Colpisce la superficialità nella rendicontazione delle spese elettorali».
In copertina: La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, durante NOVA, Assemblea costituente del Movimento 5 Stelle – Roma, 24 novembre 2024 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
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