Sanità, resa dei conti sul disavanzo: Bucci vuole il pareggio “senza mettere tappulli”

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Genova. Sono settimane decisive per la sanità ligure e per la giunta Bucci, chiamata a risolvere la prima gatta da pelare dal suo insediamento in piazza De Ferrari. Il presidente vuole cancellare la parola disavanzo dal bilancio consuntivo delle aziende sanitarie. Quello che nelle scorse settimane chiamava buchetto ammonta a 49,2 milioni di euro secondo le stime riportate in consiglio regionale dall’assessore Massimo Nicolò, una cifra inferiore agli oltre 250 milioni vociferati in campagna elettorale, ma ancora abbastanza alta da fomentare le critiche dell’opposizione.

Raggiungeremo il pareggio? Assolutamente sì, l’ho detto 748 volte – replica spazientito il governatore con la sua classica iperbole numerica -. Ovvio, nel consuntivo 2024, non certo nel 2025″. Bucci esclude il ricorso a variazioni di bilancio per colmare il divario: “Non è questo il modo di fare le cose. Se hai un buco non è che lo risolvi mettendoci altri soldi, è come mettere un cerotto, un tappullo. Ma allora come ci riuscirà? “Bisogna abbassare i costi o altre voci patrimoniali, la cosa è complessa. Servono interventi strutturali, altrimenti facciamo quello che hanno fatto negli anni passati in tutte le regioni d’Italia, e non va bene”.

Tra le regioni che hanno risolto con tappulli nel recente passato c’è pure la Liguria: per ripianare il disavanzo della sanità nel 2023 la giunta Toti aveva varato nello scorso aprile una manovra da 63,6 milioni di euro, recuperando sì una parte dall’adeguamento delle previsioni di entrata sugli arretrati Irap e Irpef, ma soprattutto tagliando altre voci di bilancio tra cui 35,5 milioni tolti al finanziamento dei Lea.

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Nelle scorse settimane il buco si è rimpicciolito soprattutto grazie a maggiori risorse sul fondo sanitario nazionale, payback farmaceutico, fondi Pnrr per l’assistenza domiciliare integrata, emersione del lavoro irregolare: in questo modo è stata raggiunta quota 66,2 milioni, quanto bastava per evitare il commissariamento e l’aumento delle tasse. Un’ulteriore limatura verso il basso è stata ottenuta dai direttori, minacciati di “andare a casa” dallo stesso Bucci, applicando risparmi ed efficientamenti. Ed è questa la strada che il governatore vuole continuare a percorrere, anche se il disavanzo attuale rappresenta circa l’1% della spesa sanitaria annuale della Liguria (oltre 4 miliardi di euro).

“Con un’arroganza sconcertante, il presidente Bucci lo ha definito nelle scorse settimane buchettino, come se si trattasse di una questione di poco conto. Ma non c’è nulla di piccolo in questo disastro – attacca il consigliere Gianni Pastorino della Lista Orlando. Il buchettino non è stato neutralizzato entro la fine del 2024, come promesso da Bucci. Il presidente continua con le sue sparate mediatiche che i fatti puntualmente smentiscono. La giunta Bucci, come la precedente, vive di annunci, ma lascia i liguri a fare i conti con una sanità pubblica che continua a peggiorare, incapace di rispondere alle esigenze, soprattutto nei momenti di maggiore pressione, come durante le festività natalizie. Invece di affrontare i problemi alla radice, continuano a moltiplicarsi organi e nomine, che servono solo a scaricare le responsabilità e a rimandare decisioni cruciali. Questo deficit è l’ennesima prova del fallimento del centrodestra nella gestione della sanità pubblica. E non può dare la colpa a nessuno, considerando che al governo della regione c’era proprio il centrodestra e che lo stesso ex assessore alla Sanità Angelo Gratarola è stato premiato proprio da Bucci con un lauto compenso“.

Bucci ha cassato la tesi proposta da Enrico Ioculano del Pd, vicepresidente della commissione Sanità: “È inaccettabile dire che andremo a pareggiare il buco spostando costi dal 2024 al 2025, tra l’altro con profili di illegalità, e che ridurremo i servizi“. Ma l’esponente dem torna alla carica: “La giunta si è vantata di aver annullato il debito in sanità con una programmazione lungimirante e una riorganizzazione del sistema, ma la realtà è che da quando si sono insediati l’unica cosa che hanno riorganizzato sono state le poltrone. Il problema è che Bucci tratta la sanità come fosse una fabbrica che produce macchine, dicendo che tutto si risolve aumentando la produttività: forse qualcuno dovrebbe dire a Bucci che non è aumentando il numero di risonanze o di visite che si ripiana il debito, perché le prestazioni sanitarie non sono come macchine che se si vendono aumentano il fatturato, ma è sviluppando un sistema efficiente in grado di evitare fughe in altre regioni e attrarre nuovo personale sanitario. Ma questo a Bucci non sembra essere chiaro visto che siamo sempre di fronte a un debito non governato e a una sanità non attrattiva per gli operatori”.





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