Ecco i vincitori del Premio nazionale per l’innovazione

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I vincitori della XXII edizione del Pni – Universita di Roma Tor Vergata

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Al termine di 48 ore di presentazioni e pitch sono stati decretati i vincitori della XXII edizione del Pni-Premio nazionale per l’innovazione, promossa dalla Rete italiana delle Università, Incubatori accademici e Start Cup regionaliPNICube, e organizzata quest’anno con l’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito dell’Ecosistema regionale dell’innovazione Rome Technopole, con la main sponsorship di Gruppo Iren, Gilead Sciences e Prysmian Group, e la Main Partnership di Almaviva.

I vincitori rappresentano il meglio tra i progetti di impresa innovativa ad elevato contenuto di conoscenza selezionati dalle 17 competizioni regionali (Start Cup) attivate dai 56 Atenei ed Enti di ricerca aderenti a PNICube, in 18 regioni d’Italia. Sono stati scelti tra le 77 startup finaliste da una giuria composta da esponenti del mondo imprenditoriale, della ricerca e del venture capital sulla base di criteri come valore del contenuto tecnologico o di conoscenza, realizzabilità tecnica e potenzialità di sviluppo, adeguatezza delle competenze del team, attrattività per il mercato.

«Abbiamo chiuso una due giorni straordinaria: la finale del PNI è stata ancora una volta un momento di confronto e crescita per tutto l’ecosistema dell’innovazione italiana – spiega la presidente del PNICube Paola M.A. Paniccia, delegata allo Sviluppo delle Imprese, Start-up e Spin-off per l’Università di Roma Tor Vergata –. E i progetti presentati al Pni, non solo i finalisti, sono la testimonianza concreta di come talento, ricerca, imprenditorialità e sostenibilità, se adeguatamente sostenuti e valorizzati, possano convergere per dare risposta alle grandi sfide e ai bisogni di sostenibilità della società e del pianeta».

«Siamo lieti di premiare le migliori startup innovative basate sulla ricerca accademica provenienti dalle Rete PNICube. Un’iniziativa importante che l’ecosistema regionale dell’innovazione “Rome Technopole”, nato in seno al PNRR, sostiene con convinzione e che si inserisce appieno nelle strategie di sviluppo territoriale per la transizione energetica, digitale, la salute & il bio-pharma», commenta Antonella Polimeni, rettrice di Sapienza Università di Roma e presidente della Fondazione Rome Technopole.

«Grazie a questo Premio, uniamo le migliori pratiche del sistema interregionale per scambiare idee e proposte concrete, collegando ricerca e impresa attraverso un modello d’innovazione efficace e sinergico che conferma il valore strategico dell’open innovation per il sistema produttivo italiano, un tema su cui siamo fortemente impegnati», dichiara la vicepresidente e assessora allo Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio Roberta Angelilli.

«Il PNI sottolinea l’importanza di costruire ponti tra pubblico, privato, università e istituzioni, valorizzando cooperazione, coprogettazione e trasferimento tecnologico. Non può esserci vera innovazione, infatti, senza inclusione ed equità, il rischio, altrimenti, è quello di ampliare le disuguaglianze. Le tecnologie avanzano a ritmo vertiginoso: oggi sono necessarie competenze intellettuali di alto livello, possibili solo con un sistema educativo moderno e una formazione continua», conclude Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale.

Ecco i vincitori dei quattro premi settoriali, ognuno dei quali si porta a casa un assegno di 25mila euro.

Premio LIFE SCIENCES-MEDtech (miglioramento della salute delle persone) e VINCITORE ASSOLUTO:

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per le imprese

 

INFLANT (Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta) – Nuova speranza per i pazienti affetti da Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD) grazie a una soluzione terapeutica sicura, accessibile e scalabile, capace di migliorare significativamente la vita dei pazienti e ridurre i costi per il sistema sanitario.

La startup – che nasce dall’unione di due team di ricerca provenienti dalle Università di Torino e Pisa, ed è supportata dall’Incubatore 2i3T di UniTo – si prepara a rivoluzionare il trattamento delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD), come il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa, patologie che compromettono gravemente la qualità della vita di milioni di pazienti, gravando pesantemente sul sistema sanitario. Secondo le stime, entro il 2030, oltre 10 milioni di persone nel mondo saranno colpite da queste malattie, con un dato preoccupante: il 30% dei nuovi casi riguarderà giovani al di sotto dei 20 anni. L’infiammazione cronica associata alle IBD danneggia la barriera intestinale, con il rischio di estendersi ad altri organi, contribuendo all’insorgenza di patologie accessorie (comorbidità), come l’Alzheimer. Alla base di questa infiammazione, l’attivazione della proteina infiammatoria NLRP3. Dopo dieci anni di ricerca, il team INFLANT ha sviluppato una molecola innovativa in grado di inibire selettivamente NLRP3 direttamente nell’intestino. Questo approccio mirato consente di ridurre l’infiammazione con un minore rischio di effetti collaterali rispetto ai trattamenti attuali.

Premio ICT (tecnologie dell’informazione e dei nuovi media) – Almaviva:

EFESO (Start Cup Lombardia) – Plasmare il futuro con soluzioni deep-tech attraverso lo sviluppo dispositivi elettronici a ultra-basso consumo energetico per un mondo più verde. Entro il 2050, le tecnologie dell’informazione consumeranno oltre il 50% dell’energia globale: un trend insostenibile. La crescente domanda di potenza di calcolo richiede sempre più transistor, ma la miniaturizzazione sta raggiungendo i suoi limiti fisici, creando sfide complesse per le nuove generazioni di transistor. I grandi player dei semiconduttori cercano soluzioni per integrare memoria e CPU, ma la complessità dei componenti rende difficile la loro realizzazione. “Il progetto EFESO sfrutta un materiale innovativo che unisce proprietà fisiche uniche in un solo semiconduttore – precisa il CEO Federico Fagiani – e propone una nuova generazione di device energicamente ultra-efficienti, andando oltre il paradigma dei transistor attuali.” Il singolo materiale utilizzato è compatibile con la tecnologia al silicio così da non stravolgere le linee produttive delle grandi industrie, realizzando al contempo chip più piccoli ed efficienti per affrontare l’insostenibilità energetica delle tecnologie digitali odierne.

Premio INDUSTRIAL (produzione industriale innovativa) – Prysmian:

DEPLOTIC (Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta) – La tecnologia che rivoluziona la manutenzione satellitare in orbita con manipolatori robotici dispiegabili e retrattili per missioni spaziali più sostenibili ed efficienti. Attraverso lo sviluppo di IDRA, un braccio robotico gonfiabile e dispiegabile che permette ai satelliti di medie-grandi dimensioni di effettuare operazioni di auto-manutenzione direttamente in orbita, Deplotic risponde alla crescente esigenza di estendere la vita operativa dei satelliti, in tempi brevi e senza costosi interventi esterni. IDRA è composto da link gonfiabili che si comprimono durante il lancio, ottimizzando lo spazio a bordo, per poi dispiegarsi una volta in orbita, offrendo un’ampia area di lavoro. “Questo manipolatore robotico è in grado di ispezionare, manutenere e riparare diverse componenti satellitari – dice il CEO Pierpaolo Palmieri – fornendo così un notevole contributo alla riduzione di costi e l’impatto ambientale delle operazioni spaziali”. La tecnologia utilizza materiali avanzati come il Kevlar e il Vectran, noti per la resistenza a temperature estreme e per le ottime prestazioni meccaniche. Supportata dall’incubatore I3P del Politecnico di Torino, Deplotic si inserisce nel mercato in rapida crescita dell’On-Orbit Servicing (OOS), un settore strategico che punta a migliorare la sostenibilità dei sistemi spaziali, affrontando al contempo la crescente domanda di servizi satellitari innovativi.

Premio CLEANTECH & ENERGY (miglioramento della sostenibilità ambientale) – IREN:

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B-ME (Start Cup Puglia) – La rivoluzione nell’energy storage con il primo elettrodo bio-derivato e circolare in biopolimeri e carbonio. B-ME ridefinisce il mondo dei sistemi di accumulo elettrochimico di energia, con la trasformazione di batterie e supercondensatori in dispositivi “naturali” grazie a una tecnologia innovativa e sostenibile. La startup ha sviluppato il primo elettrodo bio-derivato e circolare a base di biopolimeri e carbonio nano-strutturato, una soluzione rivoluzionaria per il settore dell’energy storage. Questo elettrodo termoplastico flessibile rappresenta una svolta nel design dei sistemi di accumulo: utilizzabile come collettore di corrente, è in grado di ridurre le emissioni di CO₂ fino al 90% rispetto all’uso tradizionale dell’alluminio. Inoltre, il materiale è completamente integrabile negli attuali sistemi di produzione (“giga-factory”), senza significative modifiche agli impianti. L’approccio di B-ME è progettato secondo il principio SSbD (safe and sustainable by-design), eliminando l’uso di solventi organici e leganti a base di PFAS, riducendo la dipendenza da supply chain critiche e garantendo una maggiore sostenibilità complessiva.





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