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FacilitAmbiente mette a disposizione professionisti che riuniscono i soggetti coinvolti da un progetto, raccogliendo e valorizzando i loro contributi.
- I progetti sul territorio spesso generano conflitti tra amministrazioni, imprese e popolazione.
- FacilitAmbiente è un servizio di facilitazione e partecipazione pubblica promosso dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano.
- I facilitatori riuniscono tutti gli attori coinvolti, condividono informazioni puntuali e raccolgono i loro contributi, evitando che si creino fratture.
Difficilmente, sulla carta, qualcuno potrebbe dirsi in disaccordo con l’idea di produrre energia da fonti rinnovabili, arricchire la rete infrastrutturale del paese, realizzare un nuovo parco. Quando si passa dalla teoria alla pratica, ecco allora che sorgono i conflitti. Perché intervenire sul territorio significa inevitabilmente imporre qualche disagio (momentaneo o meno) a chi quel territorio lo vive, significa privilegiare determinati interessi e sacrificarne altri. Giornalisticamente si bolla questo fenomeno come nimby, not in my backyard, come a dire: “Non c’è nulla di sbagliato nell’opera in sé, purché si faccia altrove”. Una spiegazione che, talvolta, può suonare vagamente giudicante e semplificatoria. Accogliere la complessità di simili questioni e trovare soluzioni condivise è l’obiettivo di FacilitAmbiente, un servizio di facilitazione e partecipazione pubblica promosso dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano.
A cosa serve FacilitAmbiente
Qualsiasi progetto sul territorio deve seguire un iter amministrativo ben preciso, fatto di studi di fattibilità, gare d’appalto, valutazione dell’impatto ambientale, perizie e così via. FacilitAmbiente non si sostituisce a tutto questo, ma lo affianca. In sostanza, è uno strumento di stakeholder engagement. Ciò significa che mette attorno a un metaforico tavolo tutti i soggetti coinvolti, instaurando un percorso partecipativo che ascolta e valorizza i loro contributi, intercettando sul nascere i potenziali conflitti e disinnescandoli prima che si traducano in rotture difficili da sanare. Quando si instaura un dialogo inclusivo, aperto, equo e trasparente, allora i vari attori si sentono responsabilizzati e hanno tutto l’interesse a dare un contributo propositivo.
“Il conflitto, in particolare quello ambientale, è spesso percepito in modo negativo. Tuttavia, l’esperienza dimostra che alcuni conflitti possono trasformarsi in risorse preziose per imprese, istituzioni e cittadini, se affrontati in maniera adeguata. Riconoscere il potenziale positivo del conflitto significa valorizzare gli interessi divergenti, trasformandoli in opportunità per creare soluzioni condivise e generare benefici per tutte le parti coinvolte”, spiega Nicola Giudice, responsabile del Servizio di conciliazione di Camera Arbitrale di Milano e co-ideatore di FacilitAmbiente. “In questo contesto, la comunicazione, intesa nel suo significato originario di ‘messa in comune’, può diventare uno strumento potente per ridurre le distanze e favorire la comprensione reciproca”.
Chi sono e cosa fanno i facilitatori
Nella pratica, dunque, come funziona? La piattaforma mette a disposizione un team di facilitatori e facilitatrici, selezionati da un’apposita commissione, che hanno una formazione specifica che permette loro di porsi in una posizione neutrale rispetto agli altri stakeholder coinvolti. Amministrazioni locali, imprese di sviluppo immobiliare, architetti, associazioni o gruppi di cittadini scelgono la figura più adatta e le danno l’incarico di progettare il percorso partecipato.
Le dinamiche dipendono dalle caratteristiche del progetto e del contesto in cui si inserisce. Può essere utile, per esempio, somministrare questionari, proporre open day o dibattiti pubblici, organizzare workshop o sessioni di formazione, aprire sportelli informativi. L’incontro faccia a faccia senza dubbio ha una valenza insostituibile, ma può essere supportato anche dai numerosi strumenti che il digitale mette a disposizione: newsletter, rendering o visite virtuali che danno accesso a informazioni tecniche che, in caso contrario, sarebbero incomprensibili ai più.
Insomma, i possibili strumenti sono tanti e, di volta in volta, facilitatori e facilitatrici scelgono i più appropriati. L’importante è che siano sempre chiari e trasparenti sul progetto stesso e sulle aspettative di tutte le parti coinvolte. E che raccolgano man mano le loro obiezioni e proposte, spiegando quali è stato possibile accogliere, come e perché.
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