Neve in Sardegna nel 1985, i ricordi e le emozioni dei lettori

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Sassari Il 1985 è l’anno di Mikhail Gorbaciov segretario del partito comunista sovietico, della strage dell’Heysel, del sequestro della Achille Lauro e della crisi di Sigonella, del Live Aid, del disastroso terremoto di Città del Messico e di Francesco Cossiga presidente della Repubblica. Per tutti, però, il 1985 è soprattutto l’anno della grande nevicata, la più grande in Sardegna seconda solo a quella del 1956. Forse. Difficile dimenticare un evento di quelle dimensioni, con la neve che arrivò, e stazionò per giorni, anche sulle spiagge. Un fenomeno rarissimo, che nella memoria collettiva supera anche la visita di Giovanni Paolo II nell’ottobre dello stesso anno. D’altra parte, quella del 1985 era stata nominata “la nevicata del secolo” e se l’isola venne imbiancata, nel resto del Paese vennero registrate temperature record: a Firenze il termometro segnò –23,2 gradi. La nevicata I primi fiocchi caddero intorno alle 22 dell’8 gennaio ma il primo impatto con la neve è stato quello della mattina del 9 gennaio, esattamente quarant’anni fa.

Chi era bambino ricorda le scuole chiuse, e in alcuni casi rimasero serrate per giorni. I più grandi non hanno dimenticato le prime battaglie con le palle di neve ma anche i goffi tentativi di imitare gli sport invernali che si vedevano in tv, quasi sempre senza le attrezzature tecniche. Ogni discesa diventava una pista per gli slittini di fortuna. C’era anche chi poteva sfoggiare le tute da sci e i mitici scarponi Moon Boot anni ’80, attestato di presenza delle settimane bianche trascorse in passato che, all’epoca, erano uno status symbol celebrato anche nelle commedie cinematografiche. Ma la grande nevicata del 1985 generò anche tanti problemi, soprattutto nei trasporti. Fatta eccezione per le zone interne, le amministrazioni comunali non avevano i mezzi tecnici per liberare le strada e i cittadini, se non in pochi casi, non avevano dimestichezza con la giuda sulla neve. Per non parlare delle auto, antenate dei prodigi della tecnologia in circolazione al giorno d’oggi. E così molti rimasero isolati, altri ebbero enormi difficoltà a raggiungere il posto di lavoro.

I ricordi dei lettori Un piccolo estratto delle memorie dei sardi arriva dal whatsapp della Nuova, dal sito www.lanuovasardegna.it e dai canali social come replica alle immagini dell’isola innevata diffuse sul web che, evidentemente, hanno riacceso i ricordi di alcune giornate memorabili. Christian Falzoi, ad esempio, parte proprio dalle scuole chiuse: «Me lo ricordo benissimo. Niente scuola e mi ero cambiato almeno dieci volte perché all’epoca non avevo l’abbigliamento tecnico ma non avevo certo rinunciato alle guerre di palle di neve». Corrado Pani all’epoca doveva avere qualche anno in più e il suo racconto di viaggio è simile ad un’odissea in stile anni ’80: «Studiavo ad Alghero con un amico e ci venne la brillante idea di ritornare a casa in autostop, prima verso Macomer e poi fino a Oristano». Il primo passaggio non fu molto fortunato: «Ci lasciarono a Ittiri, al freddo e al gelo in mezzo a tanta neve». Il secondo li avvicinò alla meta: «La seconda volta ci lasciarono a Campeda ma poi arrivammo a Macomer e li mi arresi e pernottai dal mio amico per poi proseguire in treno il giorno dopo verso Oristano. Bellissimo!». Se lo dice lui, come negarlo? Mentre Corrado affrontava le intemperie per rientrare a casa, da Sassari partivano comitive di automobili dirette verso Osilo, con l’idea di sfruttare la discesa: «Per scivolare bastava un sacchetto di plastica. Ci si sedeva sopra e iniziava il divertimento – ricorda Giovanni –. Ma c’era anche chi ne aveva approfittato per tirare fuori dall’armadio gli sci».

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La pista, d’altra parte, era già fatta, anche se il fondo era asfaltato. Per la risalita, invece, le cose si complicavano un po’. Sonia Panerati, invece, racconta la sua esperienza a Carbonia, dove evidentemente la neve durò meno che nel resto dell’isola: «Era la seconda volta che vedevo Carbonia sotto la neve. Quella mattina, come sempre, ero andata al lavoro e ricordo che all’uscita la neve era sparita». Il racconto di Giuseppe, forse, è il più triste, perlomeno per la memoria di un bambino: «Mi ricordo benissimo. Tutti giocavano in strada ma io ero a letto con la febbre». E poi c’è Silvia, che associa la nevicata dell’85 alla sua famiglia, rievocando un’immagine romantica: «Io c’ero e ricordo mia madre incinta di mio fratello». Danila Frau era molto piccola all’epoca, ma è riuscita a conservare i ricordi: «Ricordo molto bene, nell’85 frequentavo la prima elementare e fu una grande gioia tra noi bambini che per la prima volta avevamo visto la neve». Anche Rita Cannas ha associato alla neve un ricordo felice: «Iglesias bianchissima per noi era un grande divertimento. Sono convinta che chi c’era in quell’anno lo ricordi ancora». Le difficoltà sulla strada ricompaiono nei ricordi di Sergio Scanu, che non ha dimenticato la sua epopea sassarese per raggiungere il posto di lavoro: «Per andare al lavoro ero uscito di casa alle 5 del mattino. Dovevo raggiungere via Carlo Felice e ricordo che spostavo la neve con il muso della macchina, come se avessi uno spazzaneve. Era molto alta, almeno 30 centimetri».

Manuela, invece, allega una foto  al suo ricordo condiviso sui social della Nuova: «Non ho ricordi perché avevo due anni, ma nella foto sono sulle spalle di mio padre, a fianco a mia madre incinta di mio fratello, mentre loro giocano con le palle di neve sulla spiaggia del Poetto ricoperta di neve». Difficile, tuttavia, superare il ricordo condiviso da Giampiero Carotti: «La grande nevicata del 1985 ha portato un dono meraviglioso a me e a mia moglie Ines: nostra figlia Roberta che è nata alle 14.55 del 9 gennaio 1985 all’ospedale Santa Barbara di Iglesias». E, siccome oggi è il 40esimo, Giampiero ne approfitta: «Auguri Roberta, un abbraccio forte forte da mamma e papà».



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