Idrogeno: le linee guida USA e la sfida per l’Europa | Articoli

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Gli Stati Uniti guidano la transizione energetica con miliardi di incentivi per l’idrogeno pulito e regole chiare per favorire l’industria. L’Europa risponde con iniziative come la Banca Europea dell’Idrogeno e fondi nazionali, ma serve maggiore coesione per competere. Questo confronto evidenzia la necessità di strategie ambiziose per un futuro energetico sostenibile e competitivo.

Premessa: la corsa all’idrogeno

Mentre gli Stati Uniti si avvantaggiano dalla crisi energetica europea causata dalle guerre che la coinvolgono, in particolare tra Russia e Ucraina, intensificando le esportazioni di gas naturale verso il Vecchio Continente, stanno contemporaneamente costruendo le basi per un futuro energetico più sostenibile.

La decisione dell’amministrazione Biden di destinare miliardi di dollari a sussidi per la produzione di idrogeno pulito non è solo una mossa ambientale, ma anche un chiaro esempio di visione strategica. Questo approccio dimostra come sia possibile coniugare necessità economiche immediate con investimenti strutturali per il lungo termine.

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Si apre quindi una corsa tra USA ed Europa su chi saprà sfruttare al meglio la risorsa dell’Idrogeno.

Anche l’Unione Europea ha infatti riconosciuto l’idrogeno come un elemento chiave nella transizione verso un’economia a emissioni zero, integrandolo nel Green Deal Europeo. Per sostenere lo sviluppo di questo settore, l’UE ha varato diverse iniziative, combinando fondi a livello comunitario e incentivi specifici implementati dagli Stati membri.

Tra le iniziative principali, spicca la creazione della Banca Europea dell’Idrogeno, annunciata dalla Commissione Europea con una dotazione iniziale di 800 milioni di euro. Questo fondo, derivante dai proventi dello scambio di quote di emissione attraverso il Fondo per l’innovazione, mira a sostenere la produzione di idrogeno rinnovabile in Europa, incentivando progetti su larga scala che possano accelerare la transizione energetica.

Un’altra misura significativa è rappresentata dai Progetti Importanti di Comune Interesse Europeo (IPCEI), che coprono l’intera catena del valore dell’idrogeno. La Commissione ha approvato fino a 6,9 miliardi di euro di aiuti di Stato per progetti che spaziano dalla produzione alle infrastrutture di trasporto e stoccaggio, promuovendo innovazione e competitività.

Queste iniziative centrali forniscono una base solida per la crescita del settore, ma l’UE lascia agli Stati membri l’attuazione di misure specifiche, spesso cofinanziate dai fondi comunitari.

Un esempio significativo è il regime italiano da 450 milioni di euro approvato dalla Commissione per incentivare la produzione di idrogeno rinnovabile. Questo intervento si inserisce nell’ambito del piano industriale del Green Deal e mira a sostenere sia la transizione ecologica sia lo sviluppo di un settore industriale strategico.

Sebbene l’Europa stia muovendo passi concreti nella promozione dell’idrogeno, la combinazione di iniziative comunitarie e incentivi nazionali solleva la necessità di una strategia ancora più integrata.

La creazione di un sistema di incentivi federali direttamente emanati dall’Unione Europea potrebbe rappresentare un salto di qualità, garantendo maggiore uniformità e stimolando lo sviluppo di un mercato comune dell’idrogeno.

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La rivoluzione dell’idrogeno: il modello americano

Secondo un articolo del New York Times del 3 gennaio 2025, scritto da Brad Plumer e intitolato “After Fierce Lobbying, Treasury Sets Rules for Billions in Hydrogen Subsidies”, il governo statunitense ha pubblicato le tanto attese linee guida definitive per accedere ai sussidi fiscali destinati alla produzione di idrogeno “pulito”.

Con un sistema di incentivi fiscali che potrebbe raggiungere decine di miliardi di dollari nel prossimo decennio, l’obiettivo è chiaro: creare un’industria capace di decarbonizzare settori cruciali come la produzione di acciaio, fertilizzanti, trasporti pesanti e stoccaggio energetico.

Plumer evidenzia come il piano preveda incentivi per la produzione di idrogeno tramite tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico, o energia nucleare. A oggi, la maggior parte dell’idrogeno viene prodotta da gas naturale, un processo altamente inquinante. La svolta americana punta a cambiare radicalmente questo paradigma, rendendo l’idrogeno un alleato della sostenibilità.

   

Le nuove regole: flessibilità e pragmatismo

Le linee guida definitive, frutto di un lungo processo di consultazione con oltre 30.000 commenti pubblici, introducono misure che bilanciano l’esigenza di sostenere il settore emergente con la necessità di mantenere alti standard ambientali.

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Flessibilità temporale: i produttori avranno fino al 2030 per adeguarsi agli standard più rigorosi, che richiedono l’utilizzo di energia rinnovabile su base oraria.

Utilizzo di risorse alternative: viene incentivato l’uso di metano recuperato da fonti come discariche o miniere, evitando che venga disperso nell’atmosfera.

Supporto al nucleare in difficoltà: centrali nucleari economicamente svantaggiate potranno accedere ai sussidi se coinvolte nella produzione di idrogeno.

Integrazione regionale: stati come California e Washington, già impegnati nella transizione verso l’energia pulita, beneficeranno di agevolazioni aggiuntive.

Come sottolineato nell’articolo, “Clean hydrogen can play a critical role decarbonizing multiple sectors across our economy, from industry to transportation, from energy storage to much more,” ha dichiarato David Turk, vice segretario dell’Energia degli Stati Uniti.

 

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Un’opportunità per l’Europa: incentivi federali e visione condivisa

La strategia americana offre un modello di pragmatismo e lungimiranza da cui l’Europa può trarre ispirazione. Gli incentivi federali rappresentano una leva chiave per accelerare la produzione di idrogeno: l’Unione Europea potrebbe cogliere questa occasione per introdurre i primi bonus a livello comunitario, superando la frammentazione tipica degli interventi nazionali.

Un’iniziativa europea condivisa non solo rafforzerebbe il mercato interno e migliorerebbe la competitività globale, ma invierebbe anche un chiaro segnale politico e industriale: l’Europa è pronta a guidare la transizione energetica. Creare un sistema centralizzato di incentivi significherebbe inoltre promuovere l’equità tra gli Stati membri, riducendo il divario tra Paesi più avanzati tecnologicamente e quelli ancora in fase di sviluppo energetico.

   

Guardare al futuro con pragmatismo e ambizione

La scelta degli Stati Uniti di puntare sull’idrogeno dimostra che è possibile pianificare una transizione energetica senza compromettere la competitività economica. Grazie a incentivi mirati e a regole flessibili ma rigorose, l’amministrazione Biden nei suoi ultimi giorni di attività sta gettando le basi per un’industria che potrebbe trasformare il panorama energetico globale.

L’Europa, se vuole essere protagonista in questa transizione, deve agire con altrettanta determinazione. Introdurre incentivi europei federali, sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie avanzate e favorire una collaborazione tra pubblico e privato sono passi essenziali. Solo così il continente potrà garantire un futuro sostenibile e competitivo, affrontando con successo le sfide globali della decarbonizzazione e dell’indipendenza energetica.



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