«Dati surreali che ci lasciano perplessi»

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In Italia non tutte le scuole hanno un riscaldamento funzionante. Detta così si può pensare che non stiamo rivelando una gran novità, ma guardare i numeri forniti dall’indagine della Fondazione Openpolis aiuta a farsi un’idea più chiara di come sono messi il nostro Paese e la nostra Regione con il tema dei riscaldamenti a scuola. Spoiler: non malissimo, ma alcune Regioni sono molto indietro. Openpolis intitola il suo lavoro La qualità dell’ambiente scolastico e il riscaldamento a scuola, probabilmente per sottolineare – se ancora non fosse chiaro – che per garantire una buona istruzione non bastano brave e bravi insegnanti, infrastrutture accettabili e tecnologia adeguata, ma serve anche «un ambiente scolastico confortevole», che «è il presupposto per un’offerta didattica di qualità». Come succede quasi sempre quando ci si occupa di report come questo, la prima cosa che si nota è la conferma del divario Nord-Sud, sebbene in questo caso ci sia più di qualche eccezione.

Secondo i dati elaborati da Openpolis e dall’impresa sociale Con i Bambini – che si riferiscono all’anno scolastico 2022/2023 e sono forniti dal ministero dell’Istruzione, dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dal Dipartimento per le politiche di Coesione e per il Sud – risulta che le prime tre Regioni italiane per percentuale di edifici scolastici statali dotati di riscaldamento sono Piemonte (98,5 per cento), Veneto (97,8) e Liguria (97,3); le ultime tre, invece, sono Friuli-Venezia Giulia (81,1 per cento), Calabria (69,8 per cento) e Campania (66,1). Tre elementi che si notano subito: 1) le prime tre Regioni sono tutte del Nord (ma questo non ci stupisce), 2) c’è un grande distacco tra la terzultima e la penultima in classifica, 3) tra le ultime tre c’è una Regione del Nord, fatto non scontato, anzi. E la Sicilia? La nostra Regione si trova subito prima del Friuli: è quartultima, con l’83,4 per cento di scuole pubbliche dotate di riscaldamento, a pari (de)merito con l’Emilia-Romagna (altra sorpresa).

Immagine e grafico di Openpolis.it

Se vogliamo fare una prima analisi di questi numeri, verrebbe da dire che la Sicilia è messa non bene, ma neanche malissimo; nel senso che la nostra Regione è nella parte bassa della classifica – e certamente sotto la media nazionale – ma con una percentuale di scuole riscaldate che appare onorevole, soprattutto se guardiamo i numeri delle due Regioni che stanno sotto quel balzello di cui si parlava. Ma l’ulteriore sorpresa – che emerge da un’analisi più approfondita dei dati, possibile grazie alle tabelle Comune per Comune realizzate da Openpolis – è che le prestazioni peggiori non le fanno registrare i Comuni dell’entroterra o delle aree distanti dai grossi centri, ma i capoluoghi di provincia, sebbene anche qui ci sono delle eccezioni. Trapani, per esempio, ha 54 scuole pubbliche: tra queste 30 hanno il riscaldamento (cioè il 55,6 per cento), 20 non ce l’hanno, mentre per quattro istituti i dati non sono disponibili. La città di Trapani è ultima in questa classifica tra le città siciliane capoluogo di provincia. Sopra di lei c’è Ragusa: 46 scuole statali, di cui 32 con impianto di riscaldamento (cioè il 69,6 per cento), una senza, mentre per 13 i dati non sono disponibili. Terzultima Siracusa: 59 scuole, di cui 43 con riscaldamento (cioè il 72,9 per cento), una scuola senza, mentre per 15 non ci sono i dati.

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Messina è la prima città capoluogo di provincia a superare l’80 per cento: 128 le scuole, di cui 106 con il riscaldamento (quindi l’82,8 per cento), 21 senza, mentre per una non abbiamo il dato. Poi Catania, che ha 177 scuole pubbliche, di cui 148 con impianto di riscaldamento (cioè l’83,6 per cento), sei senza, mentre per 23 non ci sono i dati. Segue Palermo, con 330 scuole statali, di cui 285 con riscaldamento (quindi l’86,4 per cento), 28 senza e 17 senza dati. Sul podio Caltanissetta: 44 scuole, 41 con l’impianto di riscaldamento (cioè il 93,2 per cento), una senza e due senza dati. Secondo posto per Agrigento: 47 scuole, di cui 45 con riscaldamento (cioè il 95,7 per cento) e due senza. Prima, infine, Enna: 24 scuole pubbliche, di cui 23 con riscaldamento (quindi il 95,8 per cento) e una senza dato disponibile.

Tra i Comuni siciliani che non sono capoluogo di provincia colpiscono in negativo i numeri di: Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, che ha sette scuole pubbliche, di cui una con riscaldamento (cioè il 14,3 per cento) e sei senza dati disponibili; Erice, in provincia di Trapani, che ha 24 scuole statali, di cui cinque con riscaldamento (quindi il 20,8 per cento), due senza, mentre per sette non ci sono i dati; Misiliscemi, nel Trapanese, che ha otto scuole tutte senza impianti di riscaldamenti, per cui ha lo 0 per cento di scuole fornite di riscaldamento; Monreale, in provincia di Palermo, che ha 29 scuole, di cui 13 con riscaldamento (il 44,8 per cento) e 16 di cui non ci sono i dati; Augusta, nel Siracusano, che ha 16 scuole statali, di cui sei con riscaldamento (quindi il 37,5 per cento), una senza e nove di cui non si hanno dati; Melilli, sempre in provincia di Siracusa, che ha 12 scuole pubbliche e per nessuna di queste ha dati disponibili (quindi anche qui 0 per cento); Rosolini, stessa provincia, che ha 18 scuole, di cui tre con il riscaldamento (cioè il 16,7 per cento) e quindici per cui non ci sono i dati.

Come detto, se torniamo sui dati complessivi, la Sicilia non sembra messa male: vero è che la posizione in classifica è bassa, ma – stando ai dati di Openpolis – la percentuale di scuole pubbliche siciliane dotate di riscaldamento supera l’83 per cento. Numeri che però non tornano ad Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia, che si occupa di scuola e di formazione. «Ci riserviamo di fare un’analisi più approfondita – dice Rizza a MeridioNews – ma ci sembrano dati surreali. Come sindacato le scuole siciliane le giriamo in lungo e in largo e quello dei riscaldamenti è uno dei problemi che ci vengono rappresentati maggiormente dai dirigenti scolastici». Per questo Rizza si dice «molto perplesso, perché la realtà che ci viene segnalata è un’altra». Il sindacalista aggiunge che «sicuramente le scuole sono ricche di tablet, di computer, di schermi, di lim (lavagne interattive multimediali, ndr) comprate con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr, ndr), che sono stati destinati prevalentemente all’acquisto di questi prodotti. Poi però registriamo casi in cui crollano i controsoffitti, mancano i riscaldamenti, non ci sono le mense e le palestre; tutte cose che ci vengono segnalate quando andiamo fisicamente nelle scuole – conclude Rizza – non stiamo parlando di cose che ci vengono riferite da chi fa i monitoraggi negli istituti. Sono cose che vediamo con i nostri occhi».





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