Terzo mandato, lo stop a De Luca blocca anche Zaia. Riprende la battaglia tra Lega e FdI

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di
Silvia Madiotto

Il governo decide sull’impugnazione della legge campana: no alla possibilità della terza candidatura per i governatori, in salita le elezioni nel 2026

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Terzo mandato, data delle elezioni in Veneto, pressing dei Fratelli d’Italia sulla Lega. Forse oggi non sarà «il» giorno decisivo, ma sarà molto probabilmente «uno dei» giorni decisivi sulla strada che porta alle Regionali. Il Consiglio dei ministri dovrebbe impugnare alla Consulta, entro il 10 gennaio, la legge con la quale il governatore campano Vincenzo De Luca estende la possibilità di candidarsi per un terzo mandato alla presidenza. FdI e Forza Italia sono nettamente contrari al superamento dei due mandati, anzi puntano alla conquista di Napoli. Ma la storia di De Luca si intreccia con quella di Luca Zaia perché impugnare quella legge è come mettere una pietra tombale sopra le aspirazioni di terzo (anche se sarebbe il quarto) mandato del presidente veneto. E senza Zaia sulla scheda elettorale, si preannuncia una lunga serie di variabili.

Piani opposti

Ad aprire simbolicamente il fuoco è stato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani con tre secchi no alla Lega e a Zaia: no al terzo mandato, no alla proroga delle elezioni nel 2026, no a una candidatura leghista, «ora spetta a FdI». Ciriani, fedelissimo meloniano, non parla a titolo personale, è linea di partito. Il responsabile organizzativo Giovanni Donzelli dice che «il centrodestra non si dividerà sulle candidature. In Veneto non ragioniamo con il manuale Cencelli e sceglieremo la persona migliore per la coalizione ma «è evidente però che nelle Regioni c’è uno squilibrio che penalizza Fratelli d’Italia». Per il Carroccio è un bivio perché lasciare il Veneto agli alleati significa minare la sopravvivenza stessa del movimento e così i lighisti alzano un muro: a palazzo deve restare la Lega, se FdI vuole la presidenza si corre da soli. Zero compromessi.




















































Il governo contro la legge campana

Ma andiamo per ordine perché la questione De Luca innesca tutte le altre. La legge sui due mandati dei presidenti di Regione fa parte di un indirizzo nazionale del 2004. Prevede che ogni Regione, se adotta l’elezione diretta del presidente, deve mettere il limite dei due mandati consecutivi (per dire, l’Alto Adige non ha l’elezione diretta e il limite è tre). Zaia è stato eletto nel 2010 e nel 2012 ha adottato la legge nazionale, applicandola dal mandato successivo. Quindi, quando è stato rieletto nel 2015 ha poi potuto ricandidarsi nel 2020 per il secondo mandato «ufficiale», dato che il primo era escluso dal conteggio. De Luca ha fatto la stessa cosa a novembre: ha adottato la legge nazionale ma l’ha fatto alla fine del secondo mandato (non come Zaia al primo), garantendosi quindi, potenzialmente, altri due mandati perché la legge campana cancella i pregressi. Il governo impugnerà per impedirglielo. E quindi, come potrebbe concederlo a Zaia? 

Lega: «Senza Zaia si va da soli»

La Lega aveva provato con un blitz alla Camera di far passare il terzo mandato ma è stata stoppata dai suoi stessi alleati. A FdI e FI non conviene, politicamente, rallentare il ricambio. Mentre la Lega ha bisogno di tenere le redini sul Veneto, roccaforte di voti ma non solo: è la storia stessa del partito. Per questo molti esponenti si stanno mobilitando. Alberto Villanova, capogruppo in Regione, della corsa solitaria fa un mantra: «Ciriani può augurarsi quello che ritiene più opportuno ma in Veneto decidono i veneti. Il blocco del terzo mandato è qualcosa che i Veneti non comprendono. Siamo allergici a dittature e centralismo. La Lega, prima che un partito, in Veneto è un modo di vivere il territorio. Anche a costo di restare da soli, siamo pronti a batterci».

La «proroga» per le Olimpiadi

Ci sono altri due temi. Zaia è stato eletto a settembre 2020, si dovrebbe votare a ottobre. La Lega vorrebbe posticipare alla primavera 2026 (come i Comuni, che hanno una finestra specifica per le elezioni) per consentire a Zaia, almeno, di tagliare il nastro delle Olimpiadi a Cortina. Una specie di «risarcimento» per il mancato terzo (quarto) mandato. Ma si mettono di mezzo di nuovo FdI e FI: sono contrari alla proroga, che oltretutto dovrebbe valere per tutte le Regioni in procinto di scadere. Prorogare di sei mesi significherebbe garantire il governo di tre presidenti del Pd in Puglia, Campania e Toscana, terre ambite dal centrodestra. Così la partita per la successione del Doge rimarrebbe in autunno, con tempi che diventano stretti: FdI ha in mente il nome di Luca De Carlo, per la Lega ci sono il segretario Alberto Stefani, il sindaco di Treviso Mario Conte, l’assessore Roberto Marcato, per Forza Italia Flavio Tosi. E il centrosinistra veneto, in tutto questo bailamme? Si incontra, parla, e aspetta.

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