La manifestazione per ricordare la strage di Acca Larentia si è svolta anche quest’anno tra le tensioni politiche e le polemiche. La vicenda, che risale al 7 gennaio 1978, ha segnato una delle pagine più buie degli anni di piombo in Italia. Quel giorno, in via Acca Larentia, a Roma, tre giovani militanti del Fronte della Gioventù furono uccisi in due distinti episodi di violenza. Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta vennero assassinati a colpi d’arma da fuoco da estremisti di sinistra mentre uscivano dalla sede del partito, mentre Stefano Recchioni perse la vita durante gli scontri con la polizia nelle ore successive.
La giornata di commemorazione ha preso il via alle 9:30 con la deposizione di una corona di fiori da parte di un rappresentante del Comune di Roma, l’assessore Giulio Bugarini, in rappresentanza del sindaco Roberto Gualtieri. Alle 10:00 è stato il turno del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e di alcuni giovani di Fratelli d’Italia, che hanno voluto ricordare i caduti con un breve momento di raccoglimento. Infine, alle 10:30, Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha scelto di commemorare in solitaria le vittime, lanciando poi un duro attacco al sindaco Gualtieri per la recente decisione di rimuovere la targa storica in ricordo degli eventi.
Manifestazione Acca Larentia, il ricordo della strage del 1978
La strage di Acca Larentia è uno degli eventi simbolo degli anni di piombo, un periodo caratterizzato da violenti scontri tra opposti estremismi politici. Il 7 gennaio 1978, Franco Bigonzetti, 20 anni, e Francesco Ciavatta, 18 anni, furono freddati davanti alla sede del MSI, in un’azione armata rivendicata da gruppi di estrema sinistra. La morte di Stefano Recchioni, 19 anni, colpito dalle forze dell’ordine durante una protesta successiva, aggravò ulteriormente il clima di tensione politica e sociale.
Ogni anno, questa data viene ricordata con cerimonie ufficiali e commemorazioni organizzate da movimenti e partiti di destra. La manifestazione del 2025 non ha fatto eccezione, radunando diverse personalità politiche e cittadini. La mattinata si è aperta con la deposizione della corona istituzionale, un gesto che ha voluto simboleggiare il ricordo condiviso delle giovani vittime, nonostante le inevitabili divergenze politiche.
Rocca contro Gualtieri
Il momento più controverso della giornata è arrivato durante la commemorazione personale di Francesco Rocca, avvenuta alle 10:30. Il presidente della Regione Lazio ha scelto di ricordare le vittime separatamente rispetto al gruppo istituzionale e ai rappresentanti del suo stesso partito. Durante un breve intervento ai giornalisti presenti, Rocca ha espresso critiche dure nei confronti del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, accusandolo di aver “offeso la memoria storica” per la decisione di rimuovere la targa commemorativa che da anni era presente in via Acca Larentia.
“La scelta di togliere quel simbolo è un errore che non possiamo accettare”, ha dichiarato Rocca. “Non si tratta di ideologia, ma di rispetto per i ragazzi che hanno perso la vita in un contesto drammatico. Oggi siamo qui non solo per ricordare, ma per ribadire che la memoria non può essere cancellata con un atto amministrativo”. Le parole di Rocca hanno alimentato le tensioni politiche, con reazioni contrastanti da parte delle istituzioni e degli esponenti di centrosinistra.
Le parole di Rampelli e la richiesta di una Commissione parlamentare
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, durante il suo intervento ha ribadito l’importanza di fare luce sulla strage di Acca Larentia e sul clima di odio che ha caratterizzato gli anni di piombo. “La strage di Acca Larentia è una ferita ancora aperta nella storia d’Italia. Le famiglie delle vittime e tutto il Paese hanno il diritto di conoscere la verità su ciò che accadde, sia nei minuti immediatamente successivi agli omicidi, sia nel contesto generale di quegli anni”.
Rampelli ha poi annunciato l’intenzione di proporre l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta: “Non possiamo lasciare che il tempo cancelli i contorni di questa tragedia. È necessario indagare non solo sugli esecutori materiali, ma anche sui mandanti e sul sistema che ha alimentato l’odio politico. Una Commissione d’inchiesta può finalmente restituire giustizia e accertare una verità storica su cui ancora aleggia troppa nebbia”.
Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione cultura della Camera, ha partecipato anch’egli alla commemorazione, sottolineando la necessità di una memoria condivisa e di una verità storica su quanto accaduto. “In ricordo della strage di Acca Larentia e le vittime del terrorismo Franco, Francesco e Stefano – rimasti ancora senza verità e giustizia – ho partecipato questa mattina, insieme alle istituzioni nazionali, locali e con i rappresentanti della Regione Lazio, alla commemorazione di quella tragica notte”, ha dichiarato Mollicone.
“Al tempo della giunta di centrodestra, su mia proposta, approvammo l’apposizione di una targa toponomastica per i tre ragazzi trucidati barbaramente a cui le amministrazioni successive del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, come dato di fatto, non hanno dato seguito”, ha continuato Mollicone. “Da sempre lavoriamo per avere una memoria nazionale condivisa degli Anni di Piombo e per arrivare ad una verità piena sugli assassini dei giovani militanti – di destra e di sinistra – e dei componenti delle forze dell’ordine. Ad esempio, dobbiamo continuare a fare luce sull’arma utilizzata per la strage di Acca Larentia che, come ha evidenziato l’avvocato Cutonilli esperto del tema, risulta essere la stessa Skorpion utilizzata per assassinare Ezio Tarantelli, sindacalista di sinistra, Lando Conti, ex sindaco repubblicano di Firenze, e Roberto Ruffilli, senatore democristiano, ma che, nel 1977, sparò nel nulla”, ha aggiunto Mollicone.
“Auspichiamo, in questo senso, l’approvazione delle Commissioni d’inchiesta presentate in I Commissione e la prosecuzione del lavoro che il Parlamento sta svolgendo in questi decenni – che ancora non è concluso – per fare luce sulla verità sul terrorismo e le stragi in Italia del secondo dopoguerra”, ha concluso il deputato di Fratelli d’Italia.
Il revisionismo della sinistra: una condanna alla pacificazione
L’assenza di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, alla manifestazione di Acca Larentia è emblematicamente significativa e, purtroppo, rappresenta uno dei tanti episodi che evidenziano un certo atteggiamento revisionista da parte di una parte della sinistra. Questo comportamento, purtroppo, ha spesso portato alla creazione di una “memoria selettiva”, dove le vittime di alcune ideologie vengono ricordate e onorate, mentre quelle che non si allineano al pensiero dominante sembrano essere rimosse o ignorate.
Il sindaco Gualtieri, non partecipando alla commemorazione, sembra dare implicitamente spazio a una narrativa che minimizza o ignora i crimini compiuti da gruppi di estrema sinistra. È significativo come, per alcuni, ci siano ancora morti di “serie A” e morti di “serie B”. Questo atteggiamento non favorisce la pacificazione del Paese, anzi, la ostacola. Non si può pretendere una riconciliazione se non si è disposti ad accettare la verità storica in modo completo, condannando tutti i crimini commessi durante gli anni di piombo, senza fare distinzioni tra vittime e carnefici in base alla loro appartenenza politica.
La destra, pur con tutte le sue contraddizioni, ha compiuto passi significativi verso una presa di responsabilità storica, e questo si è visto anche nella partecipazione di esponenti di primo piano, come Rampelli, alle commemorazioni delle Fosse Ardeatine, simbolo della memoria della Resistenza e delle atrocità fasciste. La sinistra, invece, sembra non aver ancora accettato pienamente il peso della sua storia, come dimostrato dall’indifferenza nei confronti di eventi come quello di Acca Larentia e dalle polemiche che accompagnano il ricordo delle vittime delle foibe.
La pacificazione di un Paese non può passare né dalla vittoria di un singolo partito, come Fratelli d’Italia, come primo partito, né da un semplice confronto democratico parlamentare. La vera pacificazione deve nascere da una necessaria accettazione culturale dei crimini commessi da entrambe le parti nella storia, con una condanna ferma e di eguale forza. La destra, ormai, sembra aver preso atto di questa necessità, mentre la sinistra, con episodi come quelli legati ad Acca Larentia, continua a mostrare una disarmante resistenza al confronto e alla memoria completa.
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