La signora Sanna sottolinea l’inopportunità, per l’istituto frequentato dai figli, di intrattenere un canale preferenziale con il mondo militare senza coinvolgere altre realtà dell’associazionismo civile e del mondo del lavoro.
Una mamma di Cherasco ha diffuso una lunga lettera pubblica in cui riassume le proprie perplessità rispetto al fatto che l’Istituto scolastico frequentato dai figli, il “Guala“, organizzi convegni sulla legalità e incontri sulle occasioni di occupazione, coinvolgendo l’Esercito Italiano.
La missiva è stata ripresa e pubblicata sul suo sito, tra l’altro, dall’”Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole”
La riportiamo qui pressochè integralmente allo scopo di stimolare una discussione costruttiva sull’argomento, che riteniamo estremamente attuale:
sono Natasha Sanna, abito nel comune di Cherasco, in provincia di Cuneo e ho due figli che frequentano l’Istituto Tecnico Statale “E. Guala” di Bra. Sono venuta a conoscenza del fatto che nel terzo anno di frequenza del mio figlio maggiore (2022/23), l’Istituto organizzava con l’Esercito Italiano incontri per parlare di legalità e cyberbullismo. Ho segnalato immediatamente alla rappresentante dei genitori in Consiglio di Istituto, e alla referente scolastica dei progetti, la stonatura di questi incontri.
Per parlare di legalità ci sono diverse associazioni, come per esempio Libera Cuneo. Invece, per il cyberbullismo a Bra la Fondazione Carolina ha recentemente proposto degli incontri con alcune classi di una scuola. Si tratta di una organizzazione fondata da un padre che ha perso la figlia suicida a causa del cyberbullismo, e grazie alla cui pressione è stata emanata la prima legge su questo tipo di reato. Le mie istanze sono state ascoltate, ma sempre rinviate ad altre persone o ad altre occasioni.
Ho trovato davvero fuori luogo vedere a scuola donne e uomini in mimetica, sentirli parlare di argomenti che potevano essere affrontati da altre realtà che li trattano quotidianamente, e spesso gratuitamente, come se, con il pretesto di trattare certi argomenti, si volesse presentare la vita militare come fulcro di conoscenza, libertà e democrazia.
Quest’anno mio figlio sta frequentando la quinta, ed è arrivata la circolare con la quale si organizza il consueto incontro con l’Esercito Italiano per parlare di opportunità lavorative.
Nuovamente ho fatto presente, sia in Consiglio d’Istituto sia alla referente progetti, che non era tollerabile che la scuola creasse un canale preferenziale per l’esercito e non invitasse altre realtà. Ho fatto esempi di associazioni che potrebbero parlare di opportunità lavorative, come medici/infermieri, insegnanti, delle molteplici opportunità di lavoro/studio totalmente gratuite in Europa, per formare cittadini europei e non soldati! Ho chiesto persino di invitare il vescovo, data la carenza di preti/suore: almeno avrebbero portato un messaggio di fratellanza e amore!!!
Non è mia intenzione demonizzare il lavoro dell’esercito, ma non è possibile neanche “normalizzare” la presenza di militari nelle scuole. Vogliamo educare i/le ragazzǝ a sviluppare lo spirito critico, la capacità di ragionamento, ma nell’apparato militare per definizione c’è una gerarchia e si eseguono ordini senza se e senza ma. Molti governi democratici sono stati sovvertiti da dittature militari, mentre in Italia, per il momento, l’esercito è impiegato per la sicurezza, missioni di pace e difesa, o durante le calamità naturali.
Si dimentica sempre più spesso l’autentico dettato costituzionale che prevede nei luoghi di formazione la promozione di una cultura di pace e che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti”. La scuola deve essere portatrice di tale messaggio, anche se ormai ovunque sembra che ci stiamo abituando alla Guerra.
Ne ho parlato con altri genitori, incontrando sia chi non trova nulla di “stonato” nella presenza dell’esercito, sia chi invece condivideva il mio punto di vista, ma senza esprimersi apertamente.
Ci stiamo abituando a non indignarci più di nulla, nemmeno quando ci rendiamo conto che certe situazioni sono pericolose, perché ormai la nostra società è come il paradosso della rana bollita che si adatta a situazioni spiacevoli senza reagire, finché non verrà appunto cotta!”
L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE
Seondo l’osservatorio: ” Le scuole e le università stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di controllo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate declinato in una miriade di iniziative, tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che riguardano invece le dinamiche della società civile o ancora attraverso la pericolosa commistione tra ricerca universitaria e aziende produttrici di armi.”
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