Cremona Sera – Cremona nel mirino nucleare

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


Non c’è il due senza il tre. Dopo due Referendum popolari nazionali che nel 1987 e nel 2011 hanno bocciato in Italia l’energia nucleare, adesso la lobby nucleare ci riprova. Ci riprova sotto la protezione del Governo Meloni che, anzi, se ne intesta la regia e vuole riuscire nell’impresa là dove aveva fallito Silvio Berlusconi nel 2011.

Sotto l’impulso dei Ministri Pichetto Fratin e Urso è in dirittura d’arrivo un provvedimento, per la precisione una Legge Delega che prima il Consiglio dei Ministri e poi il Parlamento adotteranno nei prossimi mesi per superare veti e vincoli dovuti ai due Referendum nazionali e aprire la strada a reintrodurre in Italia il ricorso al nucleare civile.

È purtroppo facile prevedere che questa Legge Delega, che delega il Governo a gestire l’”affare nucleare”, non verrà fermata dall’attuale Parlamento dove i rapporti di forza tra maggioranza e opposizioni difficilmente cambieranno anche perché i gruppi centristi di Renzi e Calenda non nascondono da tempo le loro forti simpatie proprio per l’energia da fonte nucleare.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Dunque prepariamoci a studiare bene i contenuti di questa Legge Delega e a bocciarla attraverso lo strumento del Referendum popolare abrogativo come previsto dall’articolo 75 della nostra Costituzione.  Consapevoli però che questa volta può essere più difficile vincere rispetto alle altre due volte e per questo occorre mettere in campo una regia strategica nazionale e territoriale condivisa da più soggetti: associazioni culturali e scientifiche, movimenti ecologisti e pacifisti, organizzazioni sindacali, forze politiche e forze economiche favorevoli alle energie rinnovabili e contrarie al ritorno al nucleare.

All’incontro “Liberi dal nucleare” di sabato 21 dicembre in sala Zanoni a Cremona, organizzato dagli Stati generali Clima Ambiente Salute, non solo è stata analizzata con il contributo di Mario Agostinelli e Gianni Silvestrini la insostenibilità economica, sociale e ambientale del cosiddetto “nuovo” nucleare che nuovo non è, almeno quello disponibile nei prossimi anni, ma è stata avviata l’indispensabile azione di coinvolgimento e azione di responsabilizzazione di più soggetti e a più livelli: un’azione che papa Francesco definirebbe di “multilateralismo dal basso”.

Definire per i futuri quesiti referendari un testo efficace ed ammissibile da parte della Corte, raccogliere centinaia di migliaia di firme valide sul territorio nazionale per promuovere il possibile Referendum abrogativo nel 2026 non è cosa da poco. Per questo la Campagna di mobilitazione e di iniziative che dovremo organizzare sarà complessa e su più terreni perché l’offensiva nucleare in corso si avvale strumentalmente di un clima politico mutato che si alimenta di nazionalismo, militarismo, glorificazione della logica di potenza, acritica mitizzazione della tecnica e dell’Intelligenza Artificiale, attacco alla transizione energetica ed ecologica giusta basata sulle rinnovabili al 100%. L’energia nucleare è parte delle attuali “politiche hard”, delle politiche dure che sono parenti strette delle politiche di riarmo convenzionale e nucleare e dell’industria militare.

Per questo la Cremona democratica e più sensibile alla giustizia ambientale e alla giustizia sociale si deve muovere per tempo e cercare di contrastare le mosse irresponsabili dei diversi sostenitori dell’”ideologia nucleare” che già hanno candidato il nostro territorio ad accogliere gli SMR, Small Modular Reactors, piccoli reattori nucleari di terza generazione, ancora a fissione, ancora raffreddati ad acqua, ancora insicuri. Come tecnologia sono repliche in taglia minore degli EPR francesi di terza generazione plus che Berlusconi voleva acquistare nel 2011. La novità più evidente è che gli SMR sono modulari, possono essere prodotti in serie dall’impresa costruttrice e poi trasportati in loco; ogni modulo può avere una potenza di 300 MW e può essere collocato presso il polo industriale che lo richiede contando che la taglia ridotta impaurisca meno la popolazione circostante. Ansaldo Nucleare ci sta già lavorando sul versante produzione mentre Leonardo ed Enel stanno stringendo accordi con Edison, EDF francese, Westinghouse. La novità più nascosta o meno evidente è che questa volta saranno le imprese private più energivore ad avviare le procedure per acquistare e collocare questi impianti modulari al servizio delle proprie attività, naturalmente utilizzando incentivi pubblici. 

Dal canto suo il Governo Meloni ha predisposto da un anno una “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile” che secondo il Ministro Pichetto Fratin nasce dall’idea di “evitare in ogni modo posizioni ideologiche preconcette”, probabilmente quelle critiche di chi non è d’accordo,  visto che lo stesso Ministro dichiara ufficialmente che è in corso di definizione “una Roadmap temporale per l’abilitazione della fonte nucleare” e che “alla Piattaforma stanno partecipando Stakeholders nazionali impegnati nel campo dell’energia nucleare tra cui aziende, industrie, Università ed Enti regolatori, Istituti di ricerca e Associazioni di categoria, coprendo tutti i principali settori del nucleare”.

Praticamente hanno già deciso che quella è la strada da percorrere, però, per carità, loro non sono “ideologici” mentre lo sarebbero quelli che sostengono che gli SMR di terza generazione, cioè i reattori delle piccole centrali nucleari attualmente proposte, non sono né sostenibili né sicuri, visto che i reattori nucleari di quarta generazione, magnificati dalla propaganda governativa come innovativi, sono comunque ben al di là da venire.  Ma allora perché non aspettarli? Perché tanta fretta di rientrare nel nucleare con una tecnologia in via di superamento?

Per l’ambizione di rientrare nel club degli Stati che si ritengono più potenti perché dotati di una propria industria nucleare, per limitare la velocità di diffusione e l’espansione delle energie rinnovabili sottraendo loro una parte dei finanziamenti pubblici, per aprire la strada alle possibili evoluzioni della tecnologia nucleare ma con esperienze già avviate anche a costo di farle sulla pelle dei territori usati come cavie e magari compensati “monetizzando il rischio” di incidenti gravi o addirittura quello di attacchi terroristici, come avvenuto per il Comune di Caorso. Viene definita “staffetta nucleare”: intanto si impongono ai territori SMR di terza generazione, poi si vedrà quando e come sostituirli con reattori nucleari migliori e sperabilmente più sicuri una volta consolidata l’esperienza della dipendenza dal nucleare.

Cremona vicina al Po, con un’area industriale che va dalla Tamoil fino al Porto canale e al polo siderurgico, è tra le candidature più probabili per uno o due moduli di SMR di terza generazione, reattori nucleari di piccola taglia sempre a fissione e raffreddati ad acqua.

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Ripetiamolo: questo tipo di reattore nucleare non è né nuovo, né sicuro, né sostenibile, utilizza ancora uranio come combustibile e produce scorie radioattive, ma è quello che può essere disponibile nei prossimi anni e tra l’altro in pochi esemplari e dunque assai costoso. Sono gli stessi sostenitori del nucleare ad affermare che sia in Italia sia a livello internazionale potrà tornare competitivo solo se verrà prodotto un numero consistente di nuovi reattori e se questi entreranno a far parte di un “sistema energetico composto da molte centrali nucleari”. Non solo: i sostenitori del nucleare affermano anche che quello “nuovo” è rappresentato da SMR di quarta generazione e dai modelli avanzati AMR, sempre di quarta generazione, che possono essere raffreddati con modalità diverse dall’acqua, potrebbero essere dotati di meccanismi di sicurezza intrinseca, però pronti dopo il 2040.

Pronti dopo il 2040? Lo affermano in modo ufficiale gli stessi esponenti del Governo Meloni e i tecnici che li affiancano: si vedano le dichiarazioni del Ministro Pichetto Fratin, di Daniela Gentile Amministratore Delegato di Ansaldo Nucleare, dei dirigenti del settore nucleare di ENEA entrata ufficialmente a far parte dell’Alleanza europea per i piccoli reattori nucleari. Si veda il recentissimo documento dello Studio Ambrosetti, sponsorizzato da Edison e Ansaldo, intitolato: “Il nuovo nucleare per cittadini e imprese. Il ruolo della decarbonizzazione, la sicurezza energetica, la competitività”. A pagina 19 trovate l’idea della “staffetta nucleare”.

 Per esperti del settore energetico e critici del ritorno al nucleare come  Nicola Armaroli, direttore di ricerca CNR e della rivista scientifica “Sapere”, o come Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e della rivista “QualEnergia”,  non è così scontato che i reattori di quarta generazione  saranno pronti tra 15 anni, potrebbe essere anche molto dopo, comunque chiaramente in ritardo  rispetto agli obiettivi europei e mondiali di contribuire alla completa decarbonizzazione entro il 2050 e quantitativamente poco incisivi nel ruolo reale che potranno giocare nella lotta ai cambiamenti climatici.

Secondo Silvestrini basta guardare i dati ufficiali a livello mondiale: il contributo in energia elettrica fornito dalle centrali nucleari è passato dal 18% di vent’anni fa al 9% attuale, dunque il trend è chiaramente negativo.

Secondo Nicola Armaroli “Oggi esistono oltre 80 tipi di reattori SMR, che differiscono per il sistema di raffreddamento, il combustibile, i sistemi di sicurezza. In gran parte sono progetti di ricerca scientifica e tecnologica ben lontani da applicazioni commerciali. Se un giorno questa tecnologia sarà utilizzata su larga scala, per ragioni economiche non ci dovranno essere più di due o tre tipi di reattori. In Italia si parla molto di SMR di quarta generazione raffreddati a piombo fuso e alimentati a plutonio proveniente dalle scorie dei reattori convenzionali. Spesso questa soluzione viene data per pronta, anche da autorevoli esponenti politici. Ma per ora si tratta solo di un progetto ancora in fase di ricerca e lontano dall’impiego commerciale.” (Energia per l’astronave Terra, Chiamata finale, quarta edizione, Zanichelli).

Insomma quella del nucleare è una strada sbagliata, una illusione se non un inganno. L’impegno delle nostre associazioni è quello di alimentare il dibattito pubblico in modo trasparente e contribuire a chiarire sempre di più i temi legati ai costi economici, alla sicurezza, alla democrazia, alla ricerca sulla fusione, al destino delle scorie nucleari. Così come nel forte conflitto politico che si delinea va rilanciata l’alternativa sia al nucleare da fissione sia alle fonti fossili. In questa prospettiva va segnalata a livello nazionale la “Coalizione 100% Rinnovabili Network” di cui fanno parte organizzazioni sindacali come la Cgil, associazioni come l’ARCI, Legambiente, ISDE-Medici per l’Ambiente. Così come è importante il “Libro Bianco” degli Stati generali dell’Azione per il Clima pubblicato in dicembre con le sue 33 Proposte Strategiche.

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