LOMBARDIA ECONOMY – Una cultura per tutti

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La Lombardia trasforma la cultura in un bene accessibile a tutti. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Cultura Francesca Caruso

In Lombardia, la cultura non è solo sinonimo di arte e tradizioni, ma rappresenta un settore strategico per l’economia e un elemento chiave per il benessere sociale. Con oltre 29 miliardi di euro generati ogni anno e 366mila addetti, è uno dei pilastri del Pil regionale.

Ma la cultura lombarda non si ferma ai numeri: si evolve per raggiungere ogni cittadino, valorizzando tanto le eccellenze come Milano e i suoi 18 miliardi di valore aggiunto, quanto i piccoli borghi, i quartieri periferici e persino le carceri minorili.

Con una visione inclusiva e strategica, Regione Lombardia sta ampliando l’accesso alla cultura anche nelle aree più periferiche, puntando su progetti che intrecciano tradizione, innovazione e tecnologia.

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L’assessore regionale alla Cultura Francesca Caruso ci racconta in questa intervista esclusiva le sfide e le opportunità del settore.

Per cominciare, cosa significa la cultura per Regione Lombardia?

«Il settore culturale in Regione Lombardia ha un significato profondo che va ben oltre la semplice gestione di musei, teatri ed eventi. La cultura, per noi, è un elemento essenziale della nostra identità e, al contempo, un settore economico di rilevanza crescente.

La nostra è la Regione italiana con più siti Unesco e rappresenta oggi uno degli epicentri della creatività, dell’arte e dell’innovazione a livello mondiale, con un impatto che continua a crescere e a diversificarsi in molteplici ambiti, costituendo anche un vero e proprio motore di sviluppo economico».

Qualche numero: può fornirci un quadro aggiornato dell’impatto economico e sociale della cultura nella nostra Regione?

«La cultura in Lombardia genera circa 29 miliardi di euro e, con 366mila addetti, la nostra Regione si colloca ai vertici del panorama culturale italiano. Senza dubbio, Milano gioca un ruolo di primaria importanza in questo contesto, con i suoi 18 miliardi di valore aggiunto e oltre 200mila occupati, attira talenti e investimenti da tutto il mondo.

Ma la cultura in Lombardia è un patrimonio diffuso che si estende a tutte le provincie, ognuna delle quali porta con sé una ricchezza unica. Pensiamo, ad esempio, a Varese, con i suoi 4 magnifici siti Unesco, a Bergamo e Brescia che lo scorso anno sono state nominate Capitali della Cultura Europea 2023, o anche all’enorme ricchezza artistica di Cremona, Mantova e Pavia.

Il patrimonio culturale lombardo è, dunque, diffuso su tutto il territorio, con ogni singola provincia che porta il suo fondamentale contributo distintivo».

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Quali sono le iniziative strategiche di Regione Lombardia per promuovere la cultura, anche nelle comunità meno rappresentate?

«La mia visione è quella di fare in modo che la cultura non sia solo un privilegio di pochi, ma una risorsa che arricchisca la vita di tutti, a partire dai territori più periferici, dove spesso l’accesso alla cultura può essere più difficile.

Per questo, ci impegniamo a portare la cultura fuori dai luoghi canonici, e a realizzare progetti concreti che possano rendere ogni quartiere, ogni angolo della nostra regione, un palcoscenico per eventi culturali. Un esempio significativo di questa strategia è il progetto avviato con Aler. Collaboriamo da tempo con l’Azienda Lombardia Edilizia Residenziale per realizzare iniziative che portano la cultura nei quartieri popolari, là dove la distanza tra i cittadini e l’offerta culturale potrebbe sembrare più ampia.

Grazie a questo progetto, siamo riusciti a organizzare eventi culturali all’interno degli spazi abitativi, trasformando i cortili, le piazze, e anche gli spazi comuni delle residenze in veri e propri luoghi di aggregazione culturale. Non posso, poi, non citare l’iniziativa con la quale abbiamo portato il Teatro alla Scala al carcere minorile Cesare Beccaria.

Perché sì, io sono profondamente convinta che i giovani si salvino anche con la cultura. Queste iniziative sono, quindi, parte di un disegno più ampio volto a rendere la cultura un elemento integrante della vita di tutti i giorni, superando le tradizionali barriere geografiche e sociali.

In questo contesto, non solo le grandi città come Milano, ma anche i piccoli centri e le periferie urbane sono coinvolti in un processo che rende la cultura più accessibile, diffusa e partecipativa».

Ci sono progetti di inclusione culturale destinati a coinvolgere i giovani?

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«Assolutamente sì, stiamo portando avanti diversi progetti destinati a coinvolgere i giovani e a favorire la loro partecipazione alla vita culturale. Uno di questi strumenti è la Card Abbonamento Musei, che consente l’accesso gratuito per tutto l’anno a ben 228 realtà culturali lombarde aderenti al circuito.

Questo progetto è stato un successo. Solo nei primi 6 mesi del 2024 ha registrato oltre 57mila tessere attive, favorendo più di 154mila ingressi nei musei della rete. Così, abbiamo voluto realizzare una versione “junior”, pensata apposta per le famiglie con bambini dai 6 ai 13 anni, e che ha visto già la distribuzione di oltre 16mila tessere.

Si tratta di un’iniziativa che ho fortemente voluto per avvicinare i più giovani al nostro ricchissimo patrimonio artistico regionale, dando loro l’opportunità di esplorare musei, mostre e altri luoghi di cultura in modo facile e gratuito. Inoltre, abbiamo lanciato iniziative come Schermi di Classe, un progetto che ha già coinvolto oltre 25mila studenti, avvicinandoli al mondo dell’arte cinematografica attraverso proiezioni gratuite di film di qualità.

Ma non ci fermiamo qui: un altro progetto fondamentale è Palchi di Classe, che permette agli studenti lombardi di assistere a spettacoli teatrali, arricchendo la loro formazione culturale e offrendo esperienze dirette con il mondo dello spettacolo.

Questi progetti sono pensati per rendere la cultura più accessibile, per coinvolgere i giovani, ma anche per formare una nuova generazione di cittadini consapevoli e appassionati della nostra tradizione culturale.

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Quali sono le sfide principali nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale in un contesto post-pandemia?

«Una delle prime sfide ha riguardato l’evoluzione dei comportamenti del pubblico. La pandemia ha, infatti, modificato in modo profondo le modalità di fruizione della cultura.

Mentre in passato eventi come concerti, mostre e spettacoli teatrali erano eventi principalmente fisici e collettivi, oggi c’è una domanda crescente di fruizione digitale e ibrida, che richiede un adattamento rapido e una innovazione tecnologica nelle modalità di fruizione del patrimonio culturale.

La sfida, quindi, è quella di integrare il digitale con il fisico, creando nuove esperienze che siano accessibili online, ma che non sostituiscano l’esperienza in presenza, anzi la arricchiscano. Ad esempio, la digitalizzazione del patrimonio e la realizzazione di tour virtuali sono strumenti fondamentali, ma vanno utilizzati in modo che non perdano la capacità di trasmettere l’emozione che solo l’esperienza diretta di un’opera d’arte o di un sito storico può suscitare».

Come la digitalizzazione e le nuove tecnologie possono quindi migliorare la fruizione del patrimonio culturale?

«Sin da subito ho incentrato il mio mandato proprio nel dialogo tra innovazione e cultura, perché credo fermamente che questo rapporto abbia un impatto fondamentale non solo sullo sviluppo economico e sociale della Lombardia, ma anche sulla sua identità.

Questo è un settore che ha saputo adattarsi e reinventarsi, incorporando tecnologie all’avanguardia e preparandosi a cogliere le opportunità offerte dal digitale e dall’Intelligenza Artificiale.

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A tal proposito, cito il bando InnovaCultura, con cui Regione Lombardia ha stanziato 6 milioni di euro per la digitalizzazione degli istituti di cultura, finanziando 49 progetti nelle 12 province, che hanno reso e renderanno quei luoghi più interattivi e accessibili».

Due sogni per la cultura lombarda nel prossimo futuro, diciamo da qui a cinque anni?

«Il primo è quello di promuovere la nostra Regione a livello culturale anche dando il giusto valore a tutte le realtà più piccole e territoriali, che svolgono un ruolo fondamentale nel preservare e far crescere l’identità e il patrimonio culturale della nostra Regione.

L’obiettivo è dar loro visibilità, sostegno e opportunità di sviluppo, affinché diventino protagonisti di un’offerta culturale diversificata e accessibile. Secondo, il mio sogno è una cultura che sia in grado di raggiungere davvero ogni cittadino, in ogni angolo della nostra Regione.

Ripeto, per me la cultura deve essere un diritto di tutti, senza barriere economiche o geografiche. E dove quelle barriere ci sono, noi dobbiamo essere bravi ad abbatterle».

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