Via libera della commissione Bilancio della Camera alla manovra con il mandato ai relatori di maggioranza Silvana Comaroli della Lega, Mauro D’Attis di Forza Italia, Ylenja Lucaselli di Fratelli d’Italia e Francesco Saverio Romano di Noi moderati.
Sui tempi dell’approdo in aula sarà la conferenza dei capigruppo convocata per questa mattina alle 10 a decidere. Con il via libera al mandato al relatore da parte della Commissione Bilancio, dopo due giornate di lavoro ad oltranza, la manovra può approdare al dibattito in Aula alla Camera ma il voto finale in Senato slitta ormai a dopo Natale. Gli ultimi giorni di lavoro sul testo sono stati caratterizzati – come da tradizione – da ritardi, sedute notturne, numerose riformulazioni delle misure più recenti e polemiche tra i partiti.
La legge di bilancio 2025, da circa 30 miliardi lordi, è composta per due terzi dall’intervento per rendere strutturale, almeno per i prossimi 5 anni, la riduzione del cuneo fiscale per i redditi fino a 40mila euro e il passaggio a tre aliquote Irpef. Un provvedimento, che pesa per 18 miliardi sul testo, pensato per aiutare i redditi medio bassi a contrastare l’inflazione, lasciando quasi 100 euro in più in busta paga.
La Commissione bilancio della Camera ha completato l’esame degli emendamenti alla manovra ed ha conferito l’incarico ai 4 relatori di maggioranza (LaPresse)
La stesura della manovra quest’anno è stata preceduta e vincolata dagli impegni presi nel piano strutturale di bilancio a 7 anni, che recepisce le nuove regole del patto di stabilità Ue.
Per mantenere l’obiettivo di riportare il rapporto deficit/Pil sotto a 3% già nel 2026 è stata impostata una rigida revisione della spesa. Lo scenario macro economico inoltre vede il taglio delle stime sulla crescita del Pil 2024: +0,5% dell’Istat rispetto all’1% segnato dal governo nel Def. Le risorse sono state dunque concentrate dal governo su poche voci di spesa: dal taglio del cuneo fiscale al sistema sanitario – con un finanziamento aggiuntivo da 1,3 miliardi – alle politiche contro l’inverno demografico. E poi interventi per snellire le tax expenditure (le agevolazioni fiscali ndr). Tra le fonti di finanziamento figura un anticipo delle Dta, le imposte differite delle banche e le assicurazioni per il 2025 e 2026, per circa 3,5 miliardi.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato più volte di “sacrifici” richiesti agli istituti di credito. Spicca anche un taglio di circa 3 miliardi alle spese dei ministeri. Le opposizioni valutano negativamente la manovra, puntando l’attenzione soprattutto sul comparto sanità per cui valutano lo stanziamento insufficiente. Cgil e Uil a novembre hanno proclamato lo sciopero generale sulla manovra denunciando l’assenza di provvedimenti su pensioni, redditi e lavoro. Ad accendere la contesa tra maggioranza e opposizioni anche un provvedimento dei relatori arrivato negli ultimi giorni di Commissione, che chiedeva di equiparare l’indennità dei ministri, vice e sottosegretari non parlamentari con quella dei colleghi eletti. Dopo l’invito della premier Giorgia Meloni e del titolare della Difesa Guido Crosetto a stralciare il provvedimento, la soluzione trovata prevede che ministri e sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto al rimborso delle spese di trasferta da e per il domicilio o la residenza per l’espletamento delle proprie funzioni. Per coprire queste spese è stata creata una dotazione di 500mila euro annui a partire dal 2025.
La manovra, che ha un valore di 30 miliardi lordi, risponde alle esigenze del nuovo patto di stabilità europeo. Si impone che il deficit pil al 3% entro il 2026 (Rainews)
Ha subito numerose riformulazioni anche la norma sul divieto di incarichi retribuiti dagli extra Stati Ue per i parlamentari, il provvedimento ribattezzato ‘anti Renzi’ viste le possibili ripercussioni sull’attività internazionale di conferenziere dell’ex premier. La versione riformulata del testo dei relatori prevede che i titolari di cariche di governo ed i parlamentari – ad eccezione di quelli eletti all’estero – non possano accettare durante il proprio mandato contributi, prestazioni o altre utilità erogati da arte di soggetti pubblici o privati extra Ue. Fatta eccezione per i titolari di cariche di governo, il divieto non si applica nel caso di preventiva autorizzazione ma comunque per importi non superiori a 100mila euro all’anno. In caso di inosservanza il compenso deve essere versato entro 30 giorni al bilancio dello Stato, il mancato versamento genera una sanzione pari a quanto guadagnato. Cancellata invece la proroga alla fine del prossimo anno del tariffario dei pedaggi autostradali, con relativo incremento dell’1,8% indicizzato all’inflazione.
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