L’importanza della pluralità nell’informazione, oltre che della libertà di informazione, ha ispirato i nostri moderni sistemi legislativi portando a sistemi di finanziamento diretti ed indiretti per l’editoria, anche se sui social network.
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L’ordinamento giuridico italiano* prevede forme di sostegno pubblico al sistema editoriale, sia dirette sia indirette. In particolare, con i contributi diretti all’editoria, lo Stato, attraverso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, incoraggia il mantenimento di testate giornalistiche a tiratura territoriale e incentiva l’adeguamento di tale aziende editoriali alle nuove prospettive che le vedono coinvolte sempre maggiormente: la diffusione dei processi multimediali e la crescente tendenza alla digitalizzazione dei formati.
Riguardo all’anno 2022, o meglio sino a tale anno, sono disponibili sul sito del Dipartimento i dati dei contributi elargiti, mentre per l’anno 2023 sono disponibili le informazioni sugli anticipi dei contributi, in quanto il termine di conclusione del procedimento per tale anno è il prossimo 28 febbraio 2025. Da pochi giorni è possibile inserire le domande per l’anno 2024.
In generale possono accedere al contributo le imprese editrici di quotidiani nazionali anche se diffusi all’estero, e di periodici nazionali, per ottenere quindi un sostegno all’attività editoriale, un rimborso delle spese sostenute, in osservanza del principio della libertà e del pluralismo dell’informazione.
L’obiettivo è pertanto quello di sostenere le produzioni di informazione, in particolare se radicate nelle realtà locali, ma che, nel contempo, intendano rivolgere uno sguardo all’evoluzione spazio-temporale del mercato editoriale.
Riguardo alle tipologie societarie ammesse al beneficio vi sono “le cooperative giornalistiche; le imprese editrici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro; gli enti senza fini di lucro o le imprese editrici il cui capitale è detenuto da tali enti, e le imprese editrici di quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche“.
Il finanziamento diretto vede pertanto tra i soggetti beneficiari dei rimborsi (di cui al decreto) gli enti senza fini di lucro che svolgano una attività informativa autonoma e indipendente di carattere generale. Un’attività svolta quindi non secondo la logica del profitto, ma impiegando le risorse disponibili per finalità socialmente rilevanti, con una forma giuridica appartenente alla categoria delle associazioni, o delle fondazioni, o delle cooperative sociali, o dei comitati ecc.
Sono inoltre previsti alcuni requisiti di accesso ai contributi, tra i quali il numero minimo di dipendenti regolarmente assunti, in relazione alla periodicità della testata giornalistica.
La piattaforma, predisposta dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria, è attiva dal 2 gennaio per l’istanza che può essere presentata entro il 31 gennaio prossimo, relativamente al contributo per l’anno 2024, utilizzando la procedura online su di essa disponibile.
Osserviamo che “il contributo comprende una quota di rimborso dei costi direttamente connessi alla produzione della testata e una quota per le copie vendute.” Il decreto, per i costi, fa riferimento anche ai siti web e alle pagine web, quindi al “costo per la progettazione, realizzazione e gestione del sito web e per la sua manutenzione ordinaria ed evolutiva; …costo per la gestione e l’alimentazione delle pagine web”.
Tuttavia le pagine dell’edizione digitale di una testata giornalistica possono essere presenti non solo sui siti web, ma anche su altre piattaforme quali Facebook, Instagram, Twitter, You Tube e altri social network. Per tale motivo il Dipartimento ha ritenuto di confermare che anche i costi sostenuti per inserire contenuti informativi in tali piattaforme rientrino nei costi di gestione ammessi al rimborso.
Quindi i costi per l’attività tecnico-informatica necessaria per la gestione delle pagine web e per l’immissione di contenuti già prodotti (autoprodotti) possono essere inseriti nell’istanza di rimborso.
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