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Indagine sull’Asp, chiesta l’archiviazione per l’on. Tommaso Calderone e per tutti gli altri indagati ‘eccellenti’

La procuratrice aggiunta Rosa Raffa e la sostituta Roberta La Speme hanno depositato una richiesta di archiviazione per la posizione degli ultimi quattro indagati rimasti nell’inchiesta sull’attività dell’Asp di Messina e le presunte pressioni politiche che ha avuto un lungo e complesso iter per una profonda diversità di valutazioni tra Procura, Gip e Tribunale del riesame.

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Secondo l’accusa quindi non ci sono più gli elementi indiziari per la cosiddetta “ragionevole previsione di condanna” per l’ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, il parlamentare nazionale Tommaso Calderone, il suo segretario particolare Alessio Arlotta, e l’ex commissario straordinario dell’Asp di Messina Bernardo Alagna.

L’ultimo nome in ordine di tempo che era stato coinvolto nell’inchiesta dai magistrati era quello dell’ex assessore regionale siciliano alla Salute Ruggero Razza, che era stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi del 319 quater c.p., ovvero “Induzione indebita a dare o promettere utilità” per un fatto specifico.

A luglio non comparivano più nel nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari i nomi dell’ex dg dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, dell’infermiere in servizio all’ospedale di Barcellona Felice Giunta, del dipendente della ditta Medimed Alessandro Amatori, e poi dell’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, dell’ex direttore generale dell’Asp di Messina Gaetano Sirna e del direttore pro-tempore dell’Istituto Don Orione Marco Grossholz, in relazione alla vicenda che coinvolse la struttura, l’Asp e il Comune di Messina. Per loro probabilmente è già stata disposta l’archiviazione da parte del gip, su richiesta della Procura.

E con questa ultima richiesta di archiviazione che riguarda Razza, Calderone, Alagna e Arlotta di questa clamorosa inchiesta in pratica non rimane in piedi più nulla rispetto ai cosiddetti indagati “eccellenti”.

L’ACCUSA INIZIALE

Secondo l’ultima ipotesi d’accusa, che però adesso viene meno con la richiesta d’archiviazione, l’ex commissario Alagna rispondeva di corruzione perché quando era all’Asp di Messina, prima come direttore generale f.f. e poi come commissario, avrebbe messo a disposizione dell’on. Calderone, all’epoca deputato all’Ars, l’esercizio della sua funzione, attraverso tra l’altro una serie di nomine interne, adottate su “indicazione/sollecitazione” di Calderone, tramite il suo segretario particolare Arlotta. Nomine interne, spostamenti da un settore operativo all’altro, da un ospedale all’altro, in cambio dell’accettazione indebita della promessa, fattagli da Calderone, del suo «interessamento alla nomina di commissario straordinario della medesima Asp». L’ultima ipotesi di reato formalizzata per Bernardo Alagna per i pm rimaneva quella della corruzione ma bisogna dire il gip a suo tempo non ne aveva ravvisato la sussistenza e il Riesame l’aveva invece spostata temporalmente in avanti, in relazione ai fatti dell’inchiesta.

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A giugno su questa inchiesta si era poi registrato un provvedimento emesso dalla gip Ornella Pastore, che aveva dichiarato rilevanti una serie di intercettazioni segnalate nelle sue istanze difensive all’indomani della chiusura delle indagini preliminari dall’on. Tommaso Calderone, e dal suo legale, l’avvocato Fabio Repici.

Dal canto loro i legali di Alagna, gli avvocati Alessandro Pruiti e Flavia Buzzanca, proprio davanti ai giudici del Riesame, parecchi mesi addietro, avevano ragionato ampiamente sul fatto che in questa vicenda non c’era alcun accordo corruttivo e che le intercettazioni del procedimento precedente “versate” in questa inchiesta non erano utilizzabili.

TOMMASO CALDERONE: Sono stato intercettato ovunque, addirittura con quattordici proroghe

«Ho dimostrato che non sono stato io – affermava in una nota l’onorevole Calderone nello scorso mese di luglio – a far nominare direttore sanitario dell’Asp di Messina il dott. Alagna nel novembre del 2020; che la mia richiesta all’allora direttore generale dell’Asp La Paglia nel novembre del 2020 di aprire la Terapia intensiva a Barcellona era legittima e, aggiungo io, dovuta; e che non sono stato io a far nominare il dott. Alagna come commissario Asp nell’agosto del 2021, periodo in cui fra le altre cose mi trovavo a Roma per gravissimi motivi familiari. Mi dispiace osservare – proseguiva il parlamentare -, che sono stato io a dovere dimostrare, chiedendo la rilevanza di ben 137 intercettazioni, ritenute non rilevanti dalla Guardia di Finanza, non la mia innocenza, ma la mia totale estraneità ai fatti. Sono stato intercettato ovunque, addirittura con quattordici proroghe, fatto mai visto nella mia lunga carriera d’avvocato, e sono stato intercettato nelle stanze del mio studio professionale, nella mia segreteria, su tutte le mie autovetture, e utenze telefoniche, e perfino con il trojan. È stata per mesi e mesi invasa la mia sfera privata e personale, per poi arrivare ad una richiesta di archiviazione».



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