Come cambia la mafia: a Catania il summit al cellulare con l’ergastolano che partecipa dal carcere

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Le ambizioni di un rampollo provocano scossoni interni al clan Santapaola-Ercolano. Alla fine viene convocata una riunione a cui partecipa anche il detenuto al telefono

Un vero e proprio summit di mafia avvenuto al telefono. Nell’autunno del 2023 la famiglia catanese di Cosa nostra vive un momento molto delicato. E c’è addirittura la possibilità di una scissione.

Le scosse di assestamento sono provocate dalle ambizioni criminali del rampollo della mafia, Sebastiano Ercolano che comincia a far passare la notizia, che poi si rivelerà una fake news, di un ordine impartito dal padre Mario di volerlo nel “gruppo criminale” della Stazione con un ruolo di vertice. Questo scatena una serie di fibrillazioni che porteranno a convocare una riunione con l’ergastolano che nonostante la detenzione ha nella sua disponibilità un telefonino.

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Il singolare incontro tra boss è seguito in diretta dai poliziotti della squadra mobile nel blitz Ombra, scattato lo scorso luglio.

A un certo punto Cristian Paternò, uomo di vertice di Cosa Nostra (un posto sotto a Francesco Russo e Salvatore Mirabella ‘palocco”), chiama Daniele Strano che all’epoca, secondo le indagini, ricopriva il ruolo di responsabile del gruppo della Stazione e lo informa delle direttive di Mario Ercolano. Il figlio nel suo gruppo e Angelo Arena a Cibali. Strano però non ci sta. A Paternò, infatti, elenca i suoi successi negli ultimi due anni di reggenza, con la capacità di attrarre Salvatore Assinnata di Paternò e di firmare alleanze con i Nizza e la cellula di Fiumefreddo.

Paternò però lo avvisa di non fasciarsi la testa prima del tempo. Intanto di questi cambi di ruolo dovevano essere informati anche Russo e Mirabella. E capire quali sarebbero state le loro impressioni. I boss però fiutano puzza di bruciato e fanno un giro di chiamate e visite. Chiedendo anche ad Angelo Arena e Carmelo Fazio, responsabile del gruppo di Cibali, se sapessero qualcosa di queste scelte di Mario Ercolano. Ma nessuno pare sapesse nulla.

Nella testa di Paternò balena sempre più il sospetto che possa essere più un desiderio di Seby Ercolano piuttosto che un preciso progetto del padre. Una cosa è certa però: se le cose fossero confermate Paternò è pronto a lasciare e creare una cellula nella zona di San Giovanni Galermo.

Arriva il giorno del summit. Paternò non riesce a fare la videochiamata con l’ergastolano, forse c’è un problema di connessione dati. Quindi si passa alla classica telefonata. Seby Ercolano passa la cornetta a Paternò che elogia i risultati criminali di Strano. Il telefonino arriva alle orecchie di quest’ultimo, che difende il suo operato garantendo che non avrebbe mai fatto mancare lo stipendio e il sostentamento alla famiglia. E promette inoltre che le casse del gruppo sarebbero state più piene di soldi. Alla fine non ci sarà alcun cambio al vertice della Stazione.

L’incontro, inusuale, infatti si conclude con un’altra telefonata. Paternò chiama Corrado Monaco e lo informa che Mario Ercolano non ha mai dato alcuna disposizione e gli chiede di informare il “Palocco”, la longa manus di Francesco Russo. L’ultimo rappresentante di Cosa nostra catanese.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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