il potenziale degli influencer africani

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Con un valore di 3,08 miliardi di dollari nel 2023 e una crescita annua del 28,5%, l’economia dei creators africani è inarrestabile

A frenare il settore, però, limitati investimenti locali, che rendono più appetibili, per chi crea contenuti, le collaborazioni con aziende e start up occidentali

08 Gennaio 2025

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Articolo di Redazione

Tempo di lettura 4 minuti

L’economia dei creators africani sta vivendo un momento di straordinaria crescita. Un report redatto dalla casa editrice Communiqué e dalla società di media e tecnologia TM Global ha raccolto dati sorprendenti in tal senso. Nel 2023, il settore è stato valutato a 3,08 miliardi di dollari, con una proiezione che punta a raggiungere i 17,84 miliardi entro il 2030, grazie a un impressionante tasso di crescita annuo del 28,5%.

Questo boom è sostenuto da una popolazione giovane e dinamica: oltre il 96% dei creators ha meno di 35 anni, con il 49,4% che si concentra su contenuti di intrattenimento e media. Inoltre, il 53,2% dei creators è costituito da donne, un dato che sottolinea l’inclusività di un settore in rapida espansione.

La diffusione delle piattaforme digitali ha svolto un ruolo cruciale. Instagram e TikTok sono le preferite per la creazione di contenuti visivi, mentre YouTube è percepito come il miglior investimento a lungo termine. Questa trasformazione è alimentata da infrastrutture tecnologiche in crescita, con una penetrazione di internet che è passata dal 16% nel 2013 al 37% nel 2023, e dall’accessibilità a smartphone economici, che democratizzano la creazione di contenuti.

Il potenziale economico dei creators

I creators africani non solo intrattengono, ma generano valore economico e innovazione. Secondo il report di TM Global, la monetizzazione tramite prodotti digitali, contenuti sponsorizzati e merchandising è in costante aumento. Donne come Alma Asinobi, vlogger di viaggi, e visionari come Mo Abudu dimostrano che i creators possono ridefinire interi settori, dalla moda alla tecnologia.

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Ma nonostante il quadro promettente, le difficoltà persistono. La scarsità di finanziamenti è un ostacolo significativo: solo 22 milioni di dollari sono stati destinati al settore creativo africano nel 2019, rispetto agli 800 milioni investiti in mercati occidentali nello stesso periodo. 

Le startup africane, così come i governi, offrono finanziamenti limitati, lasciando spesso spazio a colossi occidentali, che stanno capitalizzando su questo potenziale. Un fenomeno sempre più evidente e trasversale a tutti i settori di arte e intrattenimento, al di là dei social media.

Un esempio è Netflix, che certo amplia notevolmente la visibilità di registi, sceneggiatori, attori africani, ma di fatto sottraggono ricchezza al continente. Lo stesso dicasi dell’Universal Music Group, che lo scorso anno si è accaparrata il 50% delle azioni della principale etichetta nigeriana di Afrobeats, Mavin. 

Le sfide: una ricchezza dispersa

Ecco, uno scenario analogo si verifica con i creators. Per i quali è più facile monetizzare il loro lavoro affidandosi ad aziende e start up occidentali. L’impatto non è solo economico: per soddisfare un pubblico globale, viene influenzata anche la rappresentazione culturale. 

Si pensi al settore turistico. Se un influencer tanzaniano fatica a trovare partner locali ma riceve una commissione, per esempio, da un’agenzia di viaggi tedesca che ha come target turisti europei, per incentivare l’afflusso è probabile che scelga di realizzare contenuti che rispecchino le aspettative dei potenziali clienti in questione, magari anche puntando su narrazioni un po’ stereotipate ma efficaci. 

Questo crea una dipendenza da capitali esteri, limitando lo sviluppo di un ecosistema sostenibile. Inoltre, la mancanza di politiche governative mirate e di infrastrutture adeguate ostacola la crescita dei creators locali.

I creators africani devono affrontare sfide legate all’accesso a strumenti di produzione professionali, a una connessione internet affidabile e a piattaforme che supportino le valute locali per facilitare la monetizzazione. Il dato più rilevante in tal senso è che il 54,4% dei creators guadagna meno di 100 dollari al mese, rendendo difficile trasformare questa attività in una carriera a tempo pieno, ma relegandola al ‘side business’.

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Esempi virtuosi 

Per massimizzare il potenziale dei creators africani, è fondamentale un cambiamento di paradigma, dove governi e investitori collaborano per sviluppare politiche e infrastrutture che sostengano questa economia emergente. Investimenti locali mirati potrebbero ridurre la dipendenza dai giganti occidentali e creare un ecosistema in cui i creators africani possano prosperare mantenendo il pieno controllo anche sulle loro narrazioni.

Un esempio significativo è Anthony Ikechukwu Chielo, nominato dalla piattaforma di letteratura africana BrittlePaper Influencer dell’anno”. Chielo utilizza i social media per promuovere la letteratura del continente, dimostrando che contenuti autentici e di qualità possono ottenere successo globale senza sacrificare l’identità culturale. 

Intanto, iniziative come quelle di Selar in Nigeria o KreatorHQ in Kenya mostrano come piattaforme locali possano offrire supporto economico e logistico ai creators, aiutandoli a raggiungere un pubblico internazionale senza perdere le radici. (AB)

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