Una terza giornata di sciopero (dalle ore 12 del 8 gennaio) è stata indetta dai lavoratori della società Rimorchiatori Napoletani a Taranto aderenti al sindacato UglL Mare per le seguenti motivazioni (che hanno portato già allo sciopero del 22 ottobre e del 14 novembre 2024 scorsi).
“La recente informativa aziendale relativa al cambio di turnazione e agli orari di lavoro, che inizialmente prevedeva una pausa pranzo di due ore, ha sollevato numerose criticità” si legge in una nota del sindacato. “Tale pausa, inserita al solo scopo di mascherare il monte ore straordinario, che sarebbe scaturito dalla nuova turnazione, come sempre dichiarato da questa O.S., avrebbe inevitabilmente compromesso il servizio continuo di rimorchio nel porto di Taranto, attivo 24 ore su 24”.
A seguito dell’intervento della Ugl Mare presso le autorità competenti e del pronto intervento della Capitaneria di Porto, “la Rimorchiatori Napoletani – prosegue l’informativa del sindacato – è stata costretta a eliminare la pausa pranzo per evitare il disservizio. Ugl Mare, infatti, aveva già comunicato che durante le ore di pausa i lavoratori, come da norme contrattuali, non avrebbero prestato alcun servizio. Tuttavia, questa modifica non risolve il problema principale: eliminando la pausa pranzo si genera un carico straordinario di ore lavorative per ciascun dipendente al di fuori delle norme”.
Ricordando inoltre che l’azienda “non ha concordato con la Rsa le modalità di fruizione dei pasti, previste dopo sei ore di lavoro continuativo”, i rappresentanti dei lavoratori sostengono che “il cambio di turnazione proposto ha un obiettivo evidente: ridurre da 17 a 15 il numero di squadre operative per i sei rimorchiatori previsti dalla concessione, di cui quattro in servizio 24 ore su 24, oltre a eliminare un’ulteriore squadra prevista dal Contratto Integrativo Aziendale del 6 giugno 2018 (art. 2), composta da personale assunto per 90 giorni con contratto a tempo determinato”. Questa decisione comporterebbe la perdita di sei posti di lavoro a ciclo continuo e tre temporanei (18ª squadra).
La ricostruzioni dei fatti di Ugl mare prosegue affermando che è importante sottolineare che il Ccnl prevede un orario mensile di 173 ore, mentre gli accordi aziendali del 2013 e 2018 consentivano un’estensione a una media di 192 ore mensili. Tuttavia, tali accordi sono scaduti nell’aprile 2021, e l’azienda ha continuato ad applicarne solo le parti a proprio favore fino al 31 ottobre 2024. Con il cambio di turnazione, a partire dal 1° novembre, tali accordi sono stati del tutto disattesi.
Per attuare la nuova turnazione, l’azienda ha introdotto un ciclo di 13 giorni con 15 squadre, organizzando i turni dalle ore 00:00 alle 12:00 e dalle 12:00 alle 24:00.
“Questo orario è un’anomalia nel contesto dei Servizi Tecnico Nautici del porto, dove gli altri operatori lavorano con turni più equilibrati: dalle 07:00 alle 19:00 e dalle 19:00 alle 07:00. La Ugl Mare ritiene inaccettabile questa proposta, poiché l’uso sistematico dello straordinario e l’imposizione di orari di lavoro eccessivi comportano gravi conseguenze per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Il prolungato carico di lavoro – prosegue il sindacato – riduce drasticamente la capacità di concentrazione, aumentando il rischio di incidenti. La stanchezza e il mancato riposo adeguato compromettono le abilità cognitive e i riflessi, creando un ambiente di lavoro pericoloso, con un rischio elevato di errori gravi”.
Sempre secondo quanto riferisce la nota del sindacato le due squadre eliminate dal ciclo continuo sono state temporaneamente destinate alle “officine”, ove i lavoratori, a seconda di cicli non definiti e decisi unilateralmente dall’azienda, quotidianamente, non hanno alcuna mansione da svolgere ed ancor più grave, vengono utilizzati nuovamente e singolarmente nel ciclo continuo in caso di sostituzione di personale assente, spesso, sospendendo la giornata lavorativa in due parti e facendoli smontare e ritornare dopo qualche ora a lavoro.
Nei primi giorni di applicazione della nuova turnazione, inoltre, i lavoratori hanno subito una forma di “sorveglianza speciale” da parte di dirigenti aziendali, presenti in banchina a ogni cambio turno. Questo comportamento, unito alle scelte aziendali, solleva gravi interrogativi sulle responsabilità e sulle conseguenze della turnazione, con ripercussioni che coinvolgono anche le autorità preposte alla tutela dei lavoratori e dei cittadini, all’interno del Porto di Taranto.
“La mancata concessione della terza giornata di permesso prevista dalla Legge 104/92, un diritto fondamentale per i lavoratori. Su questo punto, la Ugl Mare – aggiunge – ha già sollecitato l’intervento dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Taranto e della Commissione Paritetica Nazionale, da quest’ultima, senza ricevere risposta.
Il diniego di permessi parentali, un altro diritto inalienabile, non rispettato”.
Di fronte a questa situazione inaccettabile, per i punti su citati principali ma non unici per i quali protesta, la Ugl Mare prosegue la sua protesta.
Al fine di non danneggiare economicamente i lavoratori che aderiscono allo sciopero, è stato avviato un percorso di solidarietà tra gli stessi affinché, la parte economica mancante a causa dello sciopero venga suddivisa equamente tra coloro che sono in servizio e coloro che invece potranno aderire liberamente. “Un atto che delinea una democrazia solidale e partecipativa senza precedenti e non riservata ai soli iscritti alla Ugl Mare” sottolinea infine il sindacato. Che poi conclude dicendo: “Non possiamo permettere che gli interessi economici prevalgano sulla salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori, così come sulla sicurezza dei cittadini coinvolti all’interno del porto di Taranto, ricordando che il servizio di rimorchio comprende le attività di soccorso che potrebbero addirittura prolungare ulteriormente l’orario di lavoro, rendendolo insostenibile ulteriormente oltre che molto pericoloso per tutti. Speriamo nell’intervento degli enti competenti al fine di prevenire situazioni spiacevoli, denunciate preventivamente da Ugl Mare che rappresenta in azienda il 55% dei lavoratori”.
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