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Le gravi mancanze nelle parole del Presidente della Repubblica
Come da tradizione, la sera del 31 dicembre, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto a reti unificate per il discorso di fine anno.
I temi e gli argomenti trattati hanno volto lo sguardo sui problemi del Paese, come la violenza contro le donne, la criticità della sanità pubblica, la crisi sociale ma anche sul Mondo dove lo stato di guerra imperversa in maniera sempre più drammatica.
Con il massimo rispetto per il suo ruolo, lo diciamo subito, siamo addolorati e amareggiati per le troppe parole “non dette”. Perché a nostro parere non è possibile parlare di Gaza (“Nella notte di Natale si è diffusa la notizia che a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata”) facendo riferimento solo ai fatti del 7 ottobre 2023 (“Gli innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi, vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane”) e senza fare alcun accenno ai crimini di Israele e al Genocidio che sta ponendo in essere.
Ugualmente è inaccettabile il gioco del doppio peso e delle due misure se invece si parla del conflitto in Ucraina (“Nella stessa notte di Natale feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell’Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo”).
Il concetto espresso di Pace (“che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità”), sulla Carta dovrebbe essere perseguito dall’Italia, ma diviene vano finché il nostro Paese continuerà a foraggiare la guerra con la vendita e l’esportazione di armi anche ai Paesi in guerra.
Non possiamo far finta che l’Italia prende parte ai conflitti con voli e azioni militari segrete che partono dalle basi Nato disseminate in tutto il Paese (Sigonella, Camp Darby, Gaeta, Ghedi, Aviano, Vicenza, La Maddalena).
E’ vero che Mattarella ha fatto riferimento alla “sconfortante sproporzione” fra la spesa mondiale di 2.443 miliardi di dollari per gli armamenti e quella 8 volte inferiore stanziata alla COP29, la grande conferenza delle Nazioni Unite che si è tenuta a Baku.
Ed è certamente importante ricordare a tutti che a causa dei cambiamenti climatici i disastri naturali non possono più essere trattati come eventi eccezionali, ma vanno affrontati con interventi che evitino i danni più gravi”.
Tuttavia come garante della Costituzione il Capo dello Stato avrebbe dovuto menzionare l’art. 11 che afferma testualmente: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
La verità, come abbiamo scritto in altre occasioni, è che siamo un popolo schiavo delle volontà atlantiste e delle logiche politiche e economiche.
Il caso più recente è quello che riguarda la vicenda dell’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala dove l’Italia si trova a pagare il prezzo più alto, dopo aver agito per conto degli Stati Uniti d’America, arrestando lo scorso 16 dicembre l’ingegnere svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabad.
Un altro aspetto singolare è che questo caso viene utilizzato dal Presidente Mattarella per parlare del valore dell’informazione libera e i sacrifici dei giornalisti che documentano gli avvenimenti e le guerre in Europa, in Medio Oriente e altrove, ma al contempo non una parola è stata detta sulla libertà di informazione che tra un bavaglio e l’altro viene costantemente minata in Italia da leggi vergognose proposte da questo governo fascista ed amico dei mafiosi.
Ed ecco un’altra nota dolente del discorso di fine anno.
L’omertoso silenzio sul tema mafia.
Ormai non stupisce più, anche se il nostro Capo dello Stato è un familiare vittima di mafia.
Il 6 gennaio, infatti, verrà celebrata la memoria del fratello Piersanti, ucciso a Palermo nel 1980, che lui stesso tirò fuori dall’auto crivellata di colpi.
Un delitto su cui ancora oggi è aperto un fascicolo di indagine per cercare di individuare i killer, fin qui rimasti impuniti a differenza dei mandanti.
Anche per questo è ancor più inaccettabile il silenzio della massima carica dello Stato su certi argomenti.
Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita ancora oggi proliferano e intrecciano rapporti pericolosi con il Potere, alterando, alla luce di un “fatturato” da 150 miliardi di euro l’anno stimati dagli analisti, economie e democrazie.
Proprio le nostre mafie (‘Ndrangheta su tutte) controllano la quasi totalità del traffico di stupefacenti.
No, la mafia non è stata ancora sconfitta ed è un dato di fatto che non sappiamo la verità sui mandanti esterni delle stragi e su tanti altri delitti eccellenti.
Ci sarebbe piaciuto che il Presidente Mattarella, da Capo dello Stato e Presidente del Consiglio superiore della magistratura, avesse avuto il coraggio di gridare e scuotere il Paese affermando che la criminalità organizzata è uno dei problemi più urgenti da affrontare e che deve essere la “priorità assoluta” nell’agenda politica di qualsiasi Governo.
Il discorso di fine anno poteva essere l’occasione per andare oltre affinché siano sciolti tutti i segreti di Stato su omicidi e stragi che hanno insanguinato la nostra Patria. Per questo il rammarico è ancora più grande. L’ennesima occasione mancata, tra silenzio assordante e mezze verità.
Foto © Imagoeconomica
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