Guerra Israele – Hamas e Siria, le ultime notizie di oggi 19 dicembre

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I ribelli yemeniti Houthi hanno rivendicato il lancio di missili contro Israele, poche ore dopo che lo Stato ebraico ha dichiarato di aver intercettato un attacco e di aver reagito colpendo porti e infrastrutture energetiche. Il portavoce del gruppo Yahya Saree ha affermato che i ribelli hanno preso di mira \”due obiettivi militari specifici e sensibili nell’area occupata di Giaffa\”, a Tel Aviv, con \”missili balistici ipersonici\”. Almeno nove persone sono morte negli attacchi aerei israeliani sullo Yemen. L’Iran ha definito gli attacchi una \”flagrante violazione\”.\n

Procedono le trattative per la pace a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Secondo una fonte di Hamas, si parla di un rilascio iniziale di 34 ostaggi in cambio di palestinesi all’ergastolo in Israele. Israele consentirebbe poi un flusso maggiore di aiuti e avrebbe anche accettato di ritirarsi dalle aree densamente popolate della Striscia. Secondo una fonte israeliana, \”Hamas mostra flessibilità nei colloqui\”, \”ma non sappiamo se sarà sufficiente per portare a un accordo\”. 

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Conto e carta

difficile da pignorare

 

Parla intanto alla Bbc il leader siriano in pectore Abu Mohammad al-Jolani: \”Siamo sfiniti dalla guerra, non minacciamo l’Occidente\”, ha detto, chiedendo la revoca delle sanzioni.

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Gli approfondimenti:

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L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Cig) di pronunciarsi sugli obblighi umanitari di Israele nei confronti dei palestinesi, mentre il governo israeliano è accusato di ostacolare l’accesso degli aiuti a Gaza.

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La risoluzione, presentata dalla Norvegia, è stata adottata a

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larga maggioranza: 137 paesi hanno votato a favore, 12 contrari e 22 si sono astenuti. Chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di chiarire cosa è tenuto a fare Israele per \”garantire e facilitare la consegna senza ostacoli di forniture essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile palestinese\”. Sebbene le decisioni del tribunale, la piu’ alta corte delle Nazioni Unite con sede all’Aia, siano giuridicamente vincolanti, la corte non ha mezzi concreti per applicarle. Ma aumentano la pressione diplomatica su Israele. 

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L’attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele ha riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui non si riesce a trovare una soluzione. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. L’APPROFONDIMENTO

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Dopo l’ingresso dei miliziani insorti a Damasco, il presidente è scappato dal Paese: è a Mosca, dove gli è stato concesso asilo. Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato rovesciato dall’invasione di vari gruppi ribelli, tra cui forze jihadiste filo-turche. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. IL PROFILO

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\”La situazione sul campo\” in Siria \”resta molto volatile, stiamo lavorando con l’Unhcr e una cosa è molto chiara: i rimpatri\” dei siriani \”devono essere volontari, sicuri e dignitosi\”. Lo ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa al termine del vertice dei leader Ue. 

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Tra i protagonisti dell’escalation di tensione in Medio Oriente c’è anche l’organizzazione militare e politica libanese. Sostenuta ideologicamente e finanziariamente dall’Iran, controlla una larga parte del Paese, quasi “uno Stato nello Stato”, e partecipa attivamente alla vita politica. Il suo leader è stato a lungo – dal 1992 – Hassan Nasrallah, che ha guidato il gruppo fino al 28 settembre 2024, quando è stato ucciso da un attacco israeliano su Beirut. L’ANALISI

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L’ormai ex presidente siriano non è l’unica personalità di spicco che ha trovato rifugio all’ombra del Cremlino dopo la fuga dal proprio Paese. Da Viktor Yanukovich, leader ucraino scappato dopo la rivoluzione di Maidan, a Edward Snowden: ecco chi sono. DI CHI SI TRATTA

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Yahya Sinwar, capo politico di Hamas, è stato ucciso il 16 ottobre dall’Idf. Ma i leader di peso “eliminati” da Israele nell’ultimo periodo, durante la campagna militare che va avanti da oltre un anno nella Striscia di Gaza, sono diversi. Un martellamento che ha preso di mira Hamas, ma anche altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane. LE FOTO

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Continua a essere cauta la posizione della Russia nei confronti della situazione in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, in particolare per quanto riguarda la base aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i ribelli jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l’ancora al largo della costa. LE IMMAGINI

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Create nel 1948, ogg contano su 170mila soldati effettivi, grazie alla coscrizione obbligatoria di tre anni per gli uomini e di due per le donne. Dispongono, inoltre, di 3.500 carri armati. L’APPROFONDIMENTO

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Si tratta di una metanfetamina conosciuta anche come \”droga dei kamikaze\”, spesso mischiata con la caffeina. Non è molto diffusa in occidente, mentre è una sostanza che si trova relativamente in abbondanza in Medio Oriente. In Siria sono stati scoperti diversi laboratori per la produzione del Captagon. Ecco di cosa si tratta e quali sono gli effetti. DI COSA SI TRATTA

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Gli Stati Uniti hanno annunciato di non essere d’accordo con l’accusa di Human Rights Watch, secondo cui Israele sta compiendo \”atti di genocidio\” nella Striscia di Gaza danneggiando le infrastrutture idriche. \”Quando si tratta di accertare qualcosa come un genocidio, lo standard legale è incredibilmente alto, e quindi non siamo d’accordo con questa conclusione\”, ha detto il vice ;;portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel in un briefing. \”Ciò non toglie che a Gaza sia in corso una terribile crisi umanitaria\”. 

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Il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah ha espresso una dura condanna dell’\”aggressione sionista e americana\” allo Yemen, \”che ha preso di mira le infrastrutture civili in una palese violazione di tutte le norme e leggi umanitarie e internazionali\”.  Hezbollah, riferisce Al Jazeera online, ha aggiunto che Israele è un \”cancro\” che rappresenta una minaccia per l’intera regione. \”Invitiamo tutte le persone libere e le forze di resistenza a essere unite in solidarietà nell’affrontare questa continua aggressione contro il nostro popolo\”, ha affermato il movimento in una dichiarazione. 

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L’esercito israeliano ha pubblicato video degli attacchi aerei notturni sullo Yemen contro gli Houthi, in risposta ai raid missilistici e con droni del gruppo sostenuto dall’Iran contro Israele. Lo riporta The Times of Israel. Secondo l’Idf, 14 jet da combattimento dell’aeronautica militare israeliana, insieme a rifornitori e aerei spia, hanno volato per circa 2.000 chilometri e hanno sganciato oltre 60 munizioni su \”obiettivi militari\” Houthi lungo la costa occidentale dello Yemen e vicino alla capitale Sanaa. Tra gli obiettivi c’erano depositi di carburante e petrolio, due centrali elettriche e otto rimorchiatori utilizzati nei porti controllati dagli Houthi. Secondo l’esercito israeliano, la distruzione degli obiettivi rappresenta un duro colpo per le operazioni militari degli Houthi. 

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Il leader dei ribelli Houthi nello Yemen, Abdul-Malik al-Houthi, ha affermato che il suo gruppo continuerà ad intensificare gli attacchi contro Israele. Lo scrive l’agenzia di stampa yemenita Saba.

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Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha incontrato oggi il primo ministro libanese Najib Mikati a margine del vertice del G8 per la cooperazione economica, che si svolge nella nuova capitale amministrativa. Sisi ha reputato necessaria l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale del Libano, sottolineando il desiderio di stabilizzare l’accordo di cessate il fuoco in Libano e attuare pienamente la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Quanto alla Siria le due parti hanno sottolineato l’importanza che entrambi i Paesi attribuiscono alla stabilità della Siria, alla sicurezza del suo popolo e alla sua integrità territoriale, e hanno messo in guardia contro l’espansione dei conflitti, sottolineando la necessità che tutte le parti dimostrino saggezza e responsabilità per ripristinare la pace nella regione.

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\”La maggior parte dei siriani tornerà, nessuno vuole stare lontano dal proprio Paese, ma non subito, molti ora aspettano di capire come si evolverà la situazione della sicurezza\”. Mohammed è nato a Damasco e non era nemmeno adolescente quando è scoppiata la guerra civile nel 2011. A 13 anni si è trasferito con la famiglia in Turchia, il Paese che con 3 milioni di rifugiati ospita la maggior parte dei 5,5 milioni fuggiti dalla Siria. Da quando è caduto Bashar al Assad, circa 8mila di loro hanno attraversato il confine per tornare nel nord della Siria, dove il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato un progetto di almeno 240mila unità abitative per i profughi che rientreranno nel Paese. Secondo Mohammed i siriani partiti in queste settimane sono solo quelli originari delle zone del nord della Siria, mentre la maggior parte di quelli in Turchia deve ancora decidere se e quando rientrare. Il 21enne è tanto contento della caduta di Assad quanto sorpreso positivamente della rapidità con cui le forze di opposizione hanno conquistato Damasco. Vorrebbe partire ma sa che non sarà possibile subito, o almeno prima di 6 mesi, perché vede la situazione economica in Siria ancora precaria.

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L’Idf ritiene che gli abitanti del nord di Israele evacuati, malgrado la fragile tregua in vigore cn Hezbollah, non dovrebbero ritornare alle loro case prima di tre mesi, cioè il prossimo marzo, e non più entro i primi di febbraio, come si stimava in precedenza. Lo riportano Cahannel 12 e Times of Israel. I circa 60.000 residenti dell’Alta Galilea sono stati evacuati dalle città settentrionali al confine con il Libano subito dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, proprio nel timore, poi avveratosi, che Hezbollah avrebbe iniziato ad attaccare con un crescente lancio di razzi. 

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Almeno 10 palestinesi hanno perso la vita in raid Israeliani che hanno colpito altrettanti edifici ex scolastici usati per ospitare persone sfollate nella parte orientale di Gaza City: lo scrive Al Jazeera, che cita fonti mediche e la Reuters. Nella versione fornita dall’Idf, riportata dal Times of Israel, \”caccia israeliani hanno colpito gruppi di addetti a due centri di comando di Hamas installati in due ex scuole\” nel capoluogo della Strsicia di Gaza. Secondo i militari israeliani, dalle ex scuole di al-Karama e Shaaban, nel quartiere di Tuffah, Hamas \”programmava attacchi contro le truppe\” dello Stato ebraico. Il Times of Israel riporta anche la versione palestinese. 

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I ribelli yemeniti Houthi hanno rivendicato il lancio di missili contro Israele, poche ore dopo che lo Stato ebraico ha dichiarato di aver intercettato un attacco e di aver reagito colpendo porti e infrastrutture energetiche. Il portavoce del gruppo Yahya Saree ha affermato che i ribelli hanno preso di mira “due obiettivi militari specifici e sensibili nell’area occupata di Giaffa”, a Tel Aviv, con “missili balistici ipersonici”. Almeno nove persone sono morte negli attacchi aerei israeliani sullo Yemen. L’Iran ha definito gli attacchi una “flagrante violazione”.

Procedono le trattative per la pace a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Secondo una fonte di Hamas, si parla di un rilascio iniziale di 34 ostaggi in cambio di palestinesi all’ergastolo in Israele. Israele consentirebbe poi un flusso maggiore di aiuti e avrebbe anche accettato di ritirarsi dalle aree densamente popolate della Striscia. Secondo una fonte israeliana, “Hamas mostra flessibilità nei colloqui”, “ma non sappiamo se sarà sufficiente per portare a un accordo”. 

Parla intanto alla Bbc il leader siriano in pectore Abu Mohammad al-Jolani: “Siamo sfiniti dalla guerra, non minacciamo l’Occidente”, ha detto, chiedendo la revoca delle sanzioni.

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Onu chiede parere Cig su obblighi Israele con palestinesi

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Cig) di pronunciarsi sugli obblighi umanitari di Israele nei confronti dei palestinesi, mentre il governo israeliano è accusato di ostacolare l’accesso degli aiuti a Gaza.

La risoluzione, presentata dalla Norvegia, è stata adottata a

larga maggioranza: 137 paesi hanno votato a favore, 12 contrari e 22 si sono astenuti. Chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di chiarire cosa è tenuto a fare Israele per “garantire e facilitare la consegna senza ostacoli di forniture essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile palestinese”. Sebbene le decisioni del tribunale, la piu’ alta corte delle Nazioni Unite con sede all’Aia, siano giuridicamente vincolanti, la corte non ha mezzi concreti per applicarle. Ma aumentano la pressione diplomatica su Israele. 

La questione israelo palestinese, cos’è e come è nata

L’attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele ha riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui non si riesce a trovare una soluzione. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. L’APPROFONDIMENTO

Bashar al-Assad, il ritratto dell’ex presidente della Siria cacciato dai ribelli jihadisti

Dopo l’ingresso dei miliziani insorti a Damasco, il presidente è scappato dal Paese: è a Mosca, dove gli è stato concesso asilo. Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato rovesciato dall’invasione di vari gruppi ribelli, tra cui forze jihadiste filo-turche. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. IL PROFILO

Von der Leyen: “Rimpatri dei siriani siano volontari e sicuri”

“La situazione sul campo” in Siria “resta molto volatile, stiamo lavorando con l’Unhcr e una cosa è molto chiara: i rimpatri” dei siriani “devono essere volontari, sicuri e dignitosi”. Lo ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa al termine del vertice dei leader Ue. 

Hezbollah, cosa sapere sul gruppo antisionista libanese

Tra i protagonisti dell’escalation di tensione in Medio Oriente c’è anche l’organizzazione militare e politica libanese. Sostenuta ideologicamente e finanziariamente dall’Iran, controlla una larga parte del Paese, quasi “uno Stato nello Stato”, e partecipa attivamente alla vita politica. Il suo leader è stato a lungo – dal 1992 – Hassan Nasrallah, che ha guidato il gruppo fino al 28 settembre 2024, quando è stato ucciso da un attacco israeliano su Beirut. L’ANALISI

Non solo Assad, chi sono le altre personalità in fuga accolte da Putin in Russia

L’ormai ex presidente siriano non è l’unica personalità di spicco che ha trovato rifugio all’ombra del Cremlino dopo la fuga dal proprio Paese. Da Viktor Yanukovich, leader ucraino scappato dopo la rivoluzione di Maidan, a Edward Snowden: ecco chi sono. DI CHI SI TRATTA

Medio Oriente, chi sono i leader eliminati da Israele in un anno di guerra

Yahya Sinwar, capo politico di Hamas, è stato ucciso il 16 ottobre dall’Idf. Ma i leader di peso “eliminati” da Israele nell’ultimo periodo, durante la campagna militare che va avanti da oltre un anno nella Striscia di Gaza, sono diversi. Un martellamento che ha preso di mira Hamas, ma anche altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane. LE FOTO

Siria, le navi russe lasciano la base di Tartus. Cosa ci dicono le immagini satellitari

Continua a essere cauta la posizione della Russia nei confronti della situazione in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, in particolare per quanto riguarda la base aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i ribelli jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l’ancora al largo della costa. LE IMMAGINI

Cos’è l’Idf, come sono organizzate e come funzionano le Forze armate israeliane

Create nel 1948, ogg contano su 170mila soldati effettivi, grazie alla coscrizione obbligatoria di tre anni per gli uomini e di due per le donne. Dispongono, inoltre, di 3.500 carri armati. L’APPROFONDIMENTO

Che cos’è il Captagon, la “droga della Jihad” trovata in Siria e che effetti produce

Si tratta di una metanfetamina conosciuta anche come “droga dei kamikaze”, spesso mischiata con la caffeina. Non è molto diffusa in occidente, mentre è una sostanza che si trova relativamente in abbondanza in Medio Oriente. In Siria sono stati scoperti diversi laboratori per la produzione del Captagon. Ecco di cosa si tratta e quali sono gli effetti. DI COSA SI TRATTA

Usa, non siamo d’accordo su accusa di genocidio a Israele

Gli Stati Uniti hanno annunciato di non essere d’accordo con l’accusa di Human Rights Watch, secondo cui Israele sta compiendo “atti di genocidio” nella Striscia di Gaza danneggiando le infrastrutture idriche. “Quando si tratta di accertare qualcosa come un genocidio, lo standard legale è incredibilmente alto, e quindi non siamo d’accordo con questa conclusione”, ha detto il vice ;;portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel in un briefing. “Ciò non toglie che a Gaza sia in corso una terribile crisi umanitaria”. 

Hezbollah condanna l'”aggressione” israeliana contro lo Yemen

Il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah ha espresso una dura condanna dell'”aggressione sionista e americana” allo Yemen, “che ha preso di mira le infrastrutture civili in una palese violazione di tutte le norme e leggi umanitarie e internazionali”.  Hezbollah, riferisce Al Jazeera online, ha aggiunto che Israele è un “cancro” che rappresenta una minaccia per l’intera regione. “Invitiamo tutte le persone libere e le forze di resistenza a essere unite in solidarietà nell’affrontare questa continua aggressione contro il nostro popolo”, ha affermato il movimento in una dichiarazione. 

L’Idf pubblica i video dei raid aerei contro gli Houthi

L’esercito israeliano ha pubblicato video degli attacchi aerei notturni sullo Yemen contro gli Houthi, in risposta ai raid missilistici e con droni del gruppo sostenuto dall’Iran contro Israele. Lo riporta The Times of Israel. Secondo l’Idf, 14 jet da combattimento dell’aeronautica militare israeliana, insieme a rifornitori e aerei spia, hanno volato per circa 2.000 chilometri e hanno sganciato oltre 60 munizioni su “obiettivi militari” Houthi lungo la costa occidentale dello Yemen e vicino alla capitale Sanaa. Tra gli obiettivi c’erano depositi di carburante e petrolio, due centrali elettriche e otto rimorchiatori utilizzati nei porti controllati dagli Houthi. Secondo l’esercito israeliano, la distruzione degli obiettivi rappresenta un duro colpo per le operazioni militari degli Houthi. 

Houthi: intensificheremo gli attacchi a Israele

Il leader dei ribelli Houthi nello Yemen, Abdul-Malik al-Houthi, ha affermato che il suo gruppo continuerà ad intensificare gli attacchi contro Israele. Lo scrive l’agenzia di stampa yemenita Saba.

Sisi e Mikati: Siria sia stabile e sicura, obiettivo è la pace

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha incontrato oggi il primo ministro libanese Najib Mikati a margine del vertice del G8 per la cooperazione economica, che si svolge nella nuova capitale amministrativa. Sisi ha reputato necessaria l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale del Libano, sottolineando il desiderio di stabilizzare l’accordo di cessate il fuoco in Libano e attuare pienamente la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Quanto alla Siria le due parti hanno sottolineato l’importanza che entrambi i Paesi attribuiscono alla stabilità della Siria, alla sicurezza del suo popolo e alla sua integrità territoriale, e hanno messo in guardia contro l’espansione dei conflitti, sottolineando la necessità che tutte le parti dimostrino saggezza e responsabilità per ripristinare la pace nella regione.

Rifugiato in Turchia: “Non siamo pronti a tornare in Siria”

“La maggior parte dei siriani tornerà, nessuno vuole stare lontano dal proprio Paese, ma non subito, molti ora aspettano di capire come si evolverà la situazione della sicurezza”. Mohammed è nato a Damasco e non era nemmeno adolescente quando è scoppiata la guerra civile nel 2011. A 13 anni si è trasferito con la famiglia in Turchia, il Paese che con 3 milioni di rifugiati ospita la maggior parte dei 5,5 milioni fuggiti dalla Siria. Da quando è caduto Bashar al Assad, circa 8mila di loro hanno attraversato il confine per tornare nel nord della Siria, dove il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato un progetto di almeno 240mila unità abitative per i profughi che rientreranno nel Paese. Secondo Mohammed i siriani partiti in queste settimane sono solo quelli originari delle zone del nord della Siria, mentre la maggior parte di quelli in Turchia deve ancora decidere se e quando rientrare. Il 21enne è tanto contento della caduta di Assad quanto sorpreso positivamente della rapidità con cui le forze di opposizione hanno conquistato Damasco. Vorrebbe partire ma sa che non sarà possibile subito, o almeno prima di 6 mesi, perché vede la situazione economica in Siria ancora precaria.

Idf, ritorno dei residenti in nord Israele non prima di 3 mesi

L’Idf ritiene che gli abitanti del nord di Israele evacuati, malgrado la fragile tregua in vigore cn Hezbollah, non dovrebbero ritornare alle loro case prima di tre mesi, cioè il prossimo marzo, e non più entro i primi di febbraio, come si stimava in precedenza. Lo riportano Cahannel 12 e Times of Israel. I circa 60.000 residenti dell’Alta Galilea sono stati evacuati dalle città settentrionali al confine con il Libano subito dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, proprio nel timore, poi avveratosi, che Hezbollah avrebbe iniziato ad attaccare con un crescente lancio di razzi. 

Al Jazeera: “Almeno 10 morti in raid Israele su Gaza City”

Almeno 10 palestinesi hanno perso la vita in raid Israeliani che hanno colpito altrettanti edifici ex scolastici usati per ospitare persone sfollate nella parte orientale di Gaza City: lo scrive Al Jazeera, che cita fonti mediche e la Reuters. Nella versione fornita dall’Idf, riportata dal Times of Israel, “caccia israeliani hanno colpito gruppi di addetti a due centri di comando di Hamas installati in due ex scuole” nel capoluogo della Strsicia di Gaza. Secondo i militari israeliani, dalle ex scuole di al-Karama e Shaaban, nel quartiere di Tuffah, Hamas “programmava attacchi contro le truppe” dello Stato ebraico. Il Times of Israel riporta anche la versione palestinese. 



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