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L’ex presidente della Regione intervistato dall’AdnKronos interviene sulla decadenza della governatrice M5S: “Metodi degni di un goldoniano Truffaldino”

“Sotto il profilo politico questa vicenda sgretola definitivamente la narrazione autoreferenziale dell’asserito primato della competenza, delle capacità e della legalità della presidente Todde e del M5S rispetto agli altri partiti”. L’ex presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, in carica dal 20 marzo 2019 al 20 marzo 2024, fa sentire la sua voce dopo il terremoto in Regione che ha investito chi ha preso il suo posto alla guida dell’isola, la pentastellata Alessandra Todde. L’ex senatore leghista del partito sardo d’Azione, che non è stato ricandidato per lasciare il posto al meloniano Paolo Truzzu, non nasconde la sua preoccupazione, nel corso di una intervista all’AdnKronos.

“Se fosse confermato il tentativo di aggirare i rilievi della Commissione Elettorale di garanzia con la commistione tra finanziamenti e spese del candidato, del partito e delle liste del movimento, con ampie zone grigie, e la difformità tra spese realmente effettuate e dichiarate, ci troveremmo di fronte a metodi degni di un goldoniano Truffaldino“, sottolinea il 50enne politico cagliaritano. “Ed anche in questo caso parrebbe lecito domandarsi se questi stessi metodi non siano applicati nel governo del quotidiano, nei tanti procedimenti amministrativi in capo alla Regione a guida pentastellata”, è il dubbio che avanza Solinas.

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Il cagliaritano entra nel merito ‘tecnico’ della vicenda: “Sotto un profilo squisitamente giuridico le leggi applicate al caso, proprie della materia elettorale, rappresentano lex specialis ed in quanto tali in esse va ricercata la disciplina complessiva. Pertanto, la mancata designazione del mandatario elettorale e la conseguente impossibilità di ricevere e spendere fondi e tanto meno di certificarne la regolarità è sanzionata con la decadenza ope legis”, è il suo ragionamento. Per Solinas quindi “a nulla vale sostenere che sia sanzionata la mancata presentazione del rendiconto mentre un rendiconto la Todde lo avrebbe presentato a sua firma. Infatti, tale documento non ha alcun valore in quanto la norma prescrive il deposito di un rendiconto nelle forme di legge e cioè redatto e sottoscritto da un mandatario elettorale. In questo caso, non essendo stato nominato per tempo il mandatario, non è in alcun modo sanabile ipso iure, a posteriori, la presentazione nei termini di un valido rendiconto”.

Solinas ricorda che “la disciplina del 1993, figlia del clima di Tangentopoli, fu molto rigida ed esigente in materia di spese elettorali ed introdusse un organo collegiale ad hoc -la Commissione elettorale di Garanzia, composta in maggioranza da togati- per il controllo e l’accertamento delle violazioni. Non si deve confondere questa ineleggibilità con le altre cause di ineleggibilità e/o incompatibilità disciplinate specialmente in altre leggi il cui apprezzamento e valutazione a seguito di azione popolare sono riservati al Tribunale Ordinario”.

“In questo caso specifico, la legge prevede puntualmente che la Commissione Elettorale di Garanzia accerti ‘in modo definitivo’ la violazione -dice ancora il leghista sardo-. Tale accertamento determina la decadenza e non è impugnabile ulteriormente altrove. La norma prevede infatti che siano impugnabili solo le sanzioni pecuniarie. Peraltro, essendo pacificamente esclusa da una giurisprudenza costante, al contrario di quanto accade per Camera e Senato, l’autodichia in capo al Consiglio regionale, il presidente dell’Assemblea sarda non potrà che comunicare all’Aula quanto prima la presa d’atto della decadenza. In quello stesso momento, in forza del principio del ‘simul stabunt aut simul cadent’ introdotto con l’elezione diretta, si determinerà la decadenza automatica dell’intero Consiglio Regionale”.

Solinas vede di fronte “uno scenario complesso” perché “la Sardegna non ha una legge statutaria vigente e il caso di scioglimento anticipato del Consiglio per via della decadenza non è disciplinato esplicitamente dall’ordinamento regionale. Certamente chi viene dichiarato decaduto non può continuare nell’esercizio dei poteri in regime di prorogatio neppure per l’ordinaria amministrazione e la convocazione dei comizi elettorali. Restano solo alcune ipotesi, ma io ritengo personalmente che, per analogia, si debba fare riferimento all’art. 50 dello Statuto speciale, norma di rango costituzionale, che prevede con il decreto di scioglimento del Consiglio la nomina di ‘una Commissione di tre cittadini eleggibili al Consiglio regionale, che provvede all’ordinaria amministrazione di competenza della Giunta ed agli atti improrogabili, da sottoporre alla ratifica del nuovo Consiglio. Essa indice le elezioni, che debbono aver luogo entro tre mesi dallo scioglimento. Il nuovo Consiglio è convocato dalla Commissione entro venti giorni dalle elezioni’.

“In definitiva, rimane comunque un dato: il dilettantismo, l’approssimazione e l’incompetenza di una presidente, del suo staff raccogliticcio e del M5S condannano la Sardegna ad un caos istituzionale senza precedenti nella storia autonomistica. Credo che tutte le forze democratiche, civiche, autonomiste e sardiste dovrebbero riflettere su questo punto, da sinistra a destra, e valutare l’opportunità di risanare al più presto con nuove elezioni senza inutili dilazioni un vulnus istituzionale di metodi e slogan che non appartengono alla normale e positiva dialettica tra parti introdotto da chi ha finalmente gettato la maschera e rivelato l’insofferenza verso le tanto brandite regole, evidentemente solo per gli altri”, conclude. (di Francesco Saita)



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