Fondazione Open, Renzi prosciolto insieme agli altri 10 indagati: «Ha perso il giustizialismo e vinto la giustizia». Boschi: «Finisce un incubo»

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Valentina Marotta e Redazione Online

Non ci sarà alcun processo per Renzi, Boschi, Lotti e Carrai: tutti prosciolti da ogni accusa per il caso Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Iv quando era segretario del Pd

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Matteo Renzi è stato prosciolto dal gup di Firenze Sara Farini per l’inchiesta sulla fondazione Open, nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Iv quando era segretario del Pd. 

Con lui prosciolti anche Maria Elena Boschi e tutti gli altri 9 imputati tra cui l’ex ministro Luca Lotti, l’imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi. 




















































Al termine di un’udienza preliminare andata avanti per oltre due anni   (è iniziata il 15 aprile 2022) il gup Sara Farini ha stabilito che non c’e’ luogo a procedere. 

Cadute tutte le accuse per Matteo Renzi, che anche oggi non era in aula e gli altri.

Renzi: «Tutti pagano il pm che mi ha accusato no»

Immediato e durissimo il commento del leader di Iv sui social (dove posta, a corredo, una foto di lui con la famiglia): «Al PM che mi ha accusato – Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale. Chi sbaglia paga vale per tanti italiani, non per lui».

Poi i ringraziementi alla famiglia e a i suoi avvocati, ma anche alla famiglia e a chi gli è stato vicino: «Grazie ad Agnese per essere stata una roccia e non era facile. Grazie a Francesco, Emanuele e Ester per non aver mai dubitato del loro babbo. Grazie a tutti gli avvocati della difesa, a cominciare da Gian Domenico Caiazza, Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini, ai miei amici, ai miei colleghi, ai miei collaboratori per tutto».

Infine le conslusioni: «Volevano farmi fuori con una indagine farlocca. Non ce l’hanno fatta. Ripartiamo insieme. Ma non dimentichiamo che ci sono tanti cittadini innocenti che non possono difendersi. Continueremo a fare politica anche per loro. Con il sorriso e senza vendette. Ma con la certezza che oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia. E chi mi aggredisce con indagini, norme, campagne ad personam non mi fa paura. Anzi, mi rende più forte».

Boschi: «Finisce un incubo»

Commento social anche per Maria Elena Boschi. «Finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta. Da avvocato conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio», si legge nel post. 

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«Ringrazio Giulio per avermi abbracciata e capita. Ringrazio i miei genitori e i miei fratelli, tutta la famiglia, per avermi aiutata e sostenuta, a cominciare da mio padre che aveva dovuto soffrire un trattamento persino peggiore ma altrettanto ingiusto. Ringrazio i miei avvocati, Nanni e Pellegrini e soprattutto Paola Severino collega amica e faro. Abbraccio Matteo, Luca e tutti i miei amici e colleghi. E do a tutti l’appuntamento alla prossima Leopolda, a ottobre 2025. Non smettiamo di lottare per un Paese più giusto. E più garantista», conclude. 

L’udienza preliminare durata oltre due anni

L’udienza preliminare era iniziata il 15 aprile 2022 e si è conclusa due anni e otto mesi dopo. Nel periodo temporale di svolgimento dell’udienza preliminare sono stati avviati e conclusi cinque procedimenti penali nei confronti dei due pubblici ministeri (tutti definiti con provvedimento di archiviazione), sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari, si è pronunciata la Corte di Cassazione sui materiali sequestrati dai magistrati agli indagati, dando ragione agli imputati, e il Senato e la Camera hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale sollevando conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato per gli irregolari sequestri condotti dalla Procura che aveva violato le prerogative dei parlamentari.  

L’inchiesta e le accuse

L’inchiesta riguardava presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere finanziariamente l’ascesa e l’attività politica di Matteo Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd.  

Tra gli idagati figuravano l’ex premier Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato ed ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, i componenti del cosiddetto «Giglio magico»

A tutti veniva contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la procura riteneva che la Fondazione Open fosse un’articolazione di partito riconducibile e funzionale all’ascesa politica di Renzi. 

A Lotti venivano contestati anche due episodi di corruzione per l’esercizio della funzione. 

Secondo l’accusa sui conti di Open sarebbero transitati  fondi per 3,5 milioni di euro in violazione della legge sul finanziamento dei partiti.

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19 dicembre 2024 ( modifica il 19 dicembre 2024 | 15:30)

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