La più grande vertical farm al mondo punta sul biologico e sulla sostenibilità: il progetto AGRI&TECH

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È un progetto che punta in alto, è il caso di dirlo, quello della vertical farm più grande al mondo che potrà contare su 30mila metri quadri dedicati solo alla produzione idroponica nel contesto di un’area complessiva di 77mila metri quadri. Il nuovo mega impianto, nato dall’iniziativa di AGRI&TECH SPA, società di alimenti biologici che fa capo alla famiglia Bonfissuto, prenderà vita sull’area dell’ex stabilimento di componentistica auto Ages, da anni in disuso, che si trova a Santena, paese alle soglie di Torino famoso per gli asparagi e per il castello dove dimorò Cavour. Il capannone dell’ex stabilimento diventerà il cuore pulsante della coltivazione idroponica – sviluppata su 8 piani di coltivazione – di ortaggi, a partire dalle insalate, per continuare con fragole, erbe aromatiche e medicinali. Nella vecchia zona uffici troverà posto la vera novità del progetto, la coltivazione biologica dell’alga spirulina, considerata il food del futuro, e dell’ alga astaxantina, ricercata dall’industria farmaceutica per i suoi poteri antiossidanti. Ci sarà anche una zona destinata alla produzione di funghi e tre serre idroponiche non verticali per i pomodori. Il progetto prevede un finanziamento di 70 milioni di euro, per cui è già partita la ricerca di investitori, puntando soprattutto ai fondi di investimento.

Abbiamo chiesto all’ingegnere Stefano Giacomelli (nella foto di apertura a destra, accanto Gaetano Bonfissuto, futuro presidente di AGRI&TECH), che coordina il progetto redatto dallo studio For_lab architettura a firma Francesca Graglia e Ambra Seghesio, di illustrarci le caratteristiche della maxi vertical farm che, oltre all’area produttiva, avrà accanto spazi dedicati alla ristorazione, attività sportive, vendita diretta e laboratori di ricerca.

– Ingegnere, il progetto tecnico di riconversione dell’ex Ages è ormai concluso, quali esigenze e considerazioni lo hanno ispirato?

“I Fratelli Bonfissuto, che da anni sono grossisti di frutta e verdura, attraverso la Sapori Mediterranei, stavano cercando settori e prodotti innovativi su cui espandersi e l’incontro con il dottor Pansecco, agronomo specializzato nelle coltivazioni fuori suolo, li ha convinti che tale tipo di produzione non può che rappresentare il futuro. A tale proposito c’era l’esigenza di trovare un sito nelle vicinanze di un bacino di utenza importante come Torino e mi hanno incaricato di procurarlo. Da li ho ottenuto anche l’incarico di predisporre un business plan credibile, necessario per farsi accompagnare da un Fondo di Investimento. A Torino e dintorni, purtroppo, è pieno di immobili importanti abbandonati dall’automotive e quello di Santena, acquistato all’asta da un gruppo di Milano a noi vicino, si presta perfettamente a tale attività”.

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– Oltre alla coltivazione in verticale è previsto nel progetto anche un impianto di lavorazione e confezionamento. Fornirete quindi anche prima gamma evoluta e quarta gamma?

“Il fatto di coltivare indoor, adottando tutti i criteri per non utilizzare pesticidi, in un ambiente praticamente sterile, ci consente di mettere sul mercato prodotti di altissima qualità che vengono recepiti benissimo dalla prima gamma evoluta e dalla quarta gamma con una maggiore tenuta al deperimento rispetto alle verdure coltivate in campo aperto, il che ci consente anche di esportare i prodotti. Nello stabilimento è prevista un’area di mq. 1.300 solo per il confezionamento ed una di mq. 2.000 per la conservazione a 3 gradi del prodotto prima della spedizione”.

– Nel progetto è previsto l’utilizzo di energie rinnovabili e il riciclo dell’acqua. E’ sicuramente basato sui principi della sostenibilità ambientale, si può parlare anche di sostenibilità sociale, visto che offre varie opportunità alla comunità di Santena e dintorni?

“Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale utilizzeremo impianti di ultima generazione capaci di riciclare la CO2 per aumentare la crescita e la resa delle piante, useremo solo acqua piovana, opportunamente trattata e produrremo l’energia elettrica e termica necessaria utilizzando risorse naturali quali il sole e il cippato. Per quanto concerne l’aspetto sociale, sia la coltivazione che la lavorazione dei prodotti, sarà gestita da una Cooperativa Sociale del tipo B che, per statuto, è particolarmente attenta agli aspetti legati al sociale, soprattutto per quello che riguarda soggetti svantaggiati e le donne”.

– Si aspetta interesse da parte degli investitori? Se tutto va bene, quando si potrà partire con la produzione?

Sono ottimista circa l’interesse degli investitori anche se l’impegno è molto importante. Gli impianti sono sofisticati e costosi e le dimensioni dello stabilimento non consentono mezze misure, anzi utilizzando tutti gli spazi disponibili, si creano delle sinergie che consentono di ammortizzare e diluire tanti costi che in impianti minori graverebbero tanto da rendere antieconomico l’investimento. La Comunità Europea ha messo a disposizione somme importanti per la transazione ecologica, noi con il progetto AGRI&TECH rispettiamo tutti i requisiti e i parametri richiesti, chi ci accompagnerà potrà ricoprirsi in parte con sovvenzioni sia a fondo perduto che ad interessi minori rispetto al mercato. Contavamo di ultimare il business plan entro il 2024, ma i tempi che ci hanno richiesto due fornitori della tecnologa necessaria, hanno fatto slittare tale data di due mesi. Comunque saremo in grado di interloquire con i Fondi interessati da febbraio e speriamo, sottoscritti gli accordi, di poter iniziare i lavori entro maggio/giugno 2025 per avviare le prime produzioni entro febbraio 2026”.

Cristina Latessa
Fresh Cut News



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