Il Tar blocca l’iter per la realizzazione dell’ovovia di Trieste: “Intero procedimento illegittimo”

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Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha bloccato l’iter per la realizzazione dell’ovovia di Trieste, opera fortemente voluta dal sindaco Roberto Dipiazza di Fratelli d’Italia, ma osteggiata da associazioni ambientaliste e cittadini, che avevano promosso petizioni e manifestazioni di protesta. Si tratta di un collegamento che consentirebbe un accesso da nord della città, attraverso la costruzione e l’esercizio di due linee di trasporto sospese, la prima Trieste-Portovecchio-Bovedo, la seconda Bovedo-Opicina. I giudici hanno sostenuto “l’illegittimità dell’intero procedimento perché prematuramente avviato”, quando ancora la variante urbanistica non era stata approvata. Di conseguenza va rifatta la procedura, non solo dal Comune, ma anche dalla Regione che l’aveva autorizzata.

I ricorsi erano stati presentati dai proprietari di alcune aree interessate dai lavori dell’ovovia e dall’attraversamento delle cabine (avvocato Andrea Reggio d’Aci), nonché da Lipu, Wwf Italia, Legambiente Nazionale e Rete Associativa, assistiti dagli avvocati Federico Mazzei e Laura Polonioli. Dall’altra parte c’erano la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (avvocati Daniela Iuri, Elda Massari e Camilla Toresini), il Comune di Trieste (avvocati Vittorio Domenichelli, Anna Domenichelli, Valentina Frezza, Sara De Biaggi, Alda De Gennaro), i Ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Cultura, la Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio che però non si erano costituiti.

Innanzitutto non è stata compiuta “la necessaria disamina dei vincoli territoriali vigenti e interessanti l’area d’incidenza della cabinovia” scrivono i giudici, e quindi perché “possano essere rilasciate le concessioni per la costruzione e l’esercizio di impianti a fune, è necessaria la preventiva e sicura verifica della piena compatibilità dell’opera con i vincoli urbanistici e paesaggistici”. Inoltre, valutazioni di impatto ambientale e avvio della variante al Prg sono state precedute dalla concessione regionale e dai provvedimenti di convalida. “Il procedimento di rilascio delle concessioni dovrà quindi essere riavviato dalla Regione la quale valuterà se concludere il procedimento, verificando la compatibilità urbanistica dell’opera”.

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Pare che a Trieste qualcuno avesse messo il carro davanti ai buoi, con semplificazioni procedurali che adesso sono state censurate dal collegio del Tar. La decisione è stata accolta “con soddisfazione” da Barbara Chiarelli e Federico Monti, portavoce di Adesso Trieste. “I giudici amministrativi hanno ribadito l’importanza fondamentale della conformità urbanistica quale precondizione necessaria per l’esame e l’ammissibilità di qualsiasi progetto infrastrutturale, evidenziando diversi errori e forzature nelle procedure adottate dal Comune con la complicità della Regione”. Di chi sarebbe la colpa? “Come per altri progetti, la giunta comunale di Trieste non può più permettersi di essere succube della volontà di un suo dirigente. È un richiamo importante per adottare una gestione responsabile e rigorosa dei processi decisionali, nel rispetto della normativa, specialmente ora, quando è nota l’uscita di questa insostenibile, inutile e impattante opera dai fondi del Pnrr”.

Due sentenze sono state pubblicate all’inizio dell’anno, una terza risale al 27 dicembre. Quest’ultima ha individuato la mancanza di documenti sulla cui base l’ovovia veniva qualificata di rilevante interesse pubblico, in deroga alle normative di protezione degli ambiti di Natura 2000. “Oltre alle vere e proprie bugie propinate in questi anni alla cittadinanza sulla questione ovovia – dichiara Riccardo Laterza, capogruppo di Adesso Trieste in consiglio comunale – la giunta Dipiazza dovrebbe ora chiedere scusa per le decine di migliaia di euro sottratti ad altre funzioni del Comune per finanziare il patrocinio legale di questi ricorsi, contro i quali il Comune ha resistito pur sapendo di essere nel torto”. “La sentenza del Tar conferma che l’ovovia di Trieste è un progetto fallimentare sin dalla sua ideazione”, ha commentato invece la consigliera regionale Rosaria Capozzi del Movimento 5 stelle. “È tempo che il centrodestra si assuma le sue responsabilità, ascolti la voce dei cittadini e ritiri un progetto che non ha né il consenso, né tantomeno la legittimità per andare avanti”.



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