L’Annunciazione attribuita a Walter Monich a L’Aquila

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Categorie: Arte antica / Argomenti: Arte anticaScultura

Dal 18 dicembre 2024 L’Annunciazione attribuita a Walter Monich dei Musei del Bargello sarà esposta al Museo Nazionale d’Abruzzo (MuNDA) dell’Aquila in deposito per dieci anni rinnovabili.

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Grazie alla collaborazione tra i Musei del Bargello di Firenze e il Museo Nazionale d’Abruzzo (MuNDA) dell’Aquila, nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, dal 18 dicembre 2024 L’Annunciazione attribuita a Walter Monich sarà esposta al MuNDA in deposito per dieci anni rinnovabili.

Il gruppo scultoreo è composto da due elementi distinti: l’Angelo annunciante e la Vergine Annunciata. Realizzato in pietra della Majella, è stato per lungo tempo attribuito all’orafo e scultore abruzzese Nicola da Guardiagrele. Proveniente originariamente da un’edicola situata all’interno di un giardino privato a Tocco da Casauria (Pescara), l’opera fu probabilmente parte della decorazione di un portale, come suggerisce il retro non lavorato, tipico delle opere pensate per essere addossate a una parete.

Entrata nel mercato nazionale, si sollecitava l’intervento del Ministero della Pubblica Istruzione per scongiurare l’esportazione della scultura in America. Nella primavera del 1907 l’opera fu acquisita dallo Stato e, data a quell’epoca l’assenza in Abruzzo di un’istituzione museale statale che potesse degnamente conservarla ed esporla, l’opera fu assegnata al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, istituto deputato all’esposizione delle collezioni di scultura. Qui trovò collocazione nel Salone di Donatello, dove fu esposta su un’alta mensola per richiamare la sua probabile posizione originaria, come testimonia una foto d’epoca conservata presso l’Archivio fotografico del Bargello.

Negli anni più recenti, l’opera è stata attribuita allo scultore tedesco Walter Monich, noto anche come Gualtiero d’Alemagna. Probabilmente originario di Monaco di Baviera, Monich è documentato in Italia tra il 1399 e il 1412. Dopo aver lavorato per un decennio presso la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, dove coordinò una squadra di trecento scalpellini, lo scultore si spostò verso il centro-sud, lavorando tra Orvieto e l’Abruzzo.

Nel 1412, firmò come “magister Gualterius de Alamania” il Monumento della famiglia Caldora nella Badia di Santo Spirito al Morrone a Sulmona. Pochi anni più tardi, realizzò probabilmente anche il Monumento di Niccolò di Giacobuccio Gaglioffi nella chiesa di San Domenico all’Aquila, purtroppo distrutto dal terremoto del 1703. Più incerta è invece la sua attribuzione della Tomba di Ludovico II Camponeschi, datata 1432 e situata nella chiesa di San Biagio di Amiterno, oggi San Giuseppe Artigiano. Recentemente, la critica ha anche ipotizzato la sua mano dietro la statua di San Giovanni Battista collocata all’esterno della Collegiata di Santa Maria Maggiore a Guardiagrele.

“Siamo felici e onorati di questo deposito dai Musei del Bargello”, ha dichiarato Federica Zalabra, direttrice del Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila. “Con l’esposizione dell’Annunciazione nelle nostre sale si sottolinea ulteriormente il ruolo del Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila come custode e interprete dell’arte dell’intera regione”.

“Giunta nel 1907 al Museo Nazionale del Bargello, questa suggestiva Annunciazione fu collocata nel Salone di Donatello a narrare – insieme a capolavori eccelsi – il passaggio dal Gotico al Rinascimento: recentemente attribuita a Walter Monich, oggi l’opera lascia il suo museo e ne starà lontana per alcuni anni. Ma il suo ritorno in terra abruzzese è un ritorno alle origini, che avviene grazie all’iniziativa del Direttore Generale prof. Massimo Osanna e a cui il Museo del Bargello è lieto di contribuire, privandosi di un’importante scultura che andrà nondimeno a costituire un nuovo fiore all’occhiello del Museo Nazionale d’Abruzzo”, ha affermato Ilaria Ciseri, funzionaria responsabile delle collezioni del Museo Nazionale del Bargello.

L’Annunciazione attribuita a Walter Monich del Bargello sarà almeno per 10 anni al Museo Nazionale d’Abruzzo

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