di Barbara Stefanelli
Trump è il più atteso e temuto, per lui ogni trattativa è uno scambio, un affare da chiudere al meglio.L’Ue insegue un sistema di regole per affrontare l’accelerazione dell’AI (la Cina invece corre e basta)
Scenari 2025. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata da Fiorenza Sarzanini, affronta subito uno dei nodi più critici, la guerra in Ucraina, in attesa dell’insediamento di Donald Trump, 47º ed ex 45º presidente statunitense. Continente per continente, cerchiamo poi di proporvi in sintesi un’agenda per navigare l’intero anno. Troverete una sequenza di analisi e interviste, di personaggi-chiave, di dati storici e previsioni. Il 2024 si è chiuso con 56 conflitti armati in corso, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. E un colpo di scena: la caduta di Assad, quasi mezzo secolo di regime dopo, in 11 giorni e poche ore. La presa di Damasco da parte di Al-Sharaa Al-Jolani, l’8 dicembre, dimostra che restano sempre grandi spazi di imprevedibilità. Ma è proprio questo, secondo noi al Corriere, a rendere essenziale una buona informazione. Partiamo, allora, segnalandovi alcune tendenze globali.
Barbara Stefanelli
ALLEANZE
Il 20 gennaio Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca: è a partire da lui e dalle sue scelte che il 2025 prenderà forma. Che farà con l’Ucraina? Costringerà Kiev a una pace sconveniente, o gli europei riusciranno a far valere le loro ragioni morali e i loro interessi di sicurezza? La Ue cerca una maggiore autonomia strategica e di Difesa, ma i due pilastri del motore europeo, Francia e Germania, sono distratti dalle loro crisi politiche interne.
La caduta del tiranno Assad segna la fine dell’asse della resistenza guidato da Teheran e isola gli ayatollah. Netanyahu potrebbe essere tentato di estendere la sua offensiva regionale fino all’Iran, con il sostegno di Trump, mentre c’è il rischio che il regime, sotto pressione, acceleri sul nucleare. Nel frattempo, Erdogan vorrà raccogliere a livello regionale i frutti della vittoria in Siria.
La guerra commerciale tra Usa e Cina ridisegnerà equilibri globali e rotte commerciali. Pechino intanto rafforza l’alleanza con la Russia, l’India prova a guidare il “Global South” e l’Africa rimane un terreno di conquista delle superpotenze, mentre le sue guerre e le sue catastrofi restano ai margini dell’attenzione internazionale.
Marilisa Palumbo
DAZI
Donald Trump, sempre lui, minaccia dazi su tutte le importazioni con un’aggiunta punitiva del 25% per Messico e Canada, accusati di non frenare i flussi di clandestini e di droghe verso gli Usa. Più un micidiale 60% per la Cina, l’avversario strategico. Lo avvertono che i dazi più l’espulsione di milioni di immigrati porteranno inflazione e, forse, recessione. Lui nega: «Ho messo i dazi anche nel mio primo mandato senza contraccolpi negativi». Ma la verità è che allora il mondo era in ripresa dopo la Grande recessione, mentre adesso l’economia è in salute ma comincia a rallentare.
I mercati, però, gli danno fiducia: chi fa analisi allarmate dà per scontato che Trump farà quello che dice. Ma certo lui è un dealmaker: gli operatori pensano che spari alto per negoziare. Tiene alla Borsa più di qualunque altro politico e al Tesoro ha messo Bessent: finanziere navigato, non un tipo da salti nel buio. Elon Musk, che vive in simbiosi con Trump, elogia l’argentino Milei che i dazi, anziché alzarli, li abbassa, per far calare i prezzi. Forse “sfotte” un po’ il capo. O forse ha ragione chi dice che i timori sono eccessivi.
Massimo Gaggi
IMMIGRAZIONE
Quell’ultimo colpo di scena internazionale, cioè la cacciata di Bashar Assad incalzato dall’avanzata dei ribelli di Hts ora al governo, ha introdotto una nuova variabile nell’intricatissima matassa mediterranea delle migrazioni: opportunità e rischio allo stesso tempo.
La possibilità di un ritorno in patria dei profughi siriani (6 milioni, di cui almeno 3 nella Turchia di Erdogan e più di uno in Europa) è al centro dei pensieri della leader europea Ursula von der Leyen, che nella prima parte dell’anno dovrà anche definire la politica dei rimpatri. Ma l’incognita sul futuro siriano, specialmente se unita al conflitto “sospeso” in Libano, può facilmente portare nuove instabilità e tensioni raddoppiate.
Dalla parte opposta dell’Atlantico, Donald Trump è chiamato a mantenere la promessa (meglio: la missione) di una colossale deportazione a sud del confine con il Messico, punto cruciale per la sua rielezione. Ma il dramma di chi fugge o espatria non si esaurisce nel perimetro di questi due scenari. Nel 2025 il mondo ricco non potrà continuare a voltare lo sguardo di fronte a esodi più “nascosti”, ma non meno esplosivi, come quello collegato alla guerra in Sudan: oltre 3 milioni di persone.
Simone Sabattini
CLIMA
I meteorologi prevedono che il 2025 sarà uno dei tre anni più caldi di sempre, con una temperatura media globale tra 1,29°C e 1,53°C al di sopra di quella preindustriale. Più “tiepido” del 2024, anno di record storici, ma non di molto. C’è di sicuro chi alza le spalle, in segno di noia o di resa, e chiama “catastrofismo” la nuova normalità, ovvero picchi di CO2, eventi estremi più intensi e frequenti, alternanza di siccità ed alluvioni. Gli scienziati sono inascoltati Grilli parlanti in una società che li irride, ormai vinta dall’impotenza come davanti ad una guerra che si pensa già perduta. Altre priorità hanno il sopravvento, ad esempio la paura di perdere il lavoro nella transizione verso un’economia ad impatto zero. Voltiamo le spalle al domani, pur di continuare ad inseguire gli interessi di ieri. Ignorando che l’Italia è prima tra i 27 Paesi dell’Ue per i danni causati dal meteo estremo: 5 miliardi l’anno. Quanto ci costa non fare nulla? Uno studio di Boston Consulting lo ha calcolato: il 10-15% del Pil globale.
Sara Gandolfi
AI E NUOVE TECNOLOGIE
Nel vorticoso sviluppo dell’intelligenza artificiale, il 2025 si profila come un anno cruciale per ridefinire gli equilibri tra tecnologia e potere. L’accelerazione esponenziale delle capacità dei sistemi solleva interrogativi sulla distribuzione del peso economico, politico e sociale, con l’Ai che si sta affermando come un fattore determinante anche in geopolitica e sta ridefinendo i rapporti di potere. C’è una parte di mondo, capitanata dalla Cina, che va velocissima e senza regole; un’altra, guidata dagli Stati Uniti, che va veloce con poche regole; una terza, con l’Europa capofila, che va lenta e con molte regole. Proprio l’Ue si sta posizionando come pioniere globale in termini di normative: l’AI Act, che entrerà pienamente in vigore nel 2025, rappresenta il primo tentativo organico di regolamentarne lo sviluppo e punta a stabilire standard rigorosi per la trasparenza e responsabilità dei sistemi.
La sfida per il 2025 sarà trovare un equilibrio tra innovazione e controllo, tra efficienza ed equità, tra progresso tecnologico e valori umani.
Andrea Marinelli
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