NON È QUESTIONE DI COSTI DI PATENTI. È UNA QUESTIONE DI DIGNITÀ – Uil Trasporti Sardegna

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In relazione alle recenti dichiarazioni, alla stampa, dell’Assessora al Lavoro, Desiré Manca, riguardanti l’approvazione di una misura sperimentale destinata a finanziare il conseguimento delle patenti superiori per affrontare la carenza di autisti in Sardegna, esprimiamo la nostra profonda perplessità e preoccupazione.

“Labor improbus omnia vincit?”

No, non è la fatica acritica che risolve le criticità di un settore, ma l’adozione di politiche in grado di garantire dignità e valorizzazione del lavoro. La misura proposta dall’Assessora ignora le radici del problema e manca di una visione sistemica: la difficoltà di trovare personale non deriva dai costi delle patenti, bensì da condizioni lavorative insostenibili retribuite in maniera misera che rendono questo mestiere poco attrattivo e impraticabile nel lungo periodo.

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Le criticità del nostro lavoro

Le retribuzioni non adeguate poiché un lavoratore neoassunto percepisce uno stipendio di 1.500 euro mensili lordi (come da CCNL), cifra che dopo 22 anni di servizio sale a malapena a 1.850 euro, sempre lordi. Questi importi sono lontani dal compensare le responsabilità di una professione che richiede precisione, prontezza e resistenza fisica e mentale. È il mestiere che presenta, più di tutti, il rischio di fenomeni di burnout, con oltre il 60% dei lavoratori coinvolti.

Il Part-time imposto dove in molte aziende, come ARST SpA, i nuovi assunti sono spesso inquadrati con contratti part-time che li costringono a nastri lavorativi di 9-10 ore giornaliere per una retribuzione netta di poco superiore ai 1.000 euro, se non meno. È un sistema che, oltre a creare disparità economiche, rende impossibile pianificare una vita familiare o personale dignitosa.

I turni usuranti e irregolari dove gli orari di lavoro prevedono sveglie alle prime ore del mattino, turni serali e riposi ridotti. Si passa da un turno alle 3:30 del mattino a uno che termina oltre la mezzanotte, limitando un adeguato recupero psicofisico e aumentando il rischio di incidenti. Senza contare che, in molte aziende, il proprio turno di lavoro lo si conosce con precisione solo 48 ore prima, sebbene siano presenti i mensili con le rotazioni ma che, per esigenze di servizio, possono essere modificati all’ultimo. Come organizzare una serata con i figli? Come organizzare una visita medica importante?

Le responsabilità non tutelate perché gli autisti devono garantire la sicurezza di passeggeri e mezzi, affrontando al contempo situazioni di inciviltà, comportamenti violenti o maleducati e pericoli su strada, spesso senza il supporto necessario da parte delle istituzioni e senza la benchè minima possibilità di sfogarsi con qualcuno. Abbiamo prove che il 45% dei conducenti di linea in Sardegna si fa seguire da psicoterapeuti o psicologi per tutto ciò che subiscono in servizio o, addirittura, nel tragitto casa lavoro se indossano la divisa.

I nastri orari estenuanti perché, sebbene il tempo effettivo di guida sia limitato a 6 ore e mezza, le pause obbligatorie possono estendere la giornata lavorativa fino a 12 ore, trasformando il lavoro in un impegno totalizzante e alienante ove per tutte quelle ore si porta addosso la divisa e, di fatto, non si “stacca” mai. E se queste sono le criticità, tipiche delle 5 aziende “pubbliche” del TPL in Sardegna, la situazione diventa ancora più critica nelle aziende private. Qui, i nastri lavorativi, a causa del gap normativo presente nello stesso contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL), sono differenti in peius, con lavoratori impegnati anche 15/16 ore nella stessa giornata (con turni spezzati mattina – sera).

Una strategia già fallita altrove

L’incentivo al conseguimento delle patenti superiori non è una soluzione innovativa. In altre regioni d’Italia, misure analoghe si sono dimostrate inefficaci. Non è il numero di persone qualificate a mancare, ma la loro disponibilità ad accettare condizioni di lavoro precarie e sottopagate. Questo è confermato dalle graduatorie pubbliche di CTM, ASPO Olbia, ATP Nuoro dove, molte rinunce si verificano quando vengono recepiti i dati di stipendi e di carico di lavoro. O in ARST ove le proposte sedi di lavoro sono, oltre che ormai solo parttime, spesso a centinaia di chilometri da casa e costringono padri di famiglia a dover decidere se prendere casa in affitto o stare coi propri figli. In questo contesto, la scelta di destinare oltre un milione di euro all’abbattimento dei costi per le patenti rappresenta un palliativo che non affronta il cuore del problema. Non si può risolvere la carenza di personale ignorando la qualità della vita e del lavoro di chi è già nel settore.

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Domande aperte

Perché le parti sociali non sono state consultate nella progettazione di questa misura? È evidente che la conoscenza diretta delle dinamiche lavorative degli autisti avrebbe potuto orientare l’allocazione dei fondi pubblici verso interventi più utili e mirati. Chi può accettare un lavoro con nastri di questo tipo per uno stipendio anche di soli 1.100 euro e sentirsi poi obbligato ad effettuare straordinari per “arrotondare”? Ci chiediamo se, ad esempio, sia giusto continuare a scaricare il costo del CQC obbligatorio sui lavoratori, quando questo certificato è imprescindibile per svolgere la loro attività. Sebbene alcune aziende forniscano rimborsi per i rinnovi, tante altre lasciano il lavoratore a sostenere la spesa in autonomia pena porlo in aspettativa obbligatoria senza paga.

Proposte per un cambiamento reale

Sebbene non siamo stati coinvolti nell’abile progettazione fallimentare dell’Assessora, ci preme dire quali sarebbero state le nostre proposte. Proposte che, se realizzate, sarebbero di attrazione a questo mestiere.

  • Agevolazioni per il CQC obbligatorio: Attualmente il costo di questo certificato, come detto, è interamente a carico dei lavoratori (tranne dove sono previsti specifici accordi di II livello). Perché non destinare i fondi disponibili a coprire o ridurre tale spesa, garantendo così un reale incentivo per chi desidera intraprendere questa carriera?
  • Adeguamento delle indennità: Festivi, straordinari, maggiorazione sui nastri e indennità specifiche (per la guida di filobus o autosnodati) devono essere rivalutati per riflettere il reale sacrificio richiesto agli autisti. Ad esempio, un incremento sostanziale delle indennità per i turni notturni e festivi nonché la somministrazione di un buono pasto giornaliero, rappresenterebbe un riconoscimento concreto del loro impegno.
  • Contratti a tempo pieno: Il part-time deve essere una scelta volontaria e non una condizione imposta. Inoltre, le soste inoperose nei depositi devono essere ridotte per garantire maggiore efficienza e rispetto del tempo lavorativo.
  • Miglioramento delle condizioni lavorative: Turni più regolari, disposizione degli stessi nelle fasce mattinali o serali e non alle 24 ore, maggiori pause tra un turno e l’altro e una gestione più equa dei carichi di lavoro sono misure indispensabili per ridurre lo stress e aumentare la soddisfazione dei lavoratori.
  • Coinvolgimento delle parti sociali: Qualsiasi intervento normativo o organizzativo deve prevedere un dialogo costante con i rappresentanti dei lavoratori, al fine di garantire che le decisioni siano basate su una comprensione autentica delle loro necessità perché altrimenti, come in questo caso, pare di leggere che la soluzione alla febbre sia l’uso di acqua e limone anziché l’uso di un antipiretico.

“Fiat iustitia, ruat caelum”. “La giustizia sociale è il pilastro di un sistema funzionante”. Il trasporto pubblico può garantire un servizio di qualità solo se chi ne è il fulcro, gli autisti, è trattato con dignità, rispetto e adeguata retribuzione. Continuare a ignorare le istanze dei lavoratori non farà che aggravare la crisi in corso. Nei tempi a venire nessuno svolgerà più questo lavoro e la colpa sarà solo della politica inadeguata a capire, ancora una volta, il malessere del proprio popolo.

 

Il Coordinatore Regionale TPL

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Nicola Contini



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