Africa che verrà, un continente in movimento, nell’ombra dei riflettori

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Con i riflettori dell’attualità sempre puntati sulle due sanguinose guerre in Ucraina e in Medio Oriente, rimangono spesso nell’ombra altri conflitti, certamente lontani dalle nostre frontiere, ma non per questo umanamente meno importanti e degni di attenzione internazionale. 

Aprire l’anno 2025 con uno sguardo attento anche sull’Africa e non solo sui conflitti, significa misurare quanto il nostro Pianeta abbia bisogno di pace, di rispetto delle sue risorse e di un più adeguato interesse per gli effetti climatici. L’Africa, infatti, secondo continente più grande e popoloso della Terra, si trova in una delicata fase di transizione politica, economica e di sviluppo che delineerà non solo il suo futuro, ma anche quello del mondo intero.

Per quanto riguarda i conflitti, si stima che in Africa si concentri la maggior parte dei conflitti nel mondo. Secondo un recente rapporto, sui 55 conflitti in corso, ben 26 Stati coinvolti sono in Africa, con un aumento degli sfollati interni triplicato negli ultimi 15 anni, passando da 10,2 milioni nel 2009 a 32,5 milioni nel 2023. Quasi l’80% di questi sfollati interni si trova essenzialmente in Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Nigeria ed Etiopia. Una percentuale che rappresenta anche la metà degli sfollati interni dell’intero Pianeta. 

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Fra i conflitti più violenti in corso, quello in Sudan è certamente il più dirompente. Scoppiata nell’aprile 2023 fra la potente milizia paramilitare “Forze di sostegno rapido” e le Forze armate sudanesi, è una guerra civile e fratricida che ha generato una delle peggiori crisi umanitarie di questi ultimi tempi, guerra che fino ad ora non ha concesso nessuna apertura diplomatica ad un possibile negoziato di pace da parte della comunità internazionale e in particolare ai tentativi proposti dalla Turchia e da una missione di pace dell’ONU. 

Ma l’Africa, continente con la crescita demografica più rapida al mondo e con una popolazione che oggi conta più di 1,4 miliardi di persone, deve affrontare anche sfide climatiche e di gestione delle risorse non indifferenti. Sebbene, nel suo insieme, sia il continente che emette una quantità relativamente ridotta di gas serra globali, (meno del 10%), è tuttavia, nella sua parte più centrale, l’area in cui la temperatura cresce più velocemente, alimentando la desertificazione, la perdita di terreni produttivi e zone spesso necessarie per l’equilibrio dell’intero Pianeta. Secondo un recente rapporto al riguardo, sarebbero più di 320 milioni le persone in Africa direttamente colpite dalla desertificazione, mentre, secondo altri rilievi, il deserto del Sahara, in alcune zone, avanzerebbe alla velocità di un chilometro all’anno, mettendo in pericolo le relative risorse naturali. 

Ed infine, l’Africa è anche il continente dalle ingenti risorse naturali con il 30% delle risorse mondiali. Oro, diamanti, petrolio e gas, litio, uranio, cobalto e altre terre rare rappresentano una ricchezza particolarmente ambita per lo sviluppo tecnologico del futuro e sulla quale hanno puntato gli occhi nuovi attori esterni, sempre più presenti sulla terra africana: Cina, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, mentre gli Stati Uniti cercano di ricuperare terreno, imprudentemente perduto.

Dal canto loro, i Paesi africani cercano di ampliare sempre più i loro partenariati con le potenze emergenti sopra citate e con i Paesi che progressivamente vanno a far parte dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa).

Il rapporto con l’Europa è purtroppo, sotto questo aspetto, in perdita di interesse, legato a quell’Occidente ritenuto egemone e contestato, percepito come ancora troppo legato a postumi neocoloniali e tuttora incapace di strutturare un dialogo basato sulla parità e il rispetto reciproco. È su questo piano che si giocherà infatti il futuro delle relazioni fra Europa e Africa, una grande sfida politica, economica e soprattutto di memoria storica. 



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