Consumo di suolo in Veneto, l’assessore Corazzari: «Preoccupa il fotovoltaico, limiteremo la logistica»

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Martina Zambon

Il politico con delega al Territorio: «Terra plasmata dalla sua economia. I nuovi ettari consumati? Scelte precedenti alla legge»

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Cristiano Corazzari è l’assessore regionale con delega al Territorio e l’intero pacchetto delle norme urbanistiche rientra nelle sue competenze.

Assessore, anche quest’anno il Veneto si guadagna la maglia per nuovo suolo consumato, quasi 900 ettari fra 2022 e 2023. Eppure c’è una legge regionale del 2017 che punta al «consumo di suolo zero»…
«In realtà molta parte del suolo che viene consumato oggi è frutto di programmazioni precedenti alla legge. Quando venne varata, la scelta fu di chiudere i percorsi già avviati. La norma, però, inciderà sulla programmazione futura e in parte ha già inciso. Parliamo di una legge che porterà al risultato del “consumo di suolo zero” così come previsto dagli obiettivi europei al 2050. Quindi oggi siamo come un’auto che prosegue la sua corsa. All’epoca del varo della legge il Veneto ha scelto di non bloccare tutto ma di lasciare ciò che era già a un certo livello di programmazione e quindi ciò che vediamo oggi è frutto di dinamiche passate, precedenti alla legge, dinamiche che rappresentano un po’ il dinamismo della società veneta e della nostra economia. Questo è il motivo per cui non si è bloccato tutto subito ma ci sono anche altri aspetti che incidono sui dati pubblicati da Ispra».




















































Quindi gli effetti della legge li vedremo più avanti, quando?
«Gli effetti si vedranno nel momento in cui si sarà sviluppata quella pianificazione urbanistica che è stata fatta salva dalla legge e che ha continuato nel corso di questi anni a progredire. A quel punto entreranno in pieno vigore le limitazioni delle quantità di suolo consumabili che sono state attribuite ai Comuni. Difficile fare una stima perché dipende anche dai Comuni, appunto».

È in discussione in queste settimane in consiglio regionale «Veneto territorio sostenibile», un’occasione secondo le opposizioni e le associazioni ambientaliste, alla luce dell’accelerazione dei cambiamenti climatici, per dare una stretta alle norme in vigore in materia urbanistica, che ne pensa?
«Veneto territorio sostenibile, come abbiamo sempre detto, è una legge di riordino, coordinamento e semplificazione di normative esistenti in materia urbanistica, quindi ha l’obiettivo di consolidare in un unico testo tutte le normative urbanistiche, edilizie e paesaggistiche, grazie a uno strumento privo di incongruenze, coerente con tutte le nuove normative sovra regionali e sia semplice ed efficace da utilizzare per gli enti locali, per i portatori di interesse, per i mondi che fanno riferimento al settore dell’urbanistica. Si tratta, in sostanza di un testo unico».

All’interno di questo testo unico sull’urbanistica ci saranno anche nuove norme più stringenti in materia di consumo di suolo?
«Abbiamo inserito delle previsioni per limitare quelle deroghe al consumo di suolo che erano presenti nella legge del 2017. Una fra tutte, quella relativa ai Suap, gli Sportelli unici per le attività produttive che. Con Veneto territorio sostenibile, le deroghe previste per i Suap vedranno paletti molto più stringenti».

Cioè?
«Parliamo di insediamenti industriali e soprattutto di logistica che sul piano del consumo di suolo è particolarmente impattante».

Ispra segnala proprio la logistica come attività fra le nuove responsabili del consumo di suolo…
«Nella nostra legge non consideriamo nel consumo di suolo le opere pubbliche, incluse, ad esempio, tutto il sociale, le infrastrutture mentre l’Ispra le considera. Conteggiano Pedemontana, Terza corsia in A4, tutta l’Alta velocità, i cantieri Pnrr ma anche le Case di comunità, per esempio. E poi c’è un capitolo che mi sta particolarmente a cuore».

Cioè?
«Un aspetto che farà ulteriormente esplodere il consumo di suolo è il fotovoltaico. Per carità, sono impianti reversibili ma già oggi il Veneto è la prima regione con 79 ettari installati. Mi preoccupa molto il futuro: abbiamo richieste per nuovi impianti per 1.391 ettari, un dato eclatante che per la quasi totalità riguarda suolo agricolo, 1.209 ettari. Soprattutto in Polesine, altro che poli logistici come Amazon. Infine, quanto alla classifica Ispra, non si considera la rinaturalizzazione dei suoli. Il Veneto ha registrato uno dei valori più alti di ripristino con 282 ettari recuperati».

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