Editoria e Manovra: il ‘richiamo’ di Angelucci e Monti, il centrodestra risponde (a metà)

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I fondi all’Editoria, previsti o meno in legge di Bilancio, al centro delle tensioni tra Governo e Fieg e all’interno della stessa area di centrodestra

Erano 140 milioni di euro, arrivati a 0. Poi un primo passetto in avanti, 20 milioni, fino ai probabili 50 milioni di euro. Stiamo parlando dei fondi destinati all’editoria, previsti nella Legge di Bilancio, sui quali si è scagliata la dura e trasversale protesta degli editori.

FIEG: “GOVERNO SORDO A INIZIATIVE DI LIBERTA’ DELLA STAMPA”

Ad accendere la miccia, il 14 dicembre, era stato il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti: “Il governo si dimostra sordo ad ogni iniziativa a sostegno del pluralismo e della libertà di stampa. Non possiamo non prendere atto della latitanza del governo verso ogni iniziativa concreta a sostegno dell’informazione professionale di qualità. Tale sconcertante comportamento mette a rischio l’occupazione di centinaia di giornalisti e di migliaia di occupati delle nostre imprese oltre che compromettere il diritto dei cittadini a informarsi e essere informati”.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Gli editori hanno denunciato la cancellazione, proprio quest’anno, di una dote economica di 140 milioni. Queste, infatti, erano – ricorda il Sole24Ore – “le risorse per il 2023 del Fondo, salite peraltro rispetto ai 90 milioni del 2022 messi a disposizione degli editori nella precedente legislatura. Una dote pensata con l’obiettivo di incentivare innovazione tecnologica e transizione digitale che si è tradotta, in estrema sintesi, in un contributo di 5 centesimi (poi aumentati a 10) alle realtà editoriali per ogni copia venduta”.

In questo contesto è stato rivolto un appello ai parlamentari e ai componenti dell’Esecutivo, pubblicato poi su tutte le testate quotidiane e periodiche.

L’AFFONDO DELLE FAMIGLIE ANGELUCCI E MONTI SUI FONDI ALL’EDITORIA

Il giorno dopo, il 15 dicembre, arriva l’affondo. “Caos manovra, informazione a rischio” titola in prima pagina il Quotidiano nazionale. Editore di Qn, insieme a Resto del Carlino, Nazione, Giorno, è la famiglia Monti, erede del petroliere Attilio, che esprime anche il presidente degli Editori, proprio Andrea Riffeser Monti di cui sopra.
“Soldi ai ministri, ma il governo sfregia l’editoria”. Boom! Un altro pesante titolo che campeggia non sul manifesto, bensì sul Giornale. “Beffa in manovra – è il sommario – destinati solo 20 milioni per i media”.

Il Giornale, come è noto, appartiene adesso al gruppo Angelucci, che possiede tra l’altro anche Libero quotidiano e Il Tempo. Antonio Angelucci, come è noto, è parlamentare della Lega dopo i trascorsi in Forza Italia. Eppure, nonostante i link politici, ecco arrivare la sberla al Governo da uno dei quotidiani di area e più vicini al centrodestra.

“BRICIOLE” ALL’EDITORIA IN CONFRONTO AL CINEMA

Si legge nell’articolo a firma Marcello Astorri: “Niente da fare, evidentemente non interessa granché al governo sostenere l’editoria, in specie quella quotidiana che rappresenta, attraverso le sue molte voci, un presidio insostituibile per la tenuta della vita democratica oltre che pilastro della libertà. Basta leggere la bozza degli emenda menti alla manovra che il governo ha fatto pervenire al Parlamento. A proposito dell’editoria vi si legge: «E istituito un Fondo per l’erogazione di contributi a sostegno delle imprese nel settore dell’editoria con una dotazione di 20 milioni di euro per l’anno 2025, che costituisce tetto di spe sa». Briciole se paragonate al miliardo di euro che il governo ha destinato al cinema”.

Non solo. Nei giorni successivi si rincara la dose. Il 16 dicembre intervista, non a caso, proprio ad Andrea Riffeser Monti. Titolo: «Il governo nega il valore dell’informazione», il presidente Fieg: «Solo 20 milioni all’editoria sono una giravolta inspiegabile».

IL GIORNALE PUNTA DRITTO A PALAZZO CHIGI

Oggi, infine, un nuovo articolo che punta, questa volta, dritto alla Presidenza del Consiglio, di cui è comunque la competenza dei fondi legati all’editoria.
Anche se imboscato a pag. 8, taglio basso, il titolo è eloquente: “Per aumentare i fondi all’editoria restano 24 ore. Imbarazzo per il disinteresse di Palazzo Chigi”.
Pasquale Napolitano ricorda che “le risorse sono ripartite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nell’ambito degli interventi a sostegno dell’editoria di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri, previste dal Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria.

Inoltre – sottolinea – lo stesso emendamento proroga per il 2025 il con tratto tra il ministero dello Sviluppo e la società Centro di produzione. E stabilisce che per lo svolgimento del servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per il 2025. Una scelta che rischia di avere pesantissime ripercussioni per un setto re già in affanno. La maggioranza prova a dribblare il tema. Ai componenti Fdi della Commissione Bilancio è imposto l’assoluto silenzio stampa sul tema. No comment. L’imbarazzo è evidente. Forza Italia lascia aperto uno spiraglio”.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

FONDI A EDITORIA AUMENTANO DA 20 A 50 MILIONI?

Arriviamo così a poche ora fa, con una indiscrezione pubblicata dall’Agi, secondo cui i relatori della maggioranza “hanno depositato un emendamento alla manovra che aumenta i fondi destinati all’editoria da 20 a 50 milioni”. Basterà per placare le polemiche? Più no che sì.

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