Cambio Campo – Beccarisi: “La Lazio resterà quarta in classifica, al di là del risultato nel derby. La Roma non può permettersi di perdere”

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Torna l’appuntamento con “Cambio Campo“, la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un’intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.

L’ospite di oggi è Lorenzo Beccarisi, giornalista di TUTTOmercatoWEB, con il quale abbiamo parlato di Roma-Lazio.

Inizierei questa intervista con un tuo giudizio sulla Lazio, ti aspettavi una prima parte di stagione a questi livelli? Qual è il segreto della squadra di Baroni? 

“Assolutamente no, come chiunque d’altronde. Qualcuno magari potrà dire che la Lazio non è una sorpresa, ma basta avere un briciolo di onestà intellettuale per dire che ai nastri di partenza la squadra di Baroni veniva vista come l’ultima del gruppo delle big. Il segreto sta nel lavoro di Baroni, fin dal ritiro ha coinvolto tutti gli elementi della rosa e li ha fatti sentire tutti importanti. L’esempio perfetto è Pedro. Era fuori dal progetto, eppure fin dal primo allenamento Baroni lo ha coinvolto come fosse il capitano di questa squadra. Non ha la fascia al braccio, ma lui è l’esempio per i giovani e l’emblema di questo inizio di stagione”. 

Con la Lazio al 4º posto e a -6 dalla vetta, pensi che questo derby possa essere uno spartiacque della stagione? 

“Il derby rappresenta sempre uno spartiacque per la stagione di entrambe. A livello di classifica la Lazio sarà comunque quarta al termine del girone d’andata a prescindere dal risultato del derby, quindi cambierà poco. Il fuoco che sta trascinando questa squadra è l’entusiasmo che ha saputo creare Baroni e il derby getterà liquidi su questo fuoco. Se sarà acqua o benzina lo dirà il campo”.  

Viste le due situazioni di classifica opposte, le pressioni di un derby così sentito cadranno maggiormente sulle spalle dei calciatori della Lazio oppure su quelle dei romanisti, dato che sono in fase di rilancio? 

“Per la Roma i due derby possono diventare il principale obiettivo della stagione in campionato. Con la zona Europa così lontana, vincere il derby darebbe quell’entusiasmo che manca in questo momento ai giallorossi, ma perderlo significherebbe aggiungere nubi a un panorama piuttosto grigio. La Lazio non corre questo rischio, ma è impossibile pensare che una squadra possa giocare un derby senza pressioni. Se c’è una squadra che però non può permettersi di perdere è la Roma”. 

Per Baroni sarà il debutto in un derby di questo calibro; mentre Ranieri ne ha già vissuti 4 vincendone tutti. Credi che anche questa diversa esperienza nelle stracittadina possa essere un fattore determinante? 

“Vedendo anche il recente passato di Baroni per lui il derby è un inedito. Nelle ultime avventure non ha mai avuto l’occasione di giocare derby o partite sentite dai tifosi come il derby di Verona o Lecce-Bari. Può essere un’incognita, ma può rappresentare anche un vantaggio. Negli ultimi anni i duelli Sarri-Mourinho sono sempre stati carichi di tensione che spesso hanno condizionato il derby, nell’ultimo giocato a marzo Tudor lo ha preparato come fosse una partita normale. Baroni magari può trovare il giusto equilibrio e prepararlo nel modo migliore”. 

La Lazio arriva a questa partita con +15  punti dalla Roma in classifica. Che spiegazione ti sei dato su questo divario? In cosa i biancocelesti sono nettamente più forti della squadra di Ranieri? 

“Le due parole chiave sono confusione ed esaltazione. A luglio sembrava che la Lazio fosse in confusione e si è esaltato il lavoro della Roma che aveva fatto un contratto pluriennale a De Rossi. I giallorossi erano stati definiti protagonisti del mercato grazie a colpi come Dovbyk e Koné. Due mesi dopo, invece, si è esaltata la programmazione della Lazio e criticata la confusione che ha regnato in casa Roma. Fino a un mese fa ai giallorossi è mancato equilibrio, poi è arrivato l’uomo più equilibrato del calcio italiano, Claudio Ranieri, che piano piano ha ricomposto i primi pezzi di un puzzle che sembrava irrisolvibile. La Lazio ha saputo costruire una rosa seguendo un’idea chiara: vuole giocare un calcio veloce e fisico. Giocatori come Tavares, Dele-Bashiru e Dia hanno queste caratteristiche. La Roma, al contrario, non ha questa linea guida: se vuoi giocare in velocità e a ritmi alti, Saelemaekers e Koné sono perfetti, ma giocatori come Hummels, Dovbyk e Dybala possono far fatica. Se vuoi dominare il possesso vengono meno altri giocatori. Serviva equilibrio in estate, quello che ha saputo portare Ranieri e che dovrà utilizzare soprattutto la prossima estate, quando la Roma dovrà prendere delle decisioni difficili”. 

Da esterno, come giudichi la situazione in casa con gli esoneri di De Rossi, prima, e Juric poi, fino all’arrivo di Ranieri? Secondo te, cosa è successo nell’altra sponda del Tevere?

“Torno sulla confusione e l’esaltazione. Qualcuno ad agosto ha parlato della Roma come possibile outsider per lo Scudetto, per molti era una seria candidata ai primi quattro posti. Le due romane non sono da Champions per qualità della rosa, all’interno della Roma forse lo si è capito troppo tardi e questo è il problema dell’esaltazione. Poi c’è la confusione, se non hai persone esperte e che hanno il polso della situazione, puoi prendere decisioni affrettate. Nessuno sa se De Rossi sarà un grande allenatore o meno, ma tutti sanno cosa rappresenta per la Roma. Era un punto di riferimento, un elemento capace di rassicurare la piazza nei momenti difficili. È stato esonerato e il suo sostituto lo ha scelto una dirigente che poi ha lasciato l’incarico pochi giorni dopo. Con questa confusione è impossibile ottenere risultati, e se a tutto questo aggiungiamo il fattore della piazza ecco spiegato il disastro. L’unica cosa logica è stata chiamare il Normal One Ranieri, anche se l’aver obbligato un allenatore che aveva deciso di ritirarsi a tornare in pista descrive perfettamente la confusione che ha regnato sovrana in casa Roma negli ultimi mesi”.

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