Lotto Zero, il Consiglio di Stato sblocca l’opera da 175 milioni voluta da Salvini

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Dopo mesi di attesa e controversie legali, il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza definitiva che ribalta la decisione del Tar Molise, accogliendo l’appello presentato da Regione Molise, ARPA Molise, ANAS S.p.A. e Vianini Lavori S.p.A. in merito alla proroga della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il Lotto Zero. L’opera, da tempo al centro di un acceso dibattito, potrà ora riprendere il suo corso.

La decisione, giunta in seguito all’udienza del 29 ottobre, conferma che la conferenza di servizi del 2016, con il parere unanime delle amministrazioni coinvolte, ha “validamente sostituito ogni autorizzazione necessaria, prorogando di fatto gli effetti della VIA originaria”. Secondo i giudici della quarta sezione, il progetto non ha subito variazioni rispetto al piano approvato, garantendo così la piena conformità delle procedure.

Il Lotto Zero, con un costo stimato di 175 milioni di euro, prevede cinque chilometri di strada con due gallerie, otto viadotti e diversi svincoli. L’opera è stata fortemente sostenuta dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e mira a migliorare i collegamenti tra il bivio di Pesche (SS 17) e il Lotto 1 verso Castel di Sangro.

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Il Consiglio di Stato ha chiarito che la conferenza di servizi ha integrato le valutazioni ambientali e urbanistiche, superando le obiezioni sollevate dal Comune di Isernia e dal WWF. La sentenza, emessa dalla Quarta Sezione del Consiglio di Stato il 29 ottobre 2024 e pubblicata oggi 8 gennaio, porta la firma del presidente Vincenzo Lopilato e del consigliere estensore Maurizio Santise. Ribaltando la decisione del Tar Molise (sentenza n. 80/2024), i giudici hanno accolto l’appello presentato dalla Regione Molise, ARPA Molise, ANAS S.p.A. e Vianini Lavori S.p.A., confermando la validità della proroga della Valutazione di Impatto Ambientale e dell’autorizzazione paesaggistica.

Nelle motivazioni, si legge che “il provvedimento favorevole di chiusura della conferenza dei servizi […] ha sostituito a tutti gli effetti ogni autorizzazione, concessione, nulla-osta atto di assenso, comunque denominato delle amministrazioni partecipanti”. I giudici hanno inoltre sottolineato che il ricorso di primo grado del Comune di Isernia e del WWF si basa su una lettura “eccessivamente formalistica” della normativa, aggiungendo che “i modelli di conferenza di servizi si integrano a vicenda al fine del raggiungimento dell’obiettivo pubblico nel miglior modo possibile e nel più breve tempo possibile”. I giudici romani respingono definitivamente il ricorso del Tar, evidenziando anche come il progetto non abbia subito variazioni rispetto alla versione iniziale approvata, garantendo così la piena legittimità delle autorizzazioni rilasciate.

Dopo il giudizio sospensivo di giugno, che aveva riattivato temporaneamente i lavori in attesa del merito, questa sentenza segna la conclusione di una vicenda legale durata anni. Le parti coinvolte possono ora procedere senza ulteriori ostacoli perché il Consiglio di Stato chiarisce che l’annullamento della proroga della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), al centro della disputa, si basava su motivi temporali e non sostanziali. L’Avvocatura dello Stato, nel ricorso presentato a giugno 2024 contro la sentenza del Tar Molise, aveva sottolineato l’importanza strategica dell’opera, sollevando un quesito cruciale: “Può bastare una VIA scaduta per fermare un’infrastruttura di tale rilevanza strategica, appaltata da ANAS per 175 milioni di euro?”

I giudici del Consiglio di Stato hanno accolto questa visione, sottolineando che “il provvedimento favorevole di chiusura della conferenza di servizi […] ha sostituito a tutti gli effetti ogni autorizzazione, concessione, nulla-osta o atto di assenso, comunque denominato”. L’Avvocatura aveva inoltre argomentato che il computo dei termini di validità della VIA doveva iniziare dal 2016, quando il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche aveva approvato la localizzazione dell’intervento, e non dal 2013, evidenziando come tre anni fossero stati consumati per ottenere tutti i pareri necessari in sede di conferenza di servizi. Questo approccio temporale, combinato con la rilevanza strategica dell’opera, ha portato alla conclusione che il procedimento di proroga fosse legittimo, consentendo il proseguimento del progetto. 





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