Capodanno Rai, vi sembra questa la Calabria? (di Pino Tassi)



CAPODANNO RAI, E’ QUESTA LA CALABRIA?

di Pino Tassi

Ho già espresso tutte le mie perplessità sul Capodanno Rai come momento di promozione turistica. Si sostiene che così la Calabria è entrata nelle case delle famiglie di milioni di italiani. Lo so benissimo, anche se sappiamo tutti che a Capodanno le tv nelle case degli italiani fanno solo da sottofondo al cenone di Capodanno e la si guarda tra una pietanza e l’altra, tra un brindisi e l’altro.

Se poi consideriamo il costo dell’evento – ieri il sindaco di Catanzaro parlava di quasi tre milioni di spesa -, ci sarebbe da riflettere se questi soldi non potevano essere spesi meglio con maggiore ritorno. L’assessore al turismo Calabrese dice che è un’ottima iniziativa frutto di una felice intuizione del presidente Roberto Occhiuto.

Va bene, chi sono io, ormai pensionato, per contestare queste certezze. Allora andiamo a vedere lo spettacolo. Nel corso della trasmissione “L’Anno che verrà ” l’accordo con la Rai prevede la messa in onda di cinque spot pubblicitari sulle cinque provincie della regione. Gli spot sono stati realizzati dalla Calabria Film Commission. Il taglio dei cinque spot è di quello veloce, ogni spot dura al massimo due minuti e le immagini belle sono quasi tutte effettuate con i droni.

I manuali di marketing dicono che la forza di uno spot è quello di far suscitare delle emozioni e di creare una narrazione che susciti curiosità, interesse e voglia di conoscenza. Ma anche qui chi sono io per dire questa ovvietà difronte a professionisti del marketing di cui la Calabria Film Commission si avvale? Nessuno, ma sta di fatto che tutto questo manca nei cinque spot che dovevano raccontarci la Calabria. Si è pensato di dare agli spot un taglio giovanile, veloce, sportivo a partire dalla scelta degli stessi narratori che dovevano portare gli italiani a scoprire la Calabria. Per cui si è dato tanto spazio per esempio, nello spot su Catanzaro al Kitesurf con le immagini dei surf che volano sul mare di Gizzeria con il conduttore Gabriele Vagnato, youtuber tra i più giovani del web, che tenta di imbastire uno schetch comico con un presunto maestro di surf. Cosa che può anche piacere ma che da sola ruba circa trenta secondi dello spot…

Così come nello spot su Cosenza e provincia, Linda e Greta, le due professoresse, ci portano sulla neve del Pollino e sulla Sila ricordando la possibilità di sciare, ma si dimenticano di parlarci delle comunità arbereshe e grecaniche, oppure di mostrarci i pini loricati e i giganti del Fallistro, per non dire dei laghi silani.

Tante sono le dimenticanze che non è possibile avere in un evento presentato come una finale di Champions. E’ come se Carlo Ancelotti lasciasse i migliori giocatori del Real Madrid in panchina per dare spazio ad uno storytelling che non attrae nessuno. Pensate un po’ voi se Vasco Rossi nei suoi concerti non cantasse Blasco, Alba Chiara, Bollicine, Sally e così via. E invece nella nostra presunta finale di Champions della promozione turistica mancano completamente: il parco archeologico di Locri, ma anche quello di Sibari, un piccolo accenno a Crotone. Cioè scompare la nostra storia, la Magna Grecia. E dire che la Regione Calabria parla sempre dei cento marcatori identitari che si è data, ma questo volta la gran parte li ha tenuti in panchina.

Parliamo della valorizzazione dei borghi, ma nei cinque spot c’è pochissima traccia di loro. Si dà spazio a Chianalea dimenticandosi di dire che si trova a Scilla. Si va a Scilla che è un nome che evova mitologie e storia, non di certo a Chianalea. Ma questi che ne sanno della Fata Morgana, dell’Orca di D’Arrigo o del minotauro di Giuseppe Occhiato? Nulla, questi pensano solo al ponte sullo Stretto.

I Bronzi di Riace sembrano quasi dei comprimari all’esibizione delle attrici Linda e Greta impegnate in una specie di sfilata dei loro cappottini color azzurrino celestiale. Tutto è bellissimo, si respira storia, si respira musica, si respira energia, e soprattutto tanta bellezza. Quello che non si respira è il pathos e l’ humus di una terra. Si ripete sempre lo stesso maledetto errore, si sceglie un racconto che si pensa moderno, frizzante, adeguato alla nuova Calabria e così si perdono completamente le proprie radici.

Non parliamo poi degli strafalcioni, della piana di Sibari dove si produrrebbe l’arancia clementina, oppure Cosenza che sembra essere sullo Jonio, del Castello Murat di Pizzo che non viene mai citato ma le cui immagini sono accodate alla citazione del Castello di Vibo Valentia. Di Tropea che si dice sia la capitale del turismo si parla a venti minuti della fine della trasmissione, quando gran parte degli telespettatori erano a nanna o in piazza. E’ come se il Brasile nella finale del Messico avesse deciso di mettere in campo Pelè negli ultimi minuti, oppure l’Argentina Maradona…

Capo Vaticano diventa solo il promontorio delle spiagge di Ricadi non afferrando che Capo Vaticano è tutto, promontorio, spiagge, faraglioni. Pizzo Calabro che rivaleggia con Tropea per bellezza e anche per attrattività turistica viene dimenticata completamente. Non va meglio a Mileto capitale dei Normanni, che quando conviene è la città di Natuzza Evolo. E così Nicotera e tutti i paesi e i borghi dell’interno e sul mare. Della restanza di Vito Teti non c’è nulla.

Ha fatto molto di più per la Calabria il film “Un mondo a parte” di Antonio Albanese ambientato in Molise che tutta la promozione della regione messa insieme. Vito Teti è conteso da giornali e tv, ma viene dimenticato nella sua e nella nostra regione. Così come è imperdonabile il mancato ricordo di Saverio Strati e di Mimì Bertè in arte Mia Martini.

Ma non è solo il Vibonese a subire questo trattamento, dopo l’una di notte vengono trasmessi gli spot di Cosenza e Crotone e di certo non va meglio a loro. Come si fa a non citare il Codex purpureus a Rossano, i castelli di Rocca Imperiale e Oriolo, il Museo all’aperto di Corso Mazzini a Cosenza o il parco delle biodiversità a Catanzaro. Mistero. La Calabria pensata dalla Calabria Film Commission per il Capodanno Rai è una Calabria che non c’è, e una Calabria senza identità e storia. Per fortuna che ci hanno risparmiato di trasmettere l’anteprima di Sandokan. A gennaio sugli schermi di tutti gli italiani. Auuuuuu!!!



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link