Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
Century Radio: i 50 anni delle emittenti libere
Se l’anno appena trascorso ha celebrato i 100 anni della radio in Italia targata EIAR, poi diventata RAI, quello appena arrivato festeggia i 50 anni delle radio libere. Anche in questo caso, però, sono aperti dibattiti e discussioni. Ci occuperemo presto di Radio Milano International, ma ora è necessario dedicarle almeno una citazione. Gli appassionati di Radio e gli storici, fissano al 10 Marzo 1975, la nascita della prima radio privata italiana, Radio Milano International, appunto. C’è chi però rivendica, probabilmente a giusta ragione, di essere arrivato prima. Ci spostiamo a Parma, città che vanta diversi primati e fra poco torneremo indietro di qualche mese, al primo giorno del 1975. La Gazzetta di Parma si fregiava di essere il più antico quotidiano in stampa, visto che la prima copia in assoluto risalirebbe al 20 Giugno 1728. C’è però la Gazzetta di Mantova a soppiantare il record, essendo stata fondata nel 1664 e quindi il più antico tra quelli attualmente ancora in distribuzione. A questo punto, per la città emiliana, diventa fondamentale, nel campo della comunicazione, il primato radiofonico.
È il giornalista Carlo Drapkind, primo direttore responsabile di Radio Parma, a mettere un punto sulle varie discussioni con le sue parole pronunciate nel 2002 durante un’intervista: “Radio Milano International iniziò a trasmettere quattro mesi dopo di noi, ad Aprile del 1975. Prima i fratelli Borra (editori di Radio Milano International) vennero a vedere le nostre trasmissioni, registrarono tutti i programmi in onda e poi imbastirono un loro palinsesto. Nel 1995, durante le celebrazioni per i venti anni della prima radio libera in Italia, gli editori di allora di Radio Parma, non presenti nel 1975, lasciarono cadere questo primato Fu allora che Radio Milano International si fregiò del titolo di prima radio libera in Italia, inducendo tutti nell’equivoco. Fu Marco Toni, radioamatore parmigiano che modificò un ponte radio dell’esercito (TRC 5) utilizzato per mettere in onda il segnale dell’emittente emiliana. A questo proposito sono interessanti le sue parole: “Furono proprio i Borra, maniaci di reperti militari, a procurare quel trasmettitore, e ne trovarono uno uguale per loro: però avevano una paura infernale ad andare in onda per motivi di carattere politico. Solo mesi dopo, infatti, trovarono il coraggio e vennero a chiedermi di apportare le modifiche necessarie per fare trasmettere regolarmente quell’impianto. Glielo montai io stesso in Via Locatelli a Milano, al secondo piano, stendendo anche i cavi per l’antenna”.
Erano gli anni in cui, in Italia, il dibattito sull’informazione e sulla rottura del monopolio della Rai, con le prime sentenze di liberalizzazione dell’etere impazzavano. In tanti cominciarono a fare esperimenti di trasmissione: la cronaca si occupò della vicenda di una certa Radio Bologna, fondata dalla Cooperativa lavoratori informazione, espressione di Lotta Continua che andò in onda, per alcuni giorni, da una roulotte, grazie ad un trasmettitore militare trovato in un mercatino. Loro dicevano di voler contribuire alla lotta per la democratizzazione della Rai. In pratica volevano dimostrare che trasmettere era economicamente sostenibile ed alla portata di tutti. C’ erano poi i casi Radio Emanuel di San Benedetto del Tronto e di altre emittenti che non ebbero rilievo politico e giuridico. Dal punto di vista giuridico, se vogliamo, si attribuisce il primato a Radio Milano International, perché fu più volte sequestrata, per poi tornare a trasmettere.
A non interrompere mai le sue trasmissioni fu, appunto Radio Parma: “Subimmo dei processi, ma non ci fu mai nulla di penale, solo questioni amministrative: quelle bande di frequenza – ricorda Drapkind – erano riservate alla navigazione aerea, non c’erano ancora disposizioni precise, anche se io e Virginio Menozzi (il proprietario di Radio Parma, dell’epoca) pochi giorni dopo l’inizio delle trasmissioni, quando vedemmo arrivare un colonnello dei Carabinieri pensammo che venisse ad arrestarci. Invece, per fortuna, si limitò a registrare la radio”. Particolare molto curioso: Una delle speaker di Radio Parma, Pia Russo, era figlia di un ufficiale dell’Arma. Io e lei abbiamo lo stesso nome, chi scrive quest’articolo non poteva che amare la radio. Polizia e Carabinieri, così come la magistratura, non diedero mai dei fastidi a Radio Parma, salvo alcuni dovuti controlli, perché dal punto di vista politico non infastidiva nessuno. Dopo vari tentativi, e alcuni problemi, la radio iniziò ufficialmente o almeno con una buona copertura nel pomeriggio del primo gennaio 1975.
Radio Parma era una delle quattro testate giornalistiche registrate in Tribunale dai pionieri Drapkind e Menozzi nel mese di Novembre del 1974 (n. 516) le altre erano Teleparma e Parma Tv oltre alla cumulativa “Radioteleparmatv”: Il Giudice Delegato del Tribunale di Parma Roberto Fogola, suggerì di omologare le trasmissioni a quella che è la giurisprudenza per la carta stampata. Ed infatti Radio Parma venne registrata come quotidiano parlato radiodiffuso indipendente. Nonostante un cammino non privo di ostacoli, Radio Parma continua a trasmettere ancora oggi e in questi giorni festeggia alla grande il suo mezzo secolo di vita.
È triste pensare come le radio locali non siano più così indipendenti, almeno dal punto di vista musicale, e che molte per problemi economici o mancanza di passione si siano spente o sono in forte crisi, ma è bello pensare che senza di loro molti network di oggi non avrebbero modo di esistere.
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