Mantelle, cappelli di lana, cappotti imbottiti, pantaloni in maglia, fasce per capelli e paraorecchie. Paltò di ogni tipo: monopetto e doppiopetto, in tonalità crema, caramello o verde-giallo-rosa neon, in omaggio agli anni Ottanta, quando le luci strobosferiche della disco music sono arrivate fino su i Monti Pallidi di Cortina d’Ampezzo. Oggi come ieri non serve essere sciatori per vestire come tali: un luogo dove l’après-ski – vale a dire l’attività post sciistica di svago e socialità collettiva, tra gli chalet dislocati nel paese e la passerella di Corso Italia – è in pieno fermento dalla mattina, Cortina offre strutture ricreative e alla moda fin dagli anni Trenta, quando venne scoperta da un membro della ricca famiglia Rothschild spedito tra le valli innevate per convalescenza. Da allora, il bel mondo iniziò a farne una località cult, per sportivi appassionati grazie ai suoi centosessanta chilometri di piste e per modaioli incalliti, avvolti in pellicce e accessori delle ultime collezioni.
A suo tempo, Luciano Benetton, fondatore del marchio di maglieria italiana che porta il suo cognome, arrivò a dire che in Italia la moda comincia a Cortina: ogni grande nome della moda italiana avrebbe infatti issato qui la propria bandiera. Qui, le vetrine delle gioiellerie brillano da far invidia alla collezione di Liz Taylor, mentre imbottiti multi-color ondeggiano fra le strade lattescenti. Qui, le persone conversano in una babele di lingue in cui, per chi vi mette piede per la prima volta, non è facile districarsi. Il linguaggio comune, a Cortina, è la Mode. Lo è, ufficialmente, dagli anni Cinquanta, quando il marchese Emilio Pucci entrò nel jet set dell’alta moda con una fotografia che lo vedeva sciare nei suoi stessi capi. Lo stilista italiano, successivamente ribattezzato il “Principe delle Stampe” per via dei motivi ad alta intensità cromatica delle sue collezioni, fu il primo a lanciare una linea da sci di lusso, quando funzionalità ed estetica ancora faticavano a corrispondersi. Membro della squadra olimpica italiana di sci nel 1934, Pucci portò l’alta moda sui Monti Pallidi.
Ed ecco che, in un’interessante inversione di tendenza, oggi è la “moda sciistica”, o meglio, la moda après-ski, ad arrivare in città. Su Avenue Montaigne è sceso solo qualche granello di neve, ma già osserviamo cappelli tanto coprenti da vestire a mo’ di casco, accessori high-tech, occhiali fascianti come maschere, Moon Boot, zoccoli imbottiti di pelliccia, salopette, parka e gilet con fantasie di pini e abeti. Su Via Monte Napoleone, a Milano, la neve non si è vista affatto, eppure lo scenario pare il medesimo: maglioni perlacei o azzurro ghiaccio, camice a quadri da taglialegna, cappelli con pon pon e giacche in shearling. Se prima non occorreva praticare alcuno sport per vestirsi da sciatore in montagna, oggi non occorre nemmeno arrivare fino allo chalet: vestire “da neve” è, insomma, una tendenza da città – da cui l’espressione di nuovo conio Urban Après-Ski – e le passerelle lo confermano.
La liaison tra lusso e Cortina – ma anche Courmayeur e Andermatt, fra le altre – risulta evidente dalla corsa che quest’anno si è svolta sulle piste, novelle high street di alta quota.
A Cortina d’Ampezzo, a inizio dicembre si è tenuto l’ormai tradizionale Cortina Fashion Weekend, con le sue passerelle “height” couture. Franz Kraler, il noto rivenditore multi-marca della località veneta, ha poi collaborato con brand di spicco del settore, come Napapijri, che ha qui realizzato un’installazione in acciaio dedicata alla collezione The Archive Project, compresa di quattro iconici capispalla anni Novanta. Poi, a Courmayeur, MSGM ha presentato una capsule collection in collaborazione con la struttura alberghiera Auberge de La Maison, contraddistinta dall’etichetta “Auberge de MSGM”, affiancata da motivi floreali alpini. Sempre a Courmayeur, LuisaViaRoma ha collaborato con K-Way per il progetto LuisaViaRoma Escapes, realizzando un’esperienza immersiva per la promozione dell’ultima collezione da sci del brand. Infine, nella località svizzera Andermatt, Elie Saab ha annunciato un nuovo progetto di ospitalità.
La capitalizzazione della moda nella stagione delle settimane bianche ha fatto anche delle passerelle tradizionali a “quota città” una parziale estensione dell’armadio da montagna. In un’interessante sintesi fra ready-to-wear e ready-to-ski, Miuccia Prada ha introdotto per i suoi due marchi – Prada e Miu Miu – giacche windbreaker colorate, parka impermeabili e puffer jacket voluminose, abbinate a capi eleganti come gonne a matita e abiti scintillanti. Louis Vuitton ha incluso parka e giacche imbottite in tonalità neutre e metallizzate, con inserti in pelliccia sintetica e dettagli geometrici, completati da occhiali da sci oversize e pesanti stivali da neve. Gucci ha inserito nelle sue collezioni capi dal richiamo vintage, come pantaloni tecnici con dettagli a contrasto, giacche a vento multi-cromate e occhiali a mascherina. Da Balenciaga e Roberto Cavalli le giacche imbottite oversize in nero monocromatico e a fantasia hanno attirato l’attenzione dei più per via del massimalismo dei volumi. Tennis-couture e imbottiti per le alte quote erano invece i motivi della collezione di Lacoste, dove il tradizionale bianco-verde del brand si è applicato a una nuova sintesi sportiva. Infine, Moncler, Maison-ponte fra alta moda e performance per definizione, ha ridefinito per quest’anno il concetto di piumino, ora proposto in tagli scultorei e texture lucide, per un lusso funzionale che ben si adatta alla passerella milanese di Montenapoleone come a quella di Corso Italia.
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