Olivicoltura campana, rilancio tra tradizione e innovazione

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L’olivicoltura campana, tra crisi e opportunità, si rinnova con il Piano Olivicolo Regionale: modernizzazione degli impianti, tutela degli oliveti storici e oleoturismo. Un mix di innovazione e tradizione per garantire competitività e sostenibilità a un settore strategico

La Campania, terra di eccellenze agricole, rischia di perdere uno dei suoi simboli più rappresentativi: l’olivicoltura. Tra oliveti invecchiati, costi di produzione crescenti, un clima imprevedibile e una concorrenza globale sempre più agguerrita, il comparto vive una crisi che ne minaccia la sostenibilità economica e culturale. Eppure, questa filiera racchiude un potenziale straordinario che può essere riattivato solo con una forte visione strategica ed interventi mirati.

Un patrimonio da preservare e innovare

Il dato emblematico è che il 61% degli oliveti della regione ha oltre 50 anni. È una fotografia che rivela un sistema produttivo radicato nella tradizione, ma poco adatto alle sfide del mercato contemporaneo. Confagricoltura Campania lancia un appello chiaro: servono urgentemente innovazione e investimenti per garantire il futuro dell’olivicoltura regionale.

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«Il Piano Olivicolo Regionale è una vera e propria necessità – commenta il presidente di Confagricoltura Campania, Fabrizio Marzano. – Di certo, è importante una strategia a tutela degli oliveti storici, ma se vogliamo rendere la produzione olivicola campana ancora competitiva e capace di esprimere le sue tante eccellenze sui mercati, abbiamo bisogno di innovare l’intero comparto». Marzano guarda a modelli che arrivano da Paesi come la Spagna e che hanno iniziato a farsi strada anche in Italia. «Il Piano a cui la Regione e il suo assessore per l’Agricoltura, Nicola Caputo, stanno lavorando – aggiunge il presidente dell’organizzazione degli imprenditori agricoli – dovrà prevedere sia l’ammodernamento degli impianti con tecniche intensive, sia investimenti in ricerca scientifica, per rendere le attuali varietà più resistenti ai cambiamenti climatici e alle fitopatie».

Un Piano Olivicolo Regionale per la transizione del settore

L’idea di un Piano Olivicolo Regionale è la chiave per traghettare il comparto verso un modello più moderno e competitivo. Il punto di partenza è il rinnovamento degli impianti: sostituire gli oliveti obsoleti con modelli intensivi e superintensivi che aumentino la produttività e riducano i costi di gestione, valorizzando la meccanica e la digitalizzazione dei processi. In parallelo, bisogna puntare sul rinnovamento dei frantoi, migliorando la qualità degli oli prodotti e la loro immagine nonché il brand sui mercati.

Ma innovazione non significa abbandonare la tradizione. È fondamentale tutelare gli oliveti storici, veri e propri patrimoni paesaggistici e culturali, soprattutto nelle aree collinari. Qui, il recupero degli oliveti abbandonati non è solo un atto di conservazione: è una strategia per preservare il territorio dai rischi idrogeologici e valorizzare il paesaggio come risorsa economica.

Oleoturismo: il turismo che incontra la sostenibilità

L’oleoturismo rappresenta un’opportunità straordinaria per dare nuova linfa al settore. Un approccio strutturato e sostenibile potrebbe trasformare le aziende agricole in poli di attrazione turistica, generando reddito e rafforzando il legame tra i consumatori e la qualità del prodotto locale. Le esperienze legate all’olio, tra degustazioni, visite agli oliveti e laboratori, potrebbero diventare un traino per tutto il comparto.

I numeri di un settore in difficoltà

I dati raccontano una produzione regionale significativa, ma lontana dal suo potenziale. Contribuendo al 5,8% della produzione nazionale di olive e al 5,3% di quella di olio, la Campania ha ampi margini di miglioramento. Le rese medie regionali (12,68%) sono inferiori a quelle nazionali (13,99%), segno evidente di un sistema che necessita di un profondo rinnovamento.

Un futuro possibile

Per rilanciare l’olivicoltura campana è indispensabile agire su più fronti:

  • incentivare la riconversione degli impianti,
  • investire nella ricerca per combattere le malattie delle piante,
  • promuovere campagne di educazione al consumo e non soltanto di marketing,
  • incentivare la cooperazione commerciale,
  • offrire sostegno economico in tempi certi alle aziende.

In un panorama sempre più globale, l’olivicoltura campana non può restare indietro. La strada è chiara: tradizione e innovazione devono legarsi indissolubilmente per garantire al settore non solo la sopravvivenza, ma un ruolo da protagonista nell’agricoltura del futuro.

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