Visita pastorale: incontro con la comunità parrocchiale di Mater Ecclesiae | Arcidiocesi di Sassari

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Domenica 5 gennaio, al termine della Celebrazione eucaristica, l’arcivescovo Gian Franco ha incontrato la comunità parrocchiale di Mater Ecclesiae intrattenendo un dialogo con i presenti.

Di seguito si riporta l’intervento dell’Arcivescovo.

«Innanzitutto, grazie a don Massimiliano, a tutti i collaboratori da lui menzionati e a ciascuno di voi. Il senso della Visita pastorale, come abbiamo detto anche ieri sera, è quello di un incontro con la comunità di fede, la comunità credente. Non perché questo escluda gli altri, ma proprio perché la comunità credente si interroghi sempre più su quale sia la sua missione, il suo compito, la sua vocazione. Per me è importante ascoltare le narrazioni pastorali delle nostre parrocchie. Molti di voi sono presenti e partecipano attivamente al cammino che, in questi anni, abbiamo intrapreso seguendo l’invito di Papa Francesco a promuovere un percorso di conversione pastorale, con l’obiettivo di scoprire un incontro nuovo e rinnovato con Gesù, nella gioia del Vangelo. Se ci chiedessimo quale sia il primo e fondamentale compito di una comunità parrocchiale, esso è proprio questo: l’incontro con Cristo. E dall’incontro con Cristo, cosa ne deriva? Non è un incontro che ci ripiega su noi stessi, ma un incontro che ci apre agli altri. Il Papa, infatti, ama utilizzare un’espressione precisa: “Chiesa in uscita”».

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Rivolgendosi ai bambini presenti, l’Arcivescovo ha domandato: «Bambini, secondo voi, cosa significa essere una Chiesa in uscita?» Poi, facendo sintesi delle risposte, ha detto: «Noi cristiani battezzati entriamo in chiesa e poi usciamo migliori: questa è una bella definizione. Quando venite in chiesa, desiderate diventarepiù buoni o rimanere sempre uguali? Immagino vogliate essere più buoni. E allora cosa intende dirci il Papa con l’espressione “Chiesa in uscita?”. Vuole dirci che questa bontà la dobbiamo portare fuori perché l’incontro con Gesù ci rende sempre migliori. Questa è la missione della Chiesa. Quando frequentiamo un buon ambiente, respiriamo un clima positivo, un clima sereno, e questo poi lo portiamo agli altri. Non basta essere cristiani rimanendo chiusi in chiesa. Bisogna amare gli altri, andare verso gli altri. Se venite in chiesa, partecipate alla Messa, ma poi non siete buoni a casa, a scuola o nella vita quotidiana, Gesù non è contento. Quindi è il momento in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte, a compiere il proprio impegno per crescere. Si diventa brave persone e ci si comporta da brave persone non solo in chiesa, ma ovunque.

La Chiesa in uscita, in sintesi, è questo: non chiudere il nostro essere cristiani dentro le pareti della chiesa. Questo compito Gesù l’ha affidato ai cristiani, a ogni battezzato, a ciascuno di noi. Oggi siete bambini, ma man mano che crescete, le cose cambieranno e dovrete assumere più responsabilità. Tuttavia, il compito di portare Gesù ovunque resta sempre valido. Vale in famiglia, nello sport, a scuola. Quando il Papa dice che tutta la Chiesa è chiamata a essere missionaria, significa questo. Non esiste un momento della vita in cui possiamo dire: “Ho fatto la mia parte, ho venti, trent’anni, mi costruisco una famiglia, sistemo la mia vita lavorativa, e poi basta”. Dicendo così, dimenticheremmo la nostra responsabilità.

Tutto il popolo di Dio è missionario. Anzi, il Papa dice una cosa importante: ciascuno di noi è una missione. Prima sono stati usati due termini che voglio riprendere. Uno è stato pronunciato dal parroco, il quale ha detto che non è un organizzatore di eventi: la parrocchia non è un’agenzia di eventi. Oggi sono molto di moda le agenzie di eventi. L’altro termine è stato utilizzato da una signora, che ha descritto la parrocchia con sintesi e precisione: molti di voi svolgono un servizio di animazione. Un luogo senza animazione è un luogo spento. Animare significa tenere viva una comunità, renderla vissuta.

La parrocchia è una realtà che deve essere vissuta. Domandiamoci: come animare le nostre parrocchie? Come renderle vive? Parlando con il parroco, è emerso che ci sono 15.000 abitanti in questa parrocchia e, dai dati ISTAT, la maggior parte sono battezzati. Ma dove sono? Dove sono i nostri fratelli e sorelle? Il Papa ci chiede di andare a bussare alle loro porte, non per fare proselitismo, ma per invitare, per contagiare con la gioia del Vangelo, per accogliere coloro che pensano che in parrocchia non ci sia spazio per loro, o che hanno perso o mai vissuto il senso della parrocchia.

Ogni Chiesa, ogni persona è una missione: ciascuno ha il compito di trasmettere la missione agli altri. Ricordate cosa dice Gesù ai discepoli prima dell’Ascensione? “Andate e portate a tutti il lieto annuncio”. La trasmissione della gioia del Vangelo e della fede passa attraverso noi.

Il Papa ci invita a superare la logica del gruppismo, di quel rimanere chiusi nei piccoli gruppi. Ecco, quindi, la necessità di risvegliare il senso di partecipazione. Come è stato detto, la Giornata Mondiale della Gioventù è stata una bella esperienza, sintetizzata con tre parole: unione, speranza, condivisione. Se l’abbiamo vissuta a Lisbona, perché non organizzare qualcosa di simile tra parrocchie vicine? Questo è il significato della Visita pastorale: promuovere una vita parrocchiale più viva e aperta».

Al termine dell’assemblea, nell’oratorio parrocchiale l’Arcivescovo ha partecipato a un momento di convivialità.

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