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Si inasprisce la polemica tra le associazioni culturali, di promozione sociale e sportive che gestiscono immobili a Roma e l’assessore al Patrimonio Tobia Zevi. Nello specifico, Arci Roma e la rete “Caio” denunciano “gli sciagurati effetti sull’associazionismo della delibera 140”, che è stata superata dalla nuova delibera 104 approvata dalla giunta Gualtieri, ma che evidentemente non è servita per appianare tutte le criticità.
Scontro tra associazioni e Zevi
A mettere contro le parti sociali e l’amministrazione di centrosinistra è il destino delle attività che si svolgono da decenni all’interno di locali di proprietà del Comune. Palestre, scuole di danza, laboratori teatrali gestiti da cooperative e associazioni che un tempo erano beneficiarie di concessioni, poi scadute. In quasi tutti i casi ci sono morosità, dovute a canoni non pagati o aggiornamenti di canone. Situazioni che preoccupano molto Arci e Caio.
Rischio abusivismo
“Gualtieri e i suoi avevano promesso di superare la delibera 140 voluta dalla precedente giunta Pd a giuda Marino- spiegano -. Per questo è stato previsto con la delibera 104 un periodo di due anni, che si è concluso il 31 dicembre, durante il quale sanare le posizioni di tutte le associazioni che detengono il patrimonio pubblico di Roma Capitale per fini sociali. In questi due anni gli spazi pubblici sono stati messi a bando con canoni triplicati e in alcun modo è stato riconosciuto il loro valore sociale”. Le regolarizzazioni non ci sono state e così, inizialmente, da parte di Arci e Caio è stato lanciato l’allarme di una possibile condizione di abusivismo da parte di tutti i soggetti gestori, a partire dal 1° gennaio 2025.
“Zevi inadempiente sulla programmazione del patrimonio”
“Gli sciagurati effetti della delibera 104 continuano e inoltre, per il terzo anno consecutivo, l’assessorato è inadempiente rispetto all’obbligo di redigere il documento di programmazione del patrimonio capitolino – dichiarano ancora le due realtà – il fallimento delle politiche sociali di questa amministrazione è sempre più evidente. Dal canto nostro non ci rassegniamo e continuiamo a stare al fianco di chi lotta per la difesa del patrimonio pubblico”.
Delibera beni comuni, palestre popolari e spazi sociali scrivono a Gualtieri: “A rischio attività ultradecennali”
La replica: “Il termine delle concessioni è stato prorogato”
Nelle ore successive a questo appello, lo stesso Zevi ha scelto di intervenire provando a calmare le acque: “Alcune settimane fa la giunta ha approvato una delibera che sposta il termine delle concessioni al 30 giugno 2025 – fa sapere l’assessore -, dunque nessun allarme e nessun abusivismo in corso. Il ritardo che ha reso necessaria questa misura e che ha generato immotivati timori è dovuto alla grande mole delle istanze pervenute e alla complessità delle pratiche da lavorare, ma poiché crediamo fortemente nel valore del lavoro che stiamo mettendo in campo e della nostra visione del patrimonio pubblico, mi farò promotore nei prossimi giorni di un nuovo incontro con le realtà interessate dai provvedimenti in corso per fornire rassicurazioni, raccontare il procedere dell’attività amministrativa e discutere, in modo partecipato, sui prossimi obiettivi della gestione del patrimonio di Roma”.
La paura di Arci e della rete Caio
Ma la polemica non si è placata. Per le realtà associative che hanno (al momento) in mano parte del patrimonio indisponibile del Comune, il rischio che si presentino le forze dell’ordine alla porta per cacciarle resta concrete: “Siamo seriamente preoccupati e preoccupate che l’assenza di un titolo legittimante, unita all’imminente approvazione del disegno di legge 1660 (il decreto Sicurezza del Governo, ndr), possa esporci non solo a richieste economiche rilevanti da parte di Roma Capitale, ma anche al rischio di provvedimenti penali”. Poi, l’attacco a Zevi: “Era noto a tutti, inclusi lo stesso assessore, che le realtà colpite dalla precedente delibera del 2015 fossero numerose – concludono -. Tuttavia, Zevi non si esprime sulla mancanza di un piano di gestione del patrimonio, evidenziando ancora una volta l’assenza di una visione programmatica e strategica”.
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