È NECESSARIO UN PIANO NAZIONALE PER SMALTIRE I RIFIUTI DEL SIN DI CROTONE

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di EMILIO ERRIGO – Una attenta riflessione tecnico-amministrativa, su come e dove distribuire la produzione delle energie rinnovabili in Italia, credo che sia un buon esercizio riflessivo che porterà sicuri benefici, non solo alle regioni più meridionali d’Italia, ma anche e soprattutto, alle regioni di confine geografico e politico, più a nord della Repubblica Italiana.

Siamo tutti consapevoli che le cause delle problematiche climatiche sono per lo più causate da un usi e abusi ambientali, che si sono fatti negli ultimi secoli, in danno dei territori, del mare, dei fiumi e laghi nazionali ed esteri.

Le non illimitate risorse ambientali, terrestri e marittime, comunque denominati, sia essi di origine fossili terrestri, minerarie sottomarine, biologiche, ittiche, impongono scelte e decisioni di politica economica protettiva, che finalizzi le azioni da intraprendere senza ritardi, verso la tutela, salvaguardia e protezione, dei beni ambientali, la biodiversità e gli ecosistemi a beneficio e per la soddisfazione dei bisogni delle presenti e future generazioni.

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Gli impegni internazionali pattizi e convenzionali, sottoscritti e ratificati, sia dagli Stati componenti la Comunità internazionale, che dagli Stati membri dell’Unione Europea, e conseguentemente dallo Stato Italiano, in aderenza ai principi e valori, espressamente previsti agli articoli 9, 10, 11, 32, 41 e 117 della Costituzione della Repubblica Italiana, devono essere onorati e osservati.

La corsa verso lo sfruttamento intensivo delle risorse ambientali dei Paesi e Regioni italiane, considerati economicamente più poveri del mondo e d’Italia, non è più da considerare possibile, e men che meno sostenibile.

Già alcuni Stati di confine d’oltralpe ad iniziare dalla vicina Svizzera, hanno intrapreso iniziative per la creazione di Parchi eolici e fotovoltaici, sui territori collinari, montani e alpestri, a ruota anche le Regioni d’Italia di confine o di frontiera nord del nostro Paese, non hanno altra scelta da fare diversa da quella di consentire la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici, nelle aree più idonee delle Alpi Liguri, Marittime, Cozie, Graie, Lepontine, Retiche e Giulie, diversificando ed eventualmente, estende i siti nei territori degli Appennini Regionali d’Italia.

Ogni regione italiana ed estera, entro il 2030-2050, dovrà essere autonoma e autosufficiente nella produzione di energia da fonti rinnovabili.

Pensare di rendere compatibili ai bisogni di tutti gli italiani i territori e i mari del Sud Italia non è una soluzione accettabile, a causa della già compromissione delle risorse un tempo disponibili e sfruttabili.

Il trasferimento delle industrie metallurgiche, petrolifere e chimiche nelle Regioni del Sud Italia, ha comportato danni rilevantissimi e irreversibili all’ambiente e alla salute pubblica. I tre Siti contaminati di Interesse Nazionale, di Crotone-Cassano-Cerchiara in Calabria, Augusta -Priolo-Melilli e Milazzo in Sicilia, e Taranto in Puglia, senza dimenticare quelli della Campania, Sardegna e Basilicata e gli altri Sin Nazionali, sono le evidenze più emblematiche della conseguente pericolosità di scelte ambientalmente azzardate e insostenibili per il Meridione d’Italia.

Pensare che la Calabria possa assolvere da sola tutte le necessità di conferimento, trattamento e smaltimento dei residui dei processi delle produzioni industriali e di consumo (rifiuti pericolosi e non pericolosi, con e senza Tenorm e Amianto), non è un ragionamento più accettabile e condivisibile, per assenza di impianti di destino finale, idonei al fine e bisogni delle industrie inquinanti.

Occorre pensare a un Piano Nazionale di Gestione dei RPPI (Residui Processi Produzioni Industriali), prevedendo uno o più impianti di conferimento e trattamento pubblici regionali per ogni Sin (Sito di Interesse Nazionale), tanto al fine di superare il momento di criticità nella gestione dei rifiuti pericolosi e non in Italia.

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Ora mi sia consentito dedicare una riflessione alla mia Calabria e in particolare alla Città e Provincia di Crotone, sinonimo di realtà ambientali di pregio internazionale, dove i territori e paesaggi appenninici dei tre Parchi Nazionali del Pollino, Sila e d’Aspromonte, costituiscono la fonte di benessere economico e psicofisico sia dei Calabresi e di quanti amano i boschi e gli ambienti incontaminati dei Parchi, mentre le rilevanti risorse idriche regionali, rappresentano la fonte primaria dell’energia idroelettrica non solo regionale.

Ora mi e chiedo dove sono andate a finire le enormi quantità di energia elettrica prodotta dalle Centrali Idroelettriche del Pollino e della Sila in Calabria, un tempo destinate per alimentare le attività produttive delle industrie metallurgiche di Pertusola, chimiche Agricoltura, Sasol e Fosfotec, ora tutte dismesse e non più funzionanti?

L’eolico e il fotovoltaico on-shore e off-shore, costituiscono assieme alle altre risorse energetiche rinnovabili presenti nella Provincia di Crotone, importanti attrattori di investimento per coloro che intendono localizzare nelle aree della Zes Unica del Sud ancora libere, le loro attività produttive, ricettive e di servizi turistici stagionali, nella considerazione che l’Antica Kroton rimarrà l’Area Archeologica della Magna Grecia più vasta d’Italia. (ee)

(Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, studioso di diritto dell’Ambiente è docente universitario di diritto internazionale e del mare , attuale Commissario straordinario del SIN di Crotone-Cassano e Cerchiara di Calabria)



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