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Le indagini scoperchiarono un vasto giro di cocaina gestito da un calabrese trapiantato in Sicilia ceh si professava devoto della Madonna di Polsi nell’Aspromonte
Sulla cover dell’Iphone portava l’immaginetta sacra della Madonna di Polsi nell’Aspromonte. E ogni 2 settembre andava in pellegrinaggio al santuario. Bruno Cidoni è il narcotrafficante calabrese, trapiantato a Catania, che è stato arrestato qualche mese fa dalla squadra mobile nell’operazione Devozione, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Tiziana Laudani. Il nome dell’inchiesta è ispirato proprio a questo legame assolutamente distorto con la Vergine calabrese, tirata in ballo in diverse inchieste sulle ‘ndrine. Cidoni, assieme ad Antonio Pezzano, avrebbero messo in piedi un organismo criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti. I grossisti sono incastrati dalle telecamere piazzate dai poliziotti a casa di Carmelo Scilio, che nonostante i domiciliari (misura a cui è sottoposto tutt’ora) teneva contatti con boss e trafficanti. Il “cane sciolto” del clan Cappello avrebbe gestito un altro affare di droga assieme a Francesco Mannino e un’altra persona nel frattempo deceduta.
Ieri mattina all’aula bunker di Bicocca si è svolta l’udienza preliminare davanti alla gup Giuseppina Montuori. Sono 28 gli imputati: Giuseppe Addamo, Giuseppe Barbagallo, Cosimo Mario Cantarella, Bruno Cidoni, Giovanni Costanzo, Carmelo Distefano, Luigi Danilo Garozzo, Orazio Giardina, Gino Gueli, Giovanni Magrì, Francesco Mannino, Giuseppe Mirabile, Stefano Nicosia, Antonio Pezzano, Oreste Antonio Prelati, Salvatore Sam Privitera (collaboratore di giustizia), Sebastiano Kevin Rao, Angelo Ribera, Domenico Cristian Santonocito, Mirko Natale Scalia, Alfio Scandurra, Carmelo Scilio, Francesco Sedici, Pietro Sedici, Salvatore Torrisi, Massimo Ventaloro, Santo Vitale, Pasquale Zangari. Due, Distefano e Mannino, hanno optato per il rito ordinario. Rao e Ventaloro, invece, hanno chiesto di accedere al patteggiamento. Gli altri 24, invece, hanno scelto il rito abbreviato. La pm Tiziana Laudani discuterà gli abbreviati il 12 febbraio.
Le indagini cominciano nel 2019. Grazie all’occhio elettronico installato davanti casa di Scilio ( chiamato Melo “Aricchiazzi”) in via Capricorno, a San Giovanni Galermo, gli investigatori accendono i radar sul duo Cidoni-Pezzano che grazie ai contatti diretti con la Calabria avevano creato un canale diretto per imbiancare Catania di cocaina. Prima la droga arrivava in auto, poi sono usati i tir. Da annotare che il calabrese aveva la base locistica nella sua residenza in via Beata Giovanna Jungan.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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