“Il cambiamento è in atto da tempo”.
Così Fabio Manara, presidente di Compag, ha esordito lo scorso 4 dicembre al convegno nazionale della Federazione Nazionale delle Rivendite Agrarie.
“È cominciato quando abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità: nei 5 anni appena trascorsi e nei 5 futuri i cambiamenti in agricoltura saranno pari a quelli degli ultimi 100 anni”. Un rinnovamento apparentemente invisibile, ma in realtà estremamente significativo, partito dalla riorganizzazione delle strutture, passato attraverso l’utilizzo di device per la gestione delle attività e ora pronto ad adottare nuove tecnologie avanzate.
“Un mutamento – secondo Manara – che deve accelerare, e l’intelligenza artificiale dovrà entrare prepotentemente nel sistema-Italia per riuscire a vincere la sfida e cavalcare il cambiamento, in perenne equilibrio fra tradizione e innovazione”.
Successivamente a prendere la parola è stato Edoardo Musarò, direttore Compag, che ha mostrato come il sistema-Italia – che vale 77,2 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero 4,2 punti di Pil – che pare in salute, in salute non è per via della sua elevata frammentazione, fatta di piccole e micro imprese che soffrono la mancanza di manodopera, che subiscono il rischio climatico e, non ultimo, che devono fare i conti con la bassa redditività produttiva.
Infatti, nella spesa del consumatore finale su 100 euro di prodotti agricoli freschi, solo 7 euro rappresentano il margine netto dell’azienda agricola, che diventano ancor meno nel caso di prodotti trasformati. A ciò si aggiunge il rallentamento dei pagamenti delle forniture (aumentate dell’83% le insolvenze giuridiche nel 2023 rispetto al 2022). “Dopo il covid, è aumentata la richiesta di credito” ha affermato Musarò. “Il settore agricolo si posiziona su livelli di rischio finanziario superiori rispetto alla media nazionale. Il debito finanziario lordo delle aziende agricole è sette volte superiore al margine operativo lordo”.
Imprese familiari e ricambio generazionale
Sul Pil si è soffermato anche Riccardo Urbani di The European House Ambrosetti affermando che: “il nostro Paese è fortemente caratterizzato da imprese familiari (81% del totale delle imprese), che generano circa il 70% del Pil nazionale” rappresentando quindi uno dei principali “patrimoni da tutelare”.
Urbani ha messo in luce quanto sia aumentata negli anni l’età anagrafica dei leader nelle aziende familiari, con gli over 70 che sfiorano il 30% del totale. Pertanto, nei prossimi anni tante di queste si troveranno ad affrontare anche i cambiamenti legati alla convivenza e alla continuità generazionale. Sarà fondamentale per tutte le aziende assicurare una gestione ordinata di questo passaggio attraverso strumenti e soluzioni efficaci (regole per stare insieme positivamente, affiancamento alle giovani generazioni, ecc.).
La tutela dei produttori europei
Dopo la prima sessione è intervenuto Stefano Bonaccini, membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo.
“Alcune politiche fin qui messe in campo a livello europeo non riescono a garantire un’equivalenza degli standard produttivi – soprattutto in termini di rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori – tra i nostri produttori e quelli di Paesi terzi. Da qui la richiesta alla Commissione Ue di mettere in campo meccanismi di adeguamento in grado di tutelare la competitività del nostro settore agroalimentare, per evitare che la legittima ambizione ambientale causi una rilocalizzazione della produzione agricola in Paesi terzi – che non hanno sicuramente i nostri stessi standard – invece di trovare un equilibrio ambizioso tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Durante una recente audizione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, è stato sottolineato l’importante ruolo dei trader nel garantire la sicurezza alimentare, grazie alla conoscenza dei mercati e al mantenimento delle riserve delle commodity agricole”.
Innovazioni scientifiche e tecnologiche che guardano al futuro
Nella seconda sessione è intervenuto Luigi Cattivelli, direttore del Centro di Ricerca in Genomica e Bioinformatica del Crea, che ha messo in luce la capacità delle piante nei secoli di adattarsi a fattori climatici e peculiarità territoriali con mutazioni spontanee. Mutazioni che, con il supporto della scienza e dell’innovazione genetica, possono oggi avvenire anche in situazioni molto geolocalizzate, così da risolvere problemi legati a malattie (ulivo, vite…) o a cambiamenti climatici repentini.
Sui temi dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale si è poi trattenuto Guido di Fraia, prorettore all’innovazione e ai all’Università Iulm, che ha chiarito come l’ai sia una tecnologia generalista che impatta in egual modo su tutti gli ambiti, come avvenuto il secolo scorso per l’elettricità. Secondo Di Fraia, l’ai segna l’inizio di una nuova era dell’Umanità, in cui le macchine sanno consultare la conoscenza a vantaggio e servizio dell’uomo.
Di un’applicazione innovativa ha parlato invece Ivano Valmori, ceo di Image Line e direttore responsabile di AgroNotizie®, che ha presentato Agrinput®, un’app che permette alle aziende di gestire (gratuitamente) anche l’oneroso controllo delle etichette dei prodotti, tenendo memoria dei vincoli di legge, delle revoche e delle autorizzazioni, dei registri e dello storico di utilizzo.
Ha chiuso la sessione dedicata alle innovazioni scientifiche Stefania de Pascale, professoressa di Orticoltura e Floricoltura presso l’Università Federico II di Napoli, che ha spiegato come le piante siano arrivate in ambienti extraterrestri per sostenere la vita dell’uomo nello spazio. Il mondo scientifico internazionale sta lavorando a un ecosistema artificiale per ricreare la fotosintesi.
La giornata si è conclusa con una tavola rotonda finalem che ha rappresentato un momento di confronto ricco di spunti, grazie agli interventi di Fabio Manara, Manuel Edoardo Isceri (responsabile di Federchimica-Agrofarma), Antonio Boschetti (direttore de L’Informatore Agrario) e Gianmichele Passarini (vicepresidente di Cia-Agricoltori Italiani).
(Fonte: Compag)
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