Telecomunicazioni criptate: Meloni vuole i satelliti di Musk

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L’Italia sarebbe in trattative avanzate per chiudere un contratto di fornitura di telecomunicazioni sicure con Space X, società di tecnologie spaziali di proprietà di Elon Musk.

Secondo Bloomberg l’affare Space X sarebbe stato uno degli argomenti del vertice lampo di sabato 4 gennaio in Florida tra il presidente eletto statunitense Donald Trump e la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Indiscrezione parzialmente smentita da Palazzo Chigi che ieri, in una nota, ha spiegato che i colloqui tra il governo e Space X «rientrano tra i normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società» e che non è stato preso nessun accordo né firmato alcun contratto. La trattativa non si è ancora conclusa, ma c’è e prevede un contratto di fornitura da 1,5 miliardi di euro per cinque anni con cui l’Italia appalterebbe all’azienda di Musk la gestione delle telecomunicazioni criptate e sicure del governo e dell’esercito italiano nell’area del Mediterraneo. L’accordo includerebbe anche l’implementazione di servizi satellitari direct-to-cell a disposizione del Paese in situazioni di emergenza come una calamità naturale o un attacco terroristico.

Indiscrezioni rese pubbliche nell’ottobre del 2024 parlavano anche di usare i settemila satelliti di Starlink per portare la banda ultralarga nelle zone previste dal piano «Piano Italia 1 Giga».

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IL PIANO, affidato a Tim e Openfiber, è stato finanziato con parte dei fondi del Pnrr ma procede a rilento: al momento le operazioni di cablaggio hanno portato la fibra solo a un terzo dei 3,4 milioni di edifici previsti dal piano. Bucare la scadenza di giugno 2026 comporterebbe la perdita dei 3,5 miliardi di euro del Pnrr allocati per lo sviluppo della banda ultralarga in Italia. Coinvolgere Starlink, in questo senso, potrebbe però non essere risolutivo: la velocità di navigazione fornita dai satelliti di Musk si attesta su una media di 100 mb/s, con picchi di 250 mb/s, ben lontano da 1gb/s previsto da «Piano Italia 1 Giga».

Elon Musk durante una conferenza su SpaceX in California foto Ap

Più controverse sono le implicazioni che un accordo tra governo e Starlink comporterebbe per gli aspetti strategici e di sicurezza nazionale dell’Italia. Chi sostiene l’iniziativa sottolinea l’immediatezza della fornitura del servizio – i satelliti di Starlink sono già in orbita – e il vantaggio di poter usufruire di sistemi tecnologici all’avanguardia per la sicurezza delle telecomunicazioni militari e del governo a un prezzo «vantaggioso». L’alternativa sarebbe attendere la concretizzazione del progetto europeo Iris2, un sistema di comunicazione composto da 292 satelliti che punta a garantire comunicazioni «sicure, affidabili e resilienti» ai governi dell’Unione europea.

La realizzazione di Iris2 è stata affidata al consorzio SpaceRise, che comprende alcuni tri i principali operatori satellitari europei – Ses, Eutelsat e Hispasat – e grandi società private come Telespazio, Airbus e Thales.

Il 16 dicembre del 2024 La Commissione europea e il consorzio hanno firmato un contratto di fornitura del servizio da 10,6 miliardi di euro per 12 anni con finanziamenti provenienti dal pubblico e dal privato: 6 miliardi dal bilancio dell’Ue, 550 milioni dall’Agenzia spaziale europea e 4,1 miliardi di investimenti privati. Oltre ai paesi membri dell’Ue, anche Norvegia e Islanda hanno già aderito al progetto e sono in corso negoziati con Regno unito, Giappone, Corea del sud e Australia per potenziali collaborazioni commerciali. Ma l’intera infrastruttura europea non sarà operativa prima del 2030.

Da un lato, quindi, pagare 1,5 miliardi per avere tutto e subito, affidando al sistema privato di Elon Musk le informazioni sensibili degli apparati statali e dell’esercito senza però sviluppare alcuna infrastruttura proprietaria; dall’altro, aspettare i tempi dell’Europa, partecipando sia allo sviluppo sia alla gestione operativa dell’intero progetto di telecomunicazioni sicure: una delle stazioni di controllo di Iris2 dovrebbe sorgere proprio in Italia.

SULLO SFONDO rimangono le circostanze torbide che hanno interessato le prime fasi delle trattative tra Italia e Starlink, emerse a margine dell’inchiesta che lunedì 14 ottobre 2024 ha portato all’arresto di Paolino Iorio, direttore generale di Sogei, la Società generale d’informatica controllata al 100% dal ministero dell’economia.

Nel giro di tangenti e turbative d’asta svelato dalla Guardia di finanza era spuntato il nome di Andrea Stroppa, il «referente italiano» di Elon Musk.

Stroppa, secondo le indagini, avrebbe ricevuto dall’ufficiale della Marina militare Antonio Masala una serie di informazioni riservate discusse in sede ministeriale relative al piano di dotazione di tecnologia internet satellitare.

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L’ipotesi è che Masala abbia deciso di condividere dati riservati con «l’uomo di Musk in Italia» per provare a far includere nell’affare governo-Starlink la società Olidata, di cui il militare è socio occulto attraverso le azioni controllate dalla moglie.



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