L’inutile spreco dei nuovi Eurofighter Typhoon: un investimento sbagliato per l’Italia (Aurelio Tarquini)

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Lo scorso luglio, il governo italiano ha deciso di acquistare 24 caccia Eurofighter Typhoon per l’Aeronautica Militare Italiana (AMI), a un costo di 62 milioni di euro ciascuno. La decisione é diventata operativa, con la firma del contratto, alla vigilia di Natale. Una decisione che, sebbene presentata come un passo verso il rafforzamento delle capacità difensive del paese, solleva serie preoccupazioni sul suo reale valore strategico, soprattutto in un contesto geopolitico e militare caratterizzato da squilibri strutturali e risorse limitate. Questo acquisto appare più come un’operazione per favorire l’industria della difesa, in particolare Leonardo, piuttosto che un investimento mirato alle reali necessità della sicurezza nazionale.

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L’Aeronautica Militare Italiana: una forza avanzata ma insufficiente per conflitti prolungati
L’AMI è considerata una delle forze aeree più avanzate in Europa, con una flotta moderna e un focus crescente sulla modernizzazione e l’interoperabilità con le forze NATO. Tuttavia, un’analisi dettagliata delle sue capacità dimostra come, nonostante gli investimenti tecnologici, non sia progettata per sostenere un confronto diretto e prolungato con potenze come la Russia.

1. Tecnologia avanzata ma numeri limitati
L’Italia dispone di caccia di punta come gli F-35 Lightning II, dotati di capacità stealth e superiorità nel combattimento aria-aria e aria-terra. Gli Eurofighter Typhoon, sebbene altamente performanti, mancano di tecnologia stealth e sono più indicati per scenari convenzionali.

Numeri a confronto.

L’AMI conta circa 110 caccia operativi, tra F-35, Eurofighter e Tornado, su un totale di circa 300 aerei. La Russia, con la sua Aeronautica Militare (VKS), schiera oltre 1.500 caccia e bombardieri tattici, inclusi modelli avanzati come Su-30, Su-35 e Su-57, e una flotta strategica di bombardieri come Tu-160 e Tu-95.

Nonostante la superiorità tecnologica in alcuni ambiti, la limitata capacità numerica italiana renderebbe impossibile sostenere un conflitto prolungato senza il supporto NATO. La disparità numerica è evidente e pone l’Italia in una posizione di dipendenza strategica dagli alleati.

2. Limitazioni nella difesa missilistica e nella proiezione di forza
L’AMI si affida al sistema SAMP/T con missili Aster 30 per la difesa aerea, ma la Russia dispone di sistemi avanzati come S-400 e S-500, in grado di intercettare aerei stealth e missili balistici. I SAMP/T impiegati in Ucraina hanno dimostrato una mediocre capacità di intercettare i missili nemici in quanto, come molte altre armi occidentali, é più il mito costruito attorno a questa arma per giustificare lo spropositato costo (800 mioni di euro solo per l’arma e 1,8 milioni di euro per un singolo missile Aster 30, utilizzato nel sistema di difesa aerea SAMP/T) che la sua reale efficacia nei teatri di guerra. Inoltre, la capacità italiana di rifornire in volo i propri caccia è limitata a pochi aerei KC-767, un numero insufficiente per supportare operazioni estese.

La Russia, al contrario, può contare su un’ampia flotta di aerei da rifornimento e su una rete di basi aeree dislocate strategicamente, permettendole una maggiore proiezione di forza e resistenza logistica. Queste differenze evidenziano come l’Italia non abbia le infrastrutture necessarie per operazioni su larga scala in scenari di alta intensità.

3. Vantaggi russi nella guerra elettronica e cibernetica
Nonostante l’AMI abbia investito in capacità di guerra elettronica avanzate, la Russia rimane leader in questo campo, con sistemi come Krasukha-4 e Murmansk-BN, in grado di disturbare comunicazioni e radar nemici su vasta scala. Questi strumenti offrono un vantaggio strategico significativo in caso di conflitto, limitando ulteriormente l’efficacia delle forze italiane.

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Un acquisto più orientato ai profitti industriali che alla sicurezza nazionale
L’acquisto dei 24 Eurofighter Typhoon, più che una scelta strategica per rafforzare la difesa nazionale, sembra rispondere a esigenze industriali. Leonardo, l’azienda italiana leader nel settore della difesa e co-produttrice del Typhoon, è uno dei principali beneficiari di questa decisione. Giancarlo Mezzanatto, Amministratore Delegato di Eurofighter, ha dichiarato: “La decisione dell’Italia di acquisire ulteriori 24 velivoli è ovviamente una fantastica notizia per il nostro programma”.

Questa affermazione mette in luce il vero obiettivo dell’operazione: garantire ulteriori profitti a un’industria che già beneficia di ingenti investimenti pubblici. In un contesto economico segnato da crisi energetica e sociale, destinare oltre 1,4 miliardi di euro a un programma che non risponde alle reali esigenze strategiche è una scelta discutibile.

Perché gli Eurofighter non sono la risposta giusta
1. Mancanza di priorità strategica
L’Italia si trova già inserita in un contesto NATO, che garantisce una difesa collettiva contro minacce esterne. In tale contesto, l’acquisto di ulteriori caccia è ridondante, soprattutto considerando che gli F-35 già presenti nella flotta offrono capacità superiori.

2. Inefficienza economica
Il costo unitario di 62 milioni di euro per ciascun Typhoon rappresenta un investimento pesante per un velivolo che non aggiunge capacità significativamente nuove alla flotta esistente. Questi fondi potrebbero essere destinati a settori più critici, come il potenziamento della difesa missilistica o lo sviluppo di sistemi autonomi.

3. Obsolescenza programmata
Nonostante le sue prestazioni, l’Eurofighter Typhoon è un progetto che risale agli anni ’80 e che, sebbene aggiornato, non rappresenta lo stato dell’arte in termini di tecnologia aeronautica. La crescente diffusione di sistemi anti-aerei avanzati rende questi velivoli sempre più vulnerabili.

Le vere sfide della sicurezza nazionale
L’acquisto di Eurofighter non affronta le sfide più urgenti per la sicurezza dell’Italia:

Minacce ibride e cyber-attacchi: La guerra moderna è sempre più caratterizzata da operazioni cibernetiche e guerra ibrida, settori in cui l’Italia dovrebbe concentrare maggiormente le sue risorse.
Difesa territoriale: Piuttosto che investire in caccia costosi, sarebbe più utile rafforzare le capacità difensive territoriali, come i sistemi radar e missilistici avanzati.
Collaborazione europea: Investire in progetti di difesa comuni a livello europeo, come il Future Combat Air System (FCAS), garantirebbe maggiore sostenibilità economica e tecnologica rispetto all’acquisto di Typhoon aggiuntivi.

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L’acquisto di 24 Eurofighter Typhoon rappresenta una decisione più politica che strategica, guidata dalla necessità di sostenere l’industria della difesa piuttosto che da reali esigenze militari. In un contesto globale in cui la superiorità numerica e infrastrutturale della Russia è evidente, l’Italia dovrebbe concentrare i suoi investimenti in aree che garantiscano una difesa più efficace e sostenibile.

La priorità dovrebbe essere data a sistemi di difesa missilistica, capacità cibernetiche e progetti di cooperazione europea, piuttosto che a caccia costosi e ormai superati. Continuare su questa strada rischia di trasformare la modernizzazione dell’AMI in un inutile sperpero di risorse, senza un reale impatto sulla sicurezza nazionale.

In un momento di difficoltà economica per il paese, tali scelte non solo sono inefficaci, ma tradiscono anche le aspettative dei cittadini, che meritano un utilizzo più responsabile delle risorse pubbliche.

Aurelio Tarquini



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