Rastrelli, per il “sultano” De Luca legislatura destinata a finire nel fallimento

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“In un crescendo intollerabile di impudenza istituzionale, il presidente De Luca e la sua maggioranza fanno strame, ogni giorno di più, della Costituzione, della legge e dei regolamenti”. Non ha peli sulla lingua il senatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli. “Dapprima De Luca impone al Consiglio regionale, in aperta violazione di una legge dello Stato e dei precetti costituzionali, – spiega – una indegna legge ad personam per ambire ad un terzo mandato che è solo l’ultima illusione del cigno morente. In parallelo, la sua maggioranza in Consiglio regionale, del tutto asservita ai suoi voleri, approva quella norma in una seduta irregolarmente convocata, in palese violazione del Regolamento interno, perché coincidente con la trattazione del documento di economia e finanza regionale”. “Una fallimentare legislatura regionale è così destinata a terminare nel più assoluto disonore”, conclude il senatore Rastrelli.
Alle regionali in Campania mancano ancora una manciata di mesi, ma la questione del terzo mandato è centrale da tempo. Un dibattito che riguardava anche il resto del Paese, visto che altri ‘governatori’ di primo piano nelle strategie politiche dei maggiori partiti erano in ballo, ma che ora sembra concentrarsi sulla figura di Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania, fin dalla sua rielezione, non ha mai nascosto di voler ‘allungare’ di cinque anni il suo mandato già decennale, e, mattoncino su mattoncino, in questa e nell’altra legislatura ha costruito le condizioni che ha suo avviso potevano bypassare un principio stabilito dalla legge nazionale.
Fino al 5 novembre scorso, quando, il consiglio regionale ha approvato con 34 voti favorevoli, 16 voti contrari, e un astenuto la proposta di legge ‘Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di Presidente della Giunta regionale, in recepimento dell’articolo 2, comma 1, lettera f) della legge 2 luglio 2004, n. 165’, cosiddetta “terzo mandato”.
Il testo legislativo è stato approvato con il voto favorevole dei gruppi della maggioranza di centrosinistra e della consigliera Valeria Ciarambino (gruppo misto), quelli contrari del centrodestra, del Movimento 5 Stelle, della consigliera Maria Muscara’ (gruppo misto) e l’astensione della consigliera Bruna Fiola (Pd). Per Palazzo Chigi, una norma regionale in contrasto con la Costituzione, con un “principio uniforme e inderogabile su tutto il territorio nazionale”, e, se viene meno in una regione “sacrifica una istanza unitaria”.
Così a Palazzo Santa Lucia a Napoli, sede della giunta regionale, arriva venerdì scorso una richiesta di chiarimenti del governo, che entro il 10 gennaio prossimo dovrà decidere se fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la decisione del consiglio regionale campano.
La diatriba tra governo e De Luca gira intorno a un unico punto: il divieto di terzo mandato si applica dal 2004, anno in cui è stata approvata la legge specifica, o era necessario che le singole Regioni la recepissero?
Ma facciamo un passo indietro. Le elezioni regionali sono l’ultimo appuntamento elettorale di peso prima delle politiche. Sei regioni andranno al voto in questo 2025, con due governatori in scadenza che tengono sulle spine il centrosinistra e il centrodestra: il campano Vincenzo De Luca, del Pd, e il veneto Luca Zaia, della Lega.
Tiene banco, in particolare, la vicenda dell’ex sindaco di Salerno. De Luca, infatti, ha già ingaggiato una battaglia con la segretaria del suo partito, facendo approvare una legge regionale che gli consente di puntare al terzo mandato, malgrado Elly Schlein gli abbia ripetuto che non intende ricandidarlo.
A sua volta, il centrodestra campano intanto non sta con le mani in mano. E si rivolge al Tar, non sullo specifico della legge regionale votata, puntando invece l’attenzione sulla seduta dell’Aula, che chiede venga annullata perché illegittima. Annullamento che di fatto comporta la decadenza di tutti gli atti compiuti quel giorno dall’assemblea, compreso il voto sul terzo mandato.
La presentazione del ricorso, proposta dal capogruppo della Lega, Severino Nappi, e condivisa da tutti i consiglieri regionali del centrodestra (Carmela Rescigno, Aurelio Tommasetti, Antonella Piccerillo, Alfonso Piscitelli, Maria Muscara’, Cosimo Amente, Raffaele Maria Pisacane, Stefano Caldoro, Nunzio Carpentieri, Francesco Cascone, Livio Petitto e Massimo Grimaldi), da’ inizio a una battaglia di carte bollate, e ha alla base della nostra richiesta “la palese violazione e la falsa applicazione della legge in materia di regolamento interno del Consiglio regionale della Campania, oltreché’ degli articoli 3 e 97 della Costituzione”. Gli avvocati Sergio Santoro, Antonio Sasso e Vincenzo Prisco chiedono ai giudici amministrativi campani l’accertamento dell’illegittimità e il conseguente annullamento “dell’atto con cui il Consiglio Regionale della Campania è stato convocato onde procedere alla trattazione di provvedimenti diversi rispetto agli atti di programmazione economico-finanziaria; delle deliberazioni adottate dal Consiglio Regionale della Campania; di tutti gli atti istruttori, preparatori e/o presupposti rispetto a quelli sopra elencati”.
Il centrodestra, già a inizio seduta il 5 novembre scorso, aveva posto la pregiudiziale per una convocazione per questioni diverse dall’esame della legge di Bilancio, mentre il Regolamento in vigore stabilisce che “nei giorni lavorativi antecedenti le sessioni (di Bilancio ndr) non si svolgono altre sedute del Consiglio, salvo che per la trattazione di provvedimenti urgenti e indifferibili”, come ribadisce il ricorso.
A sua volta, Il governo potrebbe impugnare la legge sul terzo mandato anche se la Corte Costituzionale difficilmente riuscirà a pronunciarsi prima delle elezioni regionali. Questo significa che Vincenzo De Luca sarà candidabile, con il rischio concreto”, nel caso vinca le elezioni, “che a distanza di pochi mesi gli eletti delle sue liste possano essere dichiarati decaduti”.
Schlein dovrà risolvere il nodo giocando in casa, senza aspettare l’aiuto esterno. Per la segretaria il problema non è solo intestino, non riguarda esclusivamente il muro contro muro con De Luca e il rischio di trovarlo in corsa contro il candidato “ufficiale” del centrosinistra.
La questione riguarda anche il faticoso cammino di costruzione del campo largo. Per la successione di De Luca, infatti, circola da tempo il nome di Roberto Fico, del M5s. L’indicazione dell’ex presidente della Camera potrebbe essere un tassello dell’accordo di coalizione con il M5s, in vista di un’alleanza nazionale per le politiche del 2027, quando ci sarà da contendere il governo al centrodestra di Meloni.