Acca Larentia, i saluti romani di un migliaio di manifestanti schierati: «Presente!». Indaga la Digos. L’urlo di un passante: «Viva la Resistenza»

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Natalia Distefano e Rinaldo Frignani

Alle 18 l’adunata dei militanti di estrema destra per l’anniversario della strage del 1978. Alla cerimonia della mattina il governatore Rocca e l’assessore comunale Bugarini. Un uomo ha contestato i simboli sui manifesti. Ricomparsa la targa commemorativa rimossa dal Campidoglio

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Saluti romani da parte di un migliaiaio di militanti (per la Questura 1.300) alla commemorazione della strage di Acca Larentia. Succede a ogni anniversario, quest’anno i partecipanti erano particolarmente numerosi. I saluti romani sono scattati puntuali alle 18: estremisti di destra di CasaPound ma anche tanti simpatizzanti si sono messi sull’attenti al segnale degli organizzatori della commemorazione per la strage di Acca Larentia nel cortile del palazzo dove nel 1978 c’era la sezione del Msi. Una celebrazione blindata dalla polizia e dai carabinieri, con un intero quartiere presidiato anche per la presenza all’Alberone di un presidio antifascista con oltre cento persone. 

Girato un video della commemorazione

Le vittime dell’agguato di terroristi rossi il 7 gennaio di 47 anni fa nel quale furono uccisi Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, seguito dalla morte violenta di Stefano Recchioni, ucciso dalle forze dell’ordine durante gli scontri che seguirono al duplice omicidio, sono state ricordate con il presente dopo che lo speaker ha pronunciato i loro nomi e edè stato fatto il saluto romano. Tante le persone che hanno preso parte alla manifestazione anche nelle strade adiacenti, come via Evandro, dove per sicurezza sono stati rimossi tutti i veicoli e transennati i marciapiedi. Sulle pareti dei palazzi i manifesti che ricordano l’uccisione dei tre ragazzi del Fronte della Gioventù. La polizia ha monitorato la situazione anche dal punto di vista delle indagini: sono stati girati video della commemorazione e non si escludono provvedimenti analoghi a quelli che lo scorso anno portarono all’identificazione di un centinaio di partecipanti, 31 dei quali furono poi iscritti sul registro degli indagati per apologia di fascismo proprio per aver fatto il saluto romano.




















































Anche quest’anno indagini della Digos

Anche quest’anno, indaga la Digos sul rito che costituisce un reato. Fra le reazioni, quella di Enzo Foschi, segretario Pd Roma: «Non è mai mancata e non mancherà mai da parte nostra la ferma condanna di chi in quegli anni ha scelto di colpire i militanti di altri partiti usando la violenza. Ma se si vuole provare a parlare di memoria condivisa dobbiamo partire tutti da un presupposto: la ferma condanna del fascismo, del regime e di ogni forma di neofascismo che è stata e è ancora oggi presente in Italia». Di diverso tenore il commento di Sergio Rastrelli, senatore di Fratelli d’Italia, su Facebook: «Perché la fiamma di luce della verità possa definitivamente squarciare le tenebre del silenzio e dell’omertà. Perché sia fatta finalmente giustizia. Perché l’intera comunità nazionale possa onorare degnamente quei Figli d’Italia».

La comparsa della nuova targa dedicata a Recchioni

A una settimana dalla rimozione da parte del Campidoglio della targa affissa illecitamente dai «camerati» in ricordo di Stefano Recchioni, uno dei tre ragazzi del Fronte della Gioventù vittime della strage di Acca Larentia, e alla vigilia della commemorazione dell’eccidio, di mattina era intanto spuntata una nuova targa dedicata a Recchioni, morto durante gli scontri con la polizia che seguirono l’attentato alla sede Msi.

«I camerati» presidiano la targa

Stesso testo e stessa firma, quella dei «camerati». Solo che adesso a difenderla c’è un presidio di «un manipolo di militanti».  Per Rifondazione Comunista «una nuova grave provocazione», ha affermato il dirigente Giovanni Barbera, che ha chiesto «l’immediata rimozione» da parte delle «autorità competenti». Una settimana fa a toglierla erano stati i vigili urbani su impulso del Pd romano, scatenando la reazione anche della destra istituzionale, a partire dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI), intervenuto con il sindaco Roberto Gualtieri per chiarire che la targa era lì da decenni e rappresentava il ricordo degli amici per tre ragazzi uccisi.

I timori per l’adunata alle 18

«Non ci sono motivazioni di ordine pubblico che possano giustificare questa ennesima sfida che gruppuscoli fuori dalla storia lanciano contro le nostre istituzioni democratiche e antifasciste», sostiene il Prc. Intanto tutti gli occhi sono puntati non tanto sulla cerimonia di questa mattina – che è stata un momento di memoria istituzionale a cui hanno partecipato per il Comune l’assessore al Personale Giulio Bugarini (Pd) e per la Regione Lazio il governatore Francesco Rocca – quanto sull’adunata delle 18 lanciata dai gruppi di estrema destra. Al momento 31 militanti di CasaPound rischiano un processo.

L’urlo all’improvviso: «Viva la Resistenza!»

La cerimonia di questa mattina, discreta e senza intralci, si è chiusa però con un fuori programma: l’urlo di un cittadino di passaggio. «Viva la rivoluzione italiana, viva la Resistenza! Mer…». L’episodio è avvenuto non davanti l’ex sede Msi ma davanti proprio alla targa – ricomparsa e ancora non rimossa – dedicata a Stefano Recchioni, dove stavano deponendo corone di fiori.  L’uomo è stato identificato dalle forze dell’ordine: «Invece di arrestare i manifestanti per apologia di fascismo, che è anticostituzionale, fanno i controlli a chi si appella alla Costituzione – ha detto, mentre gli venivano controllati i documenti -. Questa è l’Italia. Ci sono le croci celtiche, si inneggia al fascismo, c’è una lapide con su scritto “I camerati”. Gli scempi del fascismo li studiamo a scuola, ma evidentemente qui qualcuno non ha studiato».

Gasparri (FI): «Mai individuati i responsabili della strage»

A dire la sua, ieri, è stato intanto Maurizio Gasparri, copogruppo al Senato di Forza Italia, che ha lanciato accuse precise: «Credo che mentre si alimentano polemiche su eventi, spesso caratterizzati da modalità non condivisibili, che accompagnano questa ricorrenza, nessuno mette in evidenza la gravità del fatto che i responsabili di quella strage non siano mai stati individuati. E questa è una precisa colpa della procura della Repubblica di Roma e di tutti i procuratori che si sono alternati in questi decenni fino agli ultimi, da Pignatone all’attuale Lo Voi. Nessuno ha mosso un dito per individuare quei responsabili. Eppure le tracce sono evidenti. Bigonzetti e Ciavatta furono uccisi con la mitraglietta Skorpion che poi è finita nelle mani delle Brigate Rosse, che la usarono per uccidere Lando Conti a Firenze ed altre vittime dell’organizzazione terrorista in quegli anni». 

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Presidio all’Alberone contro ogni forma di fascismo

Cadute nel vuoto le richieste da più parti di vietare l’adunata. Mentre all’Alberone, in via Appia Nuova 357 (a dieci minuti a piedi da via Acca Larenzia), sempre oggi ma alle 17 davanti alla targa per Ivano Zino – «giovane barbaramente ucciso il 28 settembre 1978 in un agguato dei Nar», ricorda Rifondazione comunista – si è tenuto un presidio «per chiedere il ripudio di ogni forma di fascismo vecchia e nuova e lo scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste». 

Mattia (Pd): «Manifestazione inaccettabile» 

«Un ‘presente’ che ci riporta al passato: la celebrazione con saluto romano, che ogni anno viene tenuta da gruppi neofascisti, a latere della commemorazione istituzionale delle vittime dell’attentato di Acca Larentia con il Comune di Roma e della Regione, va vietata dalle Autorità competenti – afferma la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, Vicepresidente della I Commissione Affari Costituzionali e prima firmataria della proposta di legge per inserire i riferimenti all’antifascismo e alla Resistenza nello statuto della Regione -. È inaccettabile confondere la condanna della violenza, che è d’obbligo e dev’essere trasversale, con l’apologia di fascismo. Purtroppo invece dichiarazioni come quelle del presidente regionale Rocca sulla rimozione della targa, ci fanno pensare che ancora oggi la destra, anche quella alla guida delle Istituzioni, abbia un serio problema di postura politica verso il fascismo e neofascismo, che va ben oltre la semantica, se non riesce a capire la differenza tra la semplice commemorazione di vittime innocenti e una targa firmata con l’espressione ‘I camerati’, tra un omaggio istituzionale con la deposizione di una corona e il braccio alzato di gruppi neofascisti. La differenza c’è ed è netta: la Resistenza, con i suoi martiri, ha fondato la nostra democrazia; quel ‘presente’ urlato con braccio alzato ogni volta la infanga. In questo caso, possiamo davvero affermare con orgoglio: ‘Non è vero che rossi e neri sono tutti uguali’»

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7 gennaio 2025 ( modifica il 7 gennaio 2025 | 21:49)

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