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Mai come nel 2024 si è acuita la frattura tra gli orsi che vivono in Trentino e la popolazione locale. La tragica morte di Andrea Papi, ucciso il 5 aprile del 2023, ha segnato uno spartiacque. E così a inizio anno il presidente della provincia autonoma, il leghista Maurizio Fugatti, ha fatto approvare la cosiddetta legge ammazza-orsi: in pratica la politica ha stabilito, aggirando le leggi nazionali, che nel biennio 2024-2025 si possono uccidere otto orsi all’anno, 16 in tutto. Fa riflettere il fatto che per mano della provincia – cioè, delle forze dell’ordine – quest’anno sono stati abbattuti due orsi, M90 e l’esemplare più anziano delle nostre Alpi, Kj1. Gli altri cinque – cuccioli e adulti – sono stati trovati morti. Intorno all’orsa Kj1 si è consumato lo scontro tra ambientalisti e animalisti, da una parte, e Fugatti (e parte della cittadinanza), dall’altra. Kj1, con tre cuccioli al seguito, avrebbe aggredito un turista francese che correva il mattino presto sopra i boschi di Dro. Sulla dinamica dell’incidente non si sa praticamente nulla, salvo il fatto che in un primo momento è stato fatto sparire l’elemento della corsa, aspetto da non sottovalutare quando si parla di regole di coesistenza tra plantigradi e umani. E anche dell’entità del ferimento si sa poco o niente. Kj1 ha però firmato la sua condanna a morte, e al di là di vari ricorsi al Tar, la vicenda si è chiusa col suo abbattimento. Così il progetto Life Ursus (quando all’inizio del Duemila dalla Slovenia vennero importati dieci orsi sulle nostre Alpi) sembra essere naufragato: i residenti interessati dalla presenza degli orsi (circa un centinaio) hanno votato il referendum per dire che i grandi carnivori, sulle loro montagne, non li vogliono. La coesistenza, dunque, appare sempre più difficile. E la politica, anziché affrontare il problema dal punto di vista scientifico e con un approccio improntato all’educazione e alla comunicazione della cittadinanza, preferisce ricorrere ai fucili: risposte semplici a problemi complessi. E anche qui: voti assicurati.
Un altro caso che ha fatto molto discutere, e che ha diviso, è quello che ha riguardato i cervi in Abruzzo. Con una delibera dello scorso agosto, il presidente Marco Marsilio ha dato il via libera all’abbattimento di 469 cervi, affidando l’uccisione agli Atc (Ambiti territoriali di caccia), cioè ai cacciatori. I quali – provocando numerose proteste – hanno stabilito i tariffari per ciascun capo, cuccioli compresi. L’opinione pubblica si è mossa contro la decisione della Giunta abruzzese (molte le personalità note, tra cui la scrittrice Premio Strega, Donattella Di Pietrantonio) e le associazioni ambientaliste e animaliste hanno fatto ricorso al tribunale amministrativo per bloccare la strage. Dopo un tortuoso iter giudiziario, finalmente il Consiglio di Stato ha fermato Marsilio e i cacciatori, salvando – almeno fino al prossimo autunno – i cervi.
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