Renzi show al Senato: “Contro di me norma sovietica, ma a me frega ca…”. Il siparietto allo champagne con Romeo

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La norma contro di lui è “sovietica e ci rende un paese sudamericano, ma la mia reazione è fiorentina: frega niente”, annuncia Matteo Renzi in Transatlantico al Senato, e mentre lo dice passa Massimiliano Romeo, neosegretario della Lega lombarda e presidente dei senatori leghisti. “Matteo fatti uno champagne!”, gli dice, citando il fratello, Filippo Romeo, in arte Filippo champagne, influencer e mago dei cavalli.

La “mandrakata” l’ha fatta il governo, che ha inserito in manovra una norma che impedisce a un parlamentare di percepire emolumenti fuori dai confini dell’Unione europea, oltre il massimale di 100mila euro. Il collegamento con Renzi è evidente: le conferenze in Arabia Saudita gli hanno fruttato tre milioni di euro nel 2022.

Ma la scommessa del leader di Italia viva è chiara: “Questa è una norma scritta contro di me, ed è palesemente incostituzionale, perché stabilisce una differenza arbitraria tra un parlamentare e un altro. E quindi sarà impugnata e verrà abrogata. Ma comunque a me frega cazzi”.

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Il leghista Romeo ascolta divertito. Ci tiene però a prendere le distanze: “A me quella norma non piace, noi non l’abbiamo voluta…”, dice a Renzi. Già, ma chi l’ha voluta? Arcano fin troppo semplice da risolvere: i sospetti si concentrano su Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni in persona. Renzi non lo dice ma in Italia viva la considerano una vendetta per il caso Ales. Sono stati i renziani a denunciare la nomina ad amministratore delegato della società che per il ministero della Cultura si occupa di biglietti e logistica a Fabio Tagliaferri, esponente di FdI e consigliere a Frosinone, imprenditore dell’autonoleggio, vicino ad Arianna Meloni.

Renzi non se l’è presa. O almeno, non intende darlo a vedere. Tanto più che la norma è tutt’altro che aggirabile. Basta che la società che commissiona l’intervento a una conferenza emetta fattura dal territorio europeo. È quanto accade di solito.

Solo evocato in Transatlantico, il duello tra la premier e Renzi va in scena subito dopo in aula. Il leader di Italia viva non cita la norma che lo riguarda direttamente. Nel suo intervento indirizzato alla premier, pone solo questioni politiche in senso lato: la postura sulla crisi siriana, le differenze in maggioranza sulla Commissione Ue (‘Salvini è antitaliano?), la funzionalità dei centri migranti in Albania, la posizione del governo sul Mercosur: stiamo con la Coldiretti o con Milei?  Meloni gli replica piccata. “Sono amica di Milei, ma io sto con l’Italia. Lei – dice Meloni a Renzi – era amico di Barack Obama e si metteva il cappotto come lui, io sono amica di Milei, ma non mi faccio crescere le basette”. Il tema delle amicizie internazionali della premier è al centro del dibattito in Senato. Lo richiama anche il senatore a vita Mario Monti che rimprovera alla premier la vicinanza a Elon Musk,  questione citata anche dal Pd. Monti è durissimo: “Se si dà l’impressione di erigere un signore privato, un grande genio come Elon Musk, a una forma di protettorato morale del nostro paese c’è una perdita di dignità dello stato simile a quella che c’è quando si rincorrono con lettere gli ultimi potenziali aderenti a un condono…”.

Per Meloni, l’ex premier Monti ha “sbagliato film”. “C’è una differenza fondamentale tra me e quelli che mi hanno preceduto”, ci tiene a precisare. “Io posso essere amica di Elon Musk ed essere nello stesso momento presidente del governo che ha fatto, primo in Europa, la regolamentazione dell’attività dei privati nello spazio. Posso avere buoni rapporti con un sacco di gente ma non prendo ordini da nessuno. Sono un persona libera. Non vi seguirò mai in questo racconto in cui con chiunque si parli sembra che si stia eseguendo degli ordini”.

Poi Meloni torna sul tema sollevato ieri anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando ha parlato di grandi concentrazioni economiche che sono “usurpatori di sovranità”. Meloni rivendica di essere stata tra le prime a parlarne. “Da qualche anno provo a spiegare che c’è un problema se ci sono grandi piattaforme, concentrazioni economiche con fatturati maggiori di alcuni stati nazionali, che agiscono senza regole. Tutte le volte che l’ho detto – si rivolge all’opposizione – mi avete detto che ero sovranista. Ora c’è la prima di queste persone che ha delle idee diverse dal mainstream ed è diventato un problema. Sinchè Musk sosteneva il Partito democratico Usa non si è detta una parola. Il tema si è posto dopo il sostegno di Musk a Trump. Io non ragiono così.  In ogni caso sono felice che anche voi siete diventati sovranisti, la considero una grandissima impresa di Elon Musk più di quella di essere arrivato sulla Luna”, dice Meloni.



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